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Sulla manifestazione Eurostop di Roma – 11 novembre 2017

Della manifestazione promossa dalla piattaforma Eurostop che si è svolta ieri a Roma quasi nessun giornale ha scritto qualcosa. L’informazione nazionale è stata assente. Eppure ieri migliaia e migliaia di persone sono scese in piazza e hanno dimostrato che esiste una forza reale che sa ancora lottare contro un’Unione Europea antipopolare e finanziaria, contro la Nato e l’imperialismo statunitense, contro l’attuale governo italiano e i precedenti che si sono sempre inchinati di fronte ai diktat delle potenze economiche e finanziarie che hanno imposto politiche liberiste e antipopolari.

La manifestazione di ieri ha dimostrato alcune cose importantissime. La prima è che chi vive del proprio lavoro, o per lo meno un numero consistente di lavoratrici e lavoratori, è ancora capace di mobilitarsi e fare sacrifici per scendere in piazza e dimostrare la propria rabbia e il proprio dissenso. Una seconda, fondamentale, è che, chi ha partecipato o anche solo visto la manifestazione, si è reso conto che tra noi, che viviamo del nostro lavoro, non possono esistere distinzioni di razza, di religione, di sesso. Siamo tutti uguali, ugualmente sfruttati, ugualmente discriminati. Abbiamo tutti, indistintamente, uguali diritti e stessi doveri.

E questa antica verità, questo principio fondamentale della nostra Costituzione, si può esprimere in una nuova coscienza di classe che, con la manifestazione di ieri, è stata resa plasticamente visibile. È tornata, quindi e concretamente, la speranza che questa solidarietà tra chi vive del proprio lavoro possa essere ricostruita e diffusa al fine di diventare una forza invincibile e determinante per lo sviluppo del nostro paese e non solo. Questa speranza era palpabile ieri tra chi manifestava, nei canti e negli slogan che di diffondevano (“schiavi mai”, “se tocchi uno, tocchi tutti”), nelle voci e nei sorrisi, nelle mani strette a pugno a significare l’unità di chi era sceso in piazza non solo per dimostrare qualcosa ma per lottare. E, poi, c’è una terza questione che, ieri, è emersa con forza. Esiste, nel nostro paese e nonostante la censura dell’informazione sempre più asservita al potere, qualcosa che va oltre le malinconiche scaramucce tra chi si autoproclama “di sinistra” ma che vuole, invece perpetuare una politica assolutamente integrata alla volontà di chi è padrone delle leve del potere.

Questo qualcosa, che oggi si sta ancora formando, è l’unità tra forze sociali e politiche che vogliono costruire un modello di sviluppo completamente diverso dall’esistente e che non si vogliono limitare a chiedere qualche modifica marginale del sistema attuale. Ieri è stato dimostrato che su parole d’ordine che hanno contenuti conflittuali, dirompenti e, oggi, assolutamente originali, si può riuscire a costruire una concreta coesione tra sindacati di classe e partiti comunisti e socialisti che può diventare una reale unità forte e determinante per quel cambiamento di sistema che non solo è auspicabile ma è diventato necessario. Un fronte anticapitalista che può e deve diventare una forza anche parlamentare capace di cambiare lo stato di cose presente.

Ieri migliaia e migliaia di donne e uomini hanno gridato il loro ripudio al pensiero unico. Per questo la manifestazione promossa dalla piattaforma Eurostop è stata e sarà importante.

Lasciamo da parte chi vuole ancora contrattare qualche posto in qualche lista elettorale che diventerà necessariamente la stampella di governi che perpetueranno politiche liberiste contrarie ai bisogni di chi vive del proprio lavoro. Lasciamo da parte i vari Pisapia, Boldrini, Bersani, D’Alema o Grasso che hanno sempre appoggiato e votato qualsiasi cosa i governi a guida PD o delle “larghe intese” abbiano imposto. Lasciamoli stare. Che si “divertano” pure con le loro alchimie istituzionali e i loro giochini politicisti. Noi, che vogliamo un modello di sviluppo totalmente diverso da quello capitalista ieri abbiamo dimostrato che la speranza di costruire una società di liberi e uguali è ridiventata concreta.

Foto di Patrizia Cortellessa

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