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Ai compagni che non condividono il mio omaggio alla Catalogna

Alle compagne e ai compagni che mi hanno criticato per il mio omaggio al popolo della Catalogna, giudicando la sua lotta sbagliata, ambigua, borghese, egoista, nazionalista, eccetera, e che hanno contrapposto ad essa la lotta di classe di Marx e Lenin, rispondo ricorrendo proprio al più grande rivoluzionario della storia moderna.

Mi permetto di citare ciò che Lenin disse dell’emiro dell’Afghanistan, un reazionario che nel 1920 si batteva contro gli inglesi… Lenin disse che aveva fatto più danni all’imperialismo quell’emiro che tutta la socialdemocrazia e la sinistra europea…

Per favore, a cento anni dalla Rivoluzione contro Il Capitale, come la definì Gramsci, non usate Marx e Lenin in senso scolastico e soprattutto da menscevichi.

Le rotture del sistema avvengono oggi su faglie non previste dal manuale delle giovani marmotte marxiste-leniniste. E sono piene di ambiguità e contraddizioni… ma sono rotture. E in questo caso lo stato confusionale dei poteri forti UE dimostra che la rottura c’è.

E poi con chi stareste voi, con un popolo che si ribella, ripeto con ambiguità e contraddizioni, e che in questa ribellione matura, o con il Re e e i postfranchisti che lo reprimono? Siete sicuri di potervi chiamare fuori da tutto questo? Aggiungo che quando Fidel ed il Che sbarcarono dal Granma a Cuba dicendo “liberiamo la Patria”, il partito comunista di allora, di cui nessuno di loro faceva parte, li definì come avventuristi piccolo borghesi.

Sono stato nel Donbass; non ho visto il socialismo, che non c’è, ma un popolo antifascista e progressista che lotta per la propria autodeterminazione… Cosa dovevano fare? Aspettare la rivoluzione in tutta l’Ucraina e intanto farsi massacrare?

Lenin scriveva che per la rivoluzione vale il motto di Napoleone: si comincia lo scontro e poi si vede…

Per favore compagni non date i voti a chi ci prova nella condizione reale in cui sta, soprattutto da un paese, il nostro, che dopo essere stato per decenni all’avanguardia dei conflitti in Europa oggi è alla più triste retroguardia.

Cari compagni non fate i pedanti, ma siate generosi…

Per nostro interesse, prima di tutto.

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16 Commenti


  • Gianni Sartori

    Se Cremaschi accetta i complimenti di un “consiliare” (uno che quando nel 1971-72 si entusiasmava per l’Omaggio alla Catalogna di Orwell si prendeva le critiche dei compagni di PotOp…)
    …grazie per la chiarezza, compagno, sottoscrivo in pieno (anche la citazione “napoleonica”)
    Gianni Sartori


  • tony svoboda

    condivido tutto l’articolo di Cremaschi, ma le rivoluzioni che partono dal basso richiedono una guida politica. Lenin aveva il partito Bolscevico, marxista-rivoluzionario, progettato e costruito in anni e anni con un preciso scopo: prendere il potere.


  • Fulvio Grimaldi

    Peccato che una volta di più, come nel caso di tutte le guerre imperialiste contro popoli liberi e governi legittimi, Cremaschi la faccia fuori dal vaso. Sui migranti uguale. Ingenuità, infantilismo? Il dato è che la frammentazione di Stati unitari e sovrani viene praticato da Usa e UE, sotto guida della nota élite, per amalgamare in masse e strutture disidentizzate e inconsapevoli di se stesse, ogni possibile ostacolo davanti al Nuovo Ordine Mondiale. Molto poco democraticamente, Cremaschi ignora anche che per la separazione della Catalogna dei ricchi ha votato farsescamente e truffaldinamente una minoranza dei catalani. Su tutto questo, come sui sostenitori dell’accoglienza senza se e senza ma, mirata a svuotare i paesi da depredare delle proprie generazioni e destabilizzare gli anelli deboli del mondialismo neoliberista in Europa, aleggia la fetida immagine del golpista e speculatore criminale George Soros. E si che cosa e chi questa chiavica rappresenti (basta la foto col bacio della Bonino). A Cremaschi sta bene anche questo?


    • Redazione Contropiano

      “Caro Fulvio, allora io starei con Soros e tu ovviamente con Il Re franchista di Spagna e qui con Minniti che sui migranti non è certo buonista… Ma si può discutere così? Io mi rifiuto, ti ho conosciuto diverso da come appari nel tuo commento… Aspetterò che torni ad essere colui che conoscevo per risponderti… perché ciò che hai scritto non merita altra risposta che questa…
      Giorgio Cremaschi


  • Francisco

    “Re e e i postfranchisti”
    Questa è la chiave per leggere la situazione attuale, non a caso nei media mainstream, e con gran distrazione di certi compagni, questa “banale” realtà è totalmente oscurata, non se ne parla e nemmeno ci si riflette.
    In una Europa dove ancora esistono monarchie (che spudoratamente si definiscono “democrazie”) non ci si deve meravigliare di quanto queste collimino con fascisti e reazionari.
    Condivisibile la sintesi di Cremaschi.


  • giorgino

    Troppo facile definire ragionamento scolastico quello di chi ha dubbi sull’indipendentismo catalano. Per Lenin l’indipendenza delle colonie (Afganistan) significava la fine dei sovraprofitti imperialistici, quindi la rivolta delle aristocrazie operaie dei paesi capitalisticamente apicali.

    Ecco perché certe indipendenze davano una mano alla rivoluzione ed al comunismo, quando questo avesse vinto in occidente avrebbe coinvolto anche i popoli arretrati, il grandioso sviluppo delle forze produttive avrebbe dato margini anche a questo scopo

    D’altra parte, in quel momento le masse afgane e dei paesi colonizzati, poco avrebbero potuto fare se non cercare l’indipendenza, per quanto capitanati da emiri o comunque da personaggi delle locali classi dominanti, vista l’arretratezza della struttura economica e sociale di quei paesi (soprattutto mancanza di proletariato industriale come possibile guida)

    Come oggi l’indipendenza della Catalogna possa portare danno al capitale trans-nazionale, il nemico di oggi, è un po’ difficile da capire. L’indipendenza della Catalogna più che favorire una ripresa delle lotte, rischia di spaccare la classe operaia anche catalana, visto che essa è composta anche da lavoratori arrivati da tutte le regioni storiche della Spagna, ed ovviamente spezzetta la classe operaia di tutta la penisola iberica A fronte di un capitale che è largamente internazionalizzato e gioca a mettere in concorrenza lavoratori di ambiti territoriali diversi per un continuo abbassamento dei salari


  • Valeria

    Sarebbe ora di smetterla di richiamarsi a Lenin e alla “Rivoluzione contro il Capitale” tutte le volte che si vuole giustificare un avventurismo politico senza alcuna base razionale.
    Anche questa strategia retorica ormai consunta è una forma di scolastica.


  • Mario Carta

    La sinistra centralista e militarista fa i conti con quella internazionalista e libertaria. Si ostina a non voler comprendere le cause profonde, non sempre economiche, di una volontà di separazione. Un progetto di separazione nasce sempre da un reale maltrattamento, da una sopraffazione. Questa in Europa come in altre parti del mondo passa per i poteri più comuni dello stato moderno che in Catalogna e Scozia è rappresentato ancora dalla monarchia. Questi poteri sono fra primi militari e giudiziari, occupazione e spregiudicatezza.


  • giorgino

    ottimo commento, tra l’altro la ue ad egemonia ordocapitalista per ora appoggia la spagna di rajoi, altrimenti sarebbero problemi pere per altri stati uniotari della ue, inutile rompere ora un equilibrio utile al ordocapitalismo

    Ma in prospettiva, se avanzassero anche altrove nella ue movimenti indipendentisti, guarda caso nei paesi piu impoveriti, allora la musica potrebbe cambiare, le regioni resesi autonome finirebbero come croazia o repubblica ceca, subfornitoti di semilavorati industriali all’asse franco tedesco ( piu tedesco che franco)

    Davvero nel mondo di oggi senza una chiara visione di classe vince sempre il capitale, piu che ieri quando vi erano margini per sviluppii autonomi pur collegati al mercato mondiale ( n0n vi era la crisi di oggi e gli stati e le economie oggi interconnesse lo erano molto meno aprendo spazi sia economici che politici)


  • giorgino

    ottimo grimaldi e valertia


  • Domenico Mirarchi

    “E poi con chi stareste voi, con un popolo che si ribella, ripeto con ambiguità e contraddizioni, e che in questa ribellione matura, o con il Re e e i postfranchisti che lo reprimono?”
    Ma che ragionamento è? Questo è puro manichesmo. Caro Cremaschi, la contraddizione è proprio nel tuo inciso: “con ambiguità e contraddizioni”. Io non sono disposto a credere che quando un popolo si ribella ha sempre ragione, particolarmente quando a ribellarsi è la minoranza della popolazione che detiene la maggioranza in Parlamento in virtù di una legge elettorale sbagliata, come negli Stati Uniti e come è avvenuto in Italia in passato. In Spagna si sono scontrati due forme di moderatismo incarnate da Rajoi e Peudegemont, il tutto a danno dell’intero popolo catalano.


  • Roberto

    Perche’ alle sinistre “disunite” basta un argomento (che sia impegnato, vitale, o semplicemente di commento), per scatenare una diatriba infinita quanto inutile si fini pratici, diatriba che segna profondamente la sinistra nel suo valore? Mi spiego.
    Dal 1972, anno in cui sono entrato in un’organizzazione di sinistra (extraparlamentare, veniva definita una volta), i 2/3 delle discussioni pubbliche, di cellula, di sezione, di sezione cittadina, di federazione regionale e alla fine, nazionale, vertevano creando infiniti dibattiti, MAI risolto o chiarificatori, sulle posizioni delle varie sinistre. OGGI, nulla e’ cambiato. Non è’ Possibile esprimere una posizione o un’opinione nemmeno sulla Catalogna che subito iniziano le critiche, le contro critiche, le contro/contro. E, puntuali, queste posizioni portano alla divisione d’intenti. Alle accuse che a volte sono infamanti di posizioni di destra, posizioni revisioniste, posizioni ….. del cazzo! I risultati? Partendo dagli anni 78/80 ho assistito a tre congressi di scioglimento e fondazione, una decina di segretari politi. Ho perso almeno altri dieci confessi di modifica, di costituzione. Ho assistito allo smantellamento di tutti gli interventi di fabbric, ho visto sparire l’attivita Nelle scuole, i quartieri sono stati abbandonati n tutto nel nome di una cultura, unica che agiva attraverso i volantini di uno sciopero, abbandonando per paure “ataviche” fra i gruppi delle sister nei confronti di altri. Marxisti, Leninisti, Anarchici, Trozchisti e chi piu’ Ne ha, ne metta e alla fine? Ci contiamo tutti cari compagni, e ci conteremo come negli ultimi 15/20 anni fino ad arrivare S contarci sulla punta delle dita di due mani. Non è possibile esprimere posizioni diverse, su argomenti diversi senza incazzardi e criticare chi, secondo una linea di un “partito”, non è d’accordo? I principi fondamentali devono essere gli stessi., SEMPRE, le divergenze su argomenti …. …. saremo liberi di esprimerle? NO? Be, allora! Ricordatemi però, perché è un po’ che non lo sento: bere birra e grappa e’ di sinistra, bere whisky di destra, vero? E eschimo di sinistra e cappotto o piumino di destra. Sarà forse per questo che la grossa maggioranza di birre e grappe, Eschilo sono spariti e passati a bere whisky e indossare piumini e cappotti.
    Poi, ne avrei altre venti, mille da raccontare e commentare ma lo spazio non e’ solo Mio.
    Saluti a tutti

    P.S. tengo a precisare che nonostante le critiche, gli avvenimenti, le scissioni e la distruzione sistematica della sinistra ma con S maiuscola, ho sempre votato dal 1976 lo stesso partito drll’ 1,76% diventato poi dell’8-9% e distrutto sadicamente da uno pseudo segretario che ora si e’ dato allo studio di Sant’Agostino o a fare da testimone alla Marini.
    Ciao


  • Eros Barone

    E’ quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare. La fuga in Belgio del gruppo dirigente della “repubblica catalana” dimostra di che pasta siano gli uomini che la rappresentano. Dal canto suo, il governo Rajoy con l’attivazione dell’articolo 155 della Costituzione spagnola sta facendo, di fronte alla proclamazione dell’indipendenza della Catalogna, ciò che dovrebbe fare, secondo quanto prescrive l’articolo 5 della nostra Costituzione, qualsiasi governo italiano per mantenere l’Italia “una e indivisibile” nel caso in cui si verificasse un moto secessionista analogo a quello che si è sviluppato all’interno dei confini della nostra consorella latina. Nella presente situazione della Spagna è allora evidente che le forze secessioniste sono schierate su posizioni reazionarie; le forze che difendono lo Stato nazionale svolgono invece una funzione oggettivamente progressiva. La disgregazione regionale (anche qui indipendentemente dalle vesti e dagli orpelli sotto cui si cela) e la costituzione delle cosiddette ‘macro-regioni’ tendono infatti alla distruzione delle istituzioni democratiche. È del tutto falso che questo genere di separatismo conduca a uno sviluppo della democrazia su scala continentale, poiché, per la sua natura corporativa, localistica ed autoritaria, tende a modificare i rapporti di forza a favore della classi padronali e costituisce un ostacolo alla possibilità di ridistribuire il potere e la ricchezza. la classe operaia spagnola unita è più forte; le divisioni su base etnico-nazionalista la rendono invece più debole e portano acqua al mulino della reazione interna e internazionale.


  • Mario Galati

    Data la stima che ho per Cremaschi, l’analogia col Donbass mi lascia di stucco. La reazione ad un colpo di stato nazista, che minaccia la stessa esistenza dei russi in Ucraina, viene paragonato al secessionismo dei benestanti catalani, ammantato da retorica antifranchista e nazionalista.
    E poi, adottando il principio astratto di stare al fianco di qualsiasi “popolo che si ribella”, ci toccherà appoggiare la “ribellione” padana.
    Non la ribellione dei popoli oppressi, nei quali si manifestano, mediate nei rapporti internazionali, le oppressioni e le contraddizioni dei rapporti di classe; ma la ribellione della pancia piena, della piccola e media borghesia gretta ed egoista, con al seguito strati di lavoratori opportunisti.
    Tutto ciò è quanto di meno mai sostenuto da Marx, Engels, Lenin, ecc.
    Se nemmeno dopo la meschina figura dei demagoghi indipendentisti ci si rende conto dell’abbaglio preso, c’è qualcosa che non va.


  • Francisco

    Continuo a leggere di “compagni” che vedrebbero di buon occhio i “demagoghi indipendentisti” rinchiusi nelle galere di una fetida monarchia liberista… nel terzo millennio poi, e parimenti orde di diseredati disarmati immolarsi sotto i carrarmati dell’UE-NATO (perché a lì s’arriverebbe) per far contento chi sogna rivoluzioni che non ha mai fatto, visto che ancora doveva nascere quando queste stravolgevano i piani del capitalismo.
    E visto che a nessuno, se non a miserabili disarmati, è concesso ribellarsi, si scivola immancabilmente nell’elogio della miseria.
    Adesso teniamoci una monarchia liberista perché i catalani se la passano “quasi” bene… bel risultato!


  • Mario Galati

    Non vedo cosa ci sia da guadagnare con una repubblica liberista al posto di una monarchia liberista.

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