L’orrore e l’angoscia che suscitano i missili e le bombe, il ribrezzo che sale quando quegli strumenti di morte vengono definiti intelligenti, non deve far passare in secondo piano l’aspetto più grave dei bombardamenti in Siria di Trump, May e Macron. Essi sono una sfacciata, totale e violenta rottura della legalità internazionale.
Naturalmente sono solo l’ultimo atto di una storia iniziata 27 anni fa con la prima guerra contro l’Iraq. Da allora un gruppo di paesi guidati dagli Stati Uniti e impegnati reciprocamente dai vincoli della NATO si sono autonominati polizia militare mondiale.
Con lo spirito dei giustizieri e dei linciaggi del Far West, hanno deciso di ignorare il principio guida della legalità internazionale: uno Stato non può fare guerra ad un altro Stato sovrano se non per difendersi da esso. Il principio sulla base del quale era stata fondata l’ONU dopo la sconfitta del nazifascismo.
Stati Uniti e compagnia hanno così scatenato una lunga trafila di guerre, rivendicate nel nome della democrazia e dei diritti umani, in Europa, Africa, Medio Oriente, Asia. Con queste guerre hanno aggredito e devastato Stati sovrani accusati di essere guidati da dittatori.
Guarda caso però tanti altri dittatori venivano nello stesso tempo sostenuti ed armati. Lo Stato in assoluto oggi più colpevole nella violazione del diritto dei popoli e e di quello internazionale, Israele, veniva protetto e fornito di una impunità assoluta per ogni suo crimine.
In sintesi la banda USA e NATO, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, ha stabilito nel mondo un potere di vita e di morte per gli Stati: sei mio amico e se necessario servo? Puoi fare quello che vuoi. Non lo sei? Ti distruggiamo.
Per un po’ l’assenza di contrasti internazionali a questa politica di potenza, simile a quelle coloniali dell’Ottocento, le ha consentito di imperversare. Poi però la crescita di un polo internazionale alternativo attorno a Russia e Cina ha di nuovo cambiato le regole; e i pistoleri si sono trovati più in difficoltà a compiere le loro scorrerie.
Così in America Latina gli USA hanno ripristinato la loro tradizionale strategia golpista, la cui vittima più importante è Lula. Altrove hanno cominciato una linea di attacchi mordi e fuggi per saggiare la capacità di risposta dei loro avversari russi e cinesi.
I cagnolini europei hanno seguito in fila il padrone americano, con in testa quelli francesi e britannici, quelli italiani sbavando in coda. Nella mutata situazione internazionale, la criminale violazione del diritto normalmente praticata da USA e alleati è diventata così sempre più pericolosa per l’intera pace mondiale. Prima era solo violenza impunita, ora corre il rischio di innescare il meccanismo della scalata, quello che può unire i pezzi della terza guerra mondiale già denunciata da Papa Francesco.
Fermare questa consolidata criminalità internazionale di USA e NATO è il primo dovere per chi ha a cuore davvero i diritti umani su scala mondiale.
Gli ipocriti alla Saviano, i “difensori della democrazia” che cavalcano missili intelligenti, sono solo un strumento della politica guerrafondaia di USA e NATO. Essi, con il sistema mediatico e con “la sinistra” pentita e venduta, contribuiscono ad avvicinare la catastrofe dell’umanità.
Io non sono un sostenitore di Assad, come non lo ero di Saddam, Milosevic, Gheddafi. Ma sono consapevole che i danni che hanno fatto e possono fare a tutti noi le guerre di USA e NATO, sono la minaccia vera che abbiamo di fronte. L’interventismo guerrafondaio dell’Occidente in tutto il mondo, dopo 27 anni di stragi e devastazioni, dopo che nessuno dei principi per i quali è stato scatenato si è realizzato, questo interventismo va posto fuorilegge politicamente e moralmente come il terrorismo. Sono parte della stessa spirale mortale.
La NATO oggi non è una semplice alleanza, è il centro di una strategia della tensione a livello mondiale che va sciolto prima che sia troppo tardi. Bisogna uscire dalla NATO anche per affrettarne la sacrosanta dissoluzione.
Di fronte al crimine di Trump, Macron e May, la politica italiana in maggioranza è tornata al servilismo di sempre. Gentiloni e il PD non sono saliti sui bombardieri ma li hanno riforniti di carburante, il neo fedele NATO – Di Maio – ha ipocritamente taciuto, Berlusconi ha subito smentito le proteste di Salvini contro il lancio dei missili. Intanto i due nuovi popolarissimi presidenti di Camera e Senato non hanno sentito il bisogno di far pronunciate il Parlamento sulla guerra.
La penosa politica italiana è solo un danno collaterale della guerra di Trump e soci, ma ci dà una ragione in più per mobilitarci contro di essa. No alla guerra criminale di Trump, soci e complici.
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