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Il fattore Cuba: guerra psicologica e guerra asimmetrica contro il Venezuela

Viviamo una dittatura mediatica globale. Che dobbiamo combattere in un nuovo scenario di guerra asimmetrica

di José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación – Cubainformazione

La presunta “ingerenza di Cuba in Venezuela” è stato un messaggio ricorrente della stampa di ultra-destra (1) nei 18 anni di Rivoluzione Bolivariana (2).

Oggi, in uno scenario di vessazione viscerale al governo di Nicolás Maduro, il messaggio ha già condizionato l’intero sistema mediatico (3).

Ricordiamo che, nel 2003, Cuba trasferì decine di migliaia di professionisti nelle zone più povere del Venezuela, principalmente nella Missione sanitaria comunitaria Barrio Adentro (4). Attualmente, Cuba ha 46000 cooperanti nei 24 stati del paese, in quasi 20 programmi sociali (5). Per citare solo un dato di impatto, la cooperazione sanitaria cubana, in Venezuela, ha salvato 1700000 vite (6).

Ma, in questi 14 anni, ai media internazionali non gli è interessato mostrare il cambiamento operato nella vita di milioni di persone grazie a questi programmi (7). Le uniche storie di vita pubblicabili sono state quelle di una minoranza di cooperanti cubani che, per accedere ad una migliore retribuzione, decisero aderire al programma di asilo politico negli USA (8). A proposito, eliminato, in gennaio, questo programma, da Barack Obama, oramai leggiamo poche notizie su “medici cubani disertori” (9).

Ma l’attuale scenario di violenta guerra psicologica ha bisogno di storie più forti circa il “fattore cubano” in Venezuela.

Pochi giorni fa, il presidente Donald Trump parlava, apertamente, di un ipotetico intervento militare nel paese (10). L’opposizione venezuelana, quasi due giorni dopo, emetteva un comunicato in cui, senza neanche menzionare gli USA, accusava “la dittatura di Maduro di convertire il paese in una minaccia regionale” e -incredibilmente- l’ “intervento” che respingeva era quello”cubano”! (11)

Su questa presunta “ingerenza cubana” possiamo ora leggere centinaia di articoli d’opinione, editoriali, reportage e notizie nei principali media di tutto il mondo: da “The Washington Post” (USA) (12) sino a Deutsche Welle (Germania) (13), passando per “El Mundo” (14) o “ABC” (Spagna) (15).

Naturalmente, è la stampa venezuelana quella che porta il tema al parossismo. Pochi giorni fa, il quotidiano “El Nacional”, diceva che con la nuova Assemblea Nazionale Costituente, “Venezuela e Cuba saranno un solo paese” (16).

Il messaggio è già universale: Maduro è “il burattino di coloro che davvero comandano in Venezuela: i cubani” (17). “Il regime venezuelano oggi si mantiene grazie ad un apparato repressivo (…) e d’intelligence (…) controllato da ufficiali e funzionari cubani” (18), al fine di garantire “il petrolio che gli fornisce” Caracas. Tutto ciò lo leggiamo nel quotidiano spagnolo “El País”, la cui linea editoriale sul Venezuela è marcata da Moisés Naim (19).

Moisés Naim, che oggi afferma che il suo paese è “una succursale del regime di Raúl Castro” (20) fu -ricordiamo- il ministro venezuelano del Commercio e dell’Industria che, nel 1989, cedette tutta la sovranità economica al Fondo Monetario Internazionale, e attuò un duro pacchetto neoliberale. Migliaia di persone povere, allora, scesero in piazza e assaltarono negozi alimentari, in quello che è conosciuto come il Caracazo (21).

Chi oggi parla della “sofferenza di milioni di venezuelani” (22) fu il ministro che portò il suo paese ad avere l’80% di povertà ed il 58% di povertà estrema, con diversi milioni di persone senza servizi sanitari o di istruzione (23).

Chi oggi sostiene quello che definisce “la resistenza nelle strade” (24), vale a dire, la violenza dell’opposizione che ha bruciato vive più di 20 persone per essere “chaviste” (25), fece parte del governo che impose la legge marziale e autorizzò a sparare con munizioni da guerra. Il saldo: più di 3000 morti (26).

Ma non solo è l’amnesia storica e la doppia morale. Oggi, da tutto l’apparato mediatico viene chiesto, spudoratamente, pressioni (27), sanzioni (28) e persino un intervento in Venezuela (29): “Sì, intervenire: non c’è perché spaventarsi. Il diritto di ingerenza umanitaria, in un caso come il venezuelano, reclama il suo esercizio”, leggiamo in “El País”(30).

Qualcuno può argomentare che tutto questo è pubblicato nella sezione “Opinione” di detti giornali. O tra virgolette di notizie e reportage. Che non è, necessariamente, l’opinione dei media. Una fallacia, perché oggi la censura di qualsiasi articolo di opinione, di linea contraria è assoluta e implacabile (31).

Per questo smettiamo con le banalità. Viviamo una dittatura mediatica globale. Che dobbiamo combattere in un nuovo scenario di guerra asimmetrica. Con metodi anche … asimmetrici.

(Traduzione di Francesco Monterisi)

Pubblichiamo su gentile concessione dell’autore

Questo articolo compare in contemporanea su Contropiano e L’Antidiplomatico.

  1. http://www.abc.es/internacional/20130926/abci-injerencia-cubana-ejercito-venezuela-201309251956.html

  2. http://www.telesurtv.net/news/Venezuela-celebra-18-anos-de-la-primera-juramentacion-de-Chavez-20170202-0022.html

  3. https://www.lavozdegalicia.es/noticia/internacional/2014/02/26/oposicion-exige-fin-injerencia-cuba-venezuela/0003_201402G26P23991.htm

  4. http://ceims.mppre.gob.ve/index.php?option=com_content&view=article&id=39:mision-barrio-adentro-i-ii-iii-iv

  5. http://www.telesurtv.net/news/Maduro-llego-a-Cuba-para-revisar-acuerdos-bilaterales-20160317-0074.html

  6. http://minci.gob.ve/201

 

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