Menu

Italia come la Turchia? Sindacato unico di regime e criminalizzazione del conflitto sociale

Nell’udienza preliminare svoltasi il 20 settembre del 2017 presso il tribunale di Piacenza per l’omicidio di Abd el Salam investito da un tir durante un picchetto davanti ai cancelli dell’azienda GLS il 14 settembre 2016, l’autista del mezzo è stato imputato per omicidio colposo legato alla circolazione stradale, un reato frettolosamente classificato a poche ore dalla morte di Abdel dalla Procura piacentina. Abd El Salam stava scioperando per i diritti di tutti davanti ai cancelli GLS di Piacenza e lì è stato ucciso, investito da un camion che ha forzato il picchetto dietro ordine di un capo.

Abd el Salam non è un martire. Abd el Salam era un professore egiziano che per vivere faceva l’operaio della logistica e che, nonostante avesse da tempo ottenuto per sé un contratto a tempo indeterminato, aveva continuato a battersi per i diritti negati, misconosciuti e calpestati de suoi compagni di lavoro, fin che non è stato ucciso.

Contro quell’omicidio il 17 settembre del 2016 si tenne a Piacenza una grande manifestazione nazionale per chiedere verità e giustizia per Abdel. In relazione e quei fatti abbiamo oggi una buona ed una cattiva notizia. Quella buona è che la USB è stata ammessa come parte civile nel processo per l’omicidio di Abdel. Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Piacenza ha, infatti, ammesso la costituzione di parte civile dell’Unione Sindacale di Base nel processo per quell’omicidio.

Si tratta di un importante passaggio che vedrà il sindacato protagonista nel percorso nell’accertamento dei fatti e delle responsabilità in ordine alla morte di Abdel in sede processuale. La richiesta di costituzione di parte civile era stata presentata sia dalla vedova e dai tre figli di Abd El Salam, rappresentati dagli avvocati Arturo Salerni e Mario Angelelli, che dall’Unione Sindacale di Base attraverso l’avvocato Aldo Ritacco.

Nella prossima udienza, fissata per il 16 maggio prossimo, il giudice per l’udienza preliminare deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio nei confronti dei dirigenti aziendali di GLS e dell’autista del tir, incitato a forzare con il suo camion il presidio dei lavoratori organizzato da USB.

La notizia cattiva riguarda, invece, due dirigenti sindacali di USB, Sergio Bellavita e Maria Teresa Chiarello, i quali hanno ricevuto due avvisi di garanzia in ordine a gravi reati quali interruzione di pubblico servizio, manifestazione non autorizzata ed altri in relazione alle manifestazioni tenutesi il giorno seguente all’assassinio di Abdel.

Ma la solerzia della questura piacentina non si ferma qui: i due dirigenti sindacali citati sono indagati anche per un altro episodio legato alle proteste contro il licenziamento arbitrario di tre lavoratori, deciso dalla RG Servizi, un’azienda di verniciature industriali che lavora anche in appalti per la Difesa, sulla base di accuse pretestuose, tanto che uno dei tre lavoratori ha già ottenuto dalla magistratura il reintegro.

Anche in questo caso sono rivolte a Sergio Bellavita e Maria Teresa Chiarello accuse pesanti di violenza privata e concorso, per aver difeso le ragioni dei lavoratori ingiustamente accusati. Si tratta degli ennesimi episodi di crimininalizzazione del conflitto sociale ed altro non sono che l’altra faccia della deriva filopadronale e neocorporativa dei sindacati complici che ha certamente raggiunto il suo acme con l’accordo sul sistema contrattuale firmato da CGIL, CISL e UIL e Confindustria[1] i quali, per salvarsi dal crollo del PD, ormai, si sono, ormai, organizzati in sindacato unico di regime in cui padroni e vertici sindacali operano affratellati in una sola corporazione come ai tempi del fascismo ed offrendosi come mera struttura di supporto al padronato ed ai futuri governi in nome di quel dogma dell’austerità che ha già ridotto in miseria milioni di persone.

Per i fautori di questo disegno, a ciò deve corrispondere un drastico restringimento degli spazi di democrazia e di pluralismo sul piano sindacale onde evitare che l’attuale deriva verso il sindacato unico incontri sul proprio cammino il dissenso e l’opposizione organizzata dei lavoratori, soprattutto se questi elementi trovano una sponda in grado di dargli uno sviluppo ed una precisa direzione com’è nel caso dell’USB.

Certo, ancora non siamo messi proprio come in Turchia e, tuttavia, seguendo la teoria della “rana bollita” di Noam Chomski, stiamo viaggiando velocemente in quella direzione. Fermare questo disegno autoritario e repressivo è necessario ed ancora possibile ma solo se siamo in grado di capire e far capire che l’attacco alla democrazia sindacale non ha per obiettivo solo il pluralismo sindacale ma la stessa democrazia.

 

[1] Accordo raggiunto il 28.02.2018 tra il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo sul “nuovo modello contrattuale e relazioni industriali” che programma la riduzione dei salari impedendo di chiedere aumenti nei contratti nazionali e legando rigidamente quelli aziendali ai massimi profitti dell’impresa. Nello stesso tempo flessibilità e precarietà sono assunti come elementi costitutivi del rapporto di lavoro. Orario di lavoro ed intensità della prestazione possono solo aumentare. L’accordo introduce di fatto la nuova costituzione delle relazioni sindacali e l’organizzazione che non accetta di sottoscriverla verrà messa fuori. CGIL, CISL e UIL gestirano insieme ai padroni fondi pensione, sanità privata, formazione.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *