Prima di terminare il suo mandato, che scade il 15 agosto, il Presidente Horacio Cartes, ha voluto rendere omaggio a Israele, andando personalmente a inaugurare la nuova ambasciata del Paraguay a Gerusalemme il 21 maggio. La maggior parte degli osservatori politici non ha dato molto importanza a questa ennesima genuflessione di Cartes, che come quella del presidente guatemalteco, Jimmy Morales, in realtà altro non è che un’operazione diplomatiche atta a consolidare il rapporto politico con le eccellenze del Dipartimento di Stato e quindi il silenzio della DEA e del FBI.
Infatti, il nome di Horacio Cartes è stato per vari anni sottolineato in rosso nei relatori della DEA, per essere considerato la “… Cabeza del ilicito en la Triple Fronteira” (l’eminenza grigia dell’economia illegale nella Triplice Frontiera). Cioè la regione del Paraguai che fa frontiera con il Brasile e l’Argentina che negli ultimi venti anni ha ospitato le centrali amministrative dei clan del narcotraffico che esportano pasta di coca e mariyuana, del contrabbando di sigarette e di prodotti elettronici, del mercato clandestino di armi, del contrabbando di diamanti, smeraldi e oro e delle banche specializzate nel riciclaggio degli attivi finanziari dell’economia illegale e dei capitali evasi illecitamente dal Brasile, dall’Argentina, dal Cile, dal Perù, dalla Colombia, dall’Ecuador e dal Venezuela. Tra queste la più attiva è il “Banco Amambay”, oggi rinominato “Banco BASA”di cui Cartes è il proprietario.
A denunciare pubblicamente le attività finanziarie legali e quelle illegali di Horacio Cartes ci pensò il giornale paraguaio “ABColor”, di Aldo Acero Zuccolillo (1). Questi, il 17 aprile 2013, cioè una settimana prima delle elezioni presidenziali pubblicò un reportage esplosivo attaccando Horacio Cartes (2), con l’obiettivo di boicottare la sua candidatura nelle elezioni presidenziali. Più che un’inchiesta giornalistica, ABColor fece un collage di tutte le veline della DEA statunitense, insieme a quelle dei servizi d’intelligenza paraguaiani, il DIE (dell’Esercito) e il DI (del Ministero degli Interni). Veline che rivelarono i lati oscuri della carriera di Horacio Cartes, anche se non impedirono la sua elezione.
Comunque il materiale pubblicato da ABColor ha fatto sorgere il dubbio che l’improvvisa passione di Cartes per la politica e il “Partido Colorado“, in realtà sia stata suggerita dai suoi avvocati per far scomparire tutte le inchieste giudiziarie che lo inseguivano. Infatti, per diventare il candidato del “Partido Colorado”, nel 2008 creò la fondazione Ramon T. Cartes, in seguito, nel 2009, divise le file dei “colorados”, organizzando il gruppo politico “Movimiento Honor Colorado” che a suon di mazzette e di ricatti, riuscì a controllare il partito ed essere indicato come candidato presidenziale del “Partido Colorado” per le elezioni del 2013.
Una volta eletto tutte le inchieste giudiziarie che lo inseguivano scomparvero all’improvviso, anche se il giornale “La Nacion” riprese attualizzò a più riprese l’iter giudiziario di Horacio Cartes, che citiamo: «Nel 1985 fu accusato di truffa ai danni dello Stato per aver fatto sparire 34 milioni di dollari. Nel 1987 fu arrestato e detenuto nel carcere di Tacombú e condannato nel processo di 1° grado riuscendo a far insabbiare il processo di appello. Nel 2008, cioè quando si avvicina al “Partido Colorado”, la condanna per evasione monetaria è cancellata dal Tribunale. Da rilevare che i suddetti 34 milioni di dollari truffati allo Stato servirono per aprire una serie di imprese che contribuirono a creare il suo impero, tra cui il “Banco Amambay S.A.”, l’industria di sigarette “Tabacos del Paraguay S.A.”, la fabbrica di bevande “Bebidas del Paraguay S.A. e la Distribuidora S.R.L.”, la rappresentanza della birra statunitense “Budweiser” e anche la creazione dell’industria “Pulp y Max” per esportare negli USA i succhi di frutta prodotti nel Paraguay.
Nella DEA statunitense, Horacio Cartes è conosciuto per i suoi legami con il narcotrafficante brasiliano Milton Machado, legato al “grande capo di Rio de Janeiro” Fernandinho Beira Mar. Infatti, nel 2000 i funzionari dell’Aeronautica Civile (DINAR) trovarono in un aereo posteggiato nella pista di atterraggio di una sua fattoria 347 Kg di maruyana e venti di cocaina. Nel 2002, il giornale “La Nacion” rivelò che Horacio Cartes aveva relazioni con il capo della mafia “brasiguaya” (2), Fadd Jamil, da cui comprò 12.000 ettari di terra con tutte le fattorie e le industrie agricole. Nel 2003 la Polizia Federale e il Ministero delle Finanze (Receita Federal) del Brasile aprirono un’inchiesta contro il “Banco Amambay” accusandolo di “esportazione illegale di dollari e di trentacinque milioni di “Real” dal Brasile verso il Paraguai” (3).
Nel 2003 è sempre il giornale “La Nacion” che raccontò l’esito di un’operazione anti-droga conclusa con la cattura di 16.000 chili di maruyana nella regione della fattoria “La Fortuna” di proprietà di Horacio Cartes. Poi, nel 2004 un aereo bimotore cadeva mentre atterrava in una fattoria di Cartes e insieme al corpo del pilota la polizia incontrò 210 chili di cocaina! Nello stesso anno gli ispettori della Direzione della Dogana Argentina accusavano l’impresa di Cartes “Tabacos del Paraguay S.A.”, di promuovere il contrabbando di sigarette “Rodeo” in Argentina.
Per questo la DEA statunitense realizzò, nel 2009, l’operazione ”Corazón de Piedra” (Cuore di Pietra) infiltrando alcuni agenti nella regione “Triplice Frontera”. Questi confermarono che Horacio Cartes era diventato il “padrino” che riciclava gli attivi finanziari dei differenti gruppi mafiosi, ma la direzione non mosse un dito contro Horacio Cartes, che passò un brutto momento quando “Wikileaks”, nel 2010 pubblicò gli e-mail “confidenziali” della DEA. Purtroppo le scandalose rivelazioni di “La Nacion” e di “Wikileaks” non ebbero ripercussioni giudiziarie, poiché le eccellenze del Dipartimento di Stato e la Procura Generale del Paraguay fecero calare il sipario sul caso Cartes che in quel momento oltre ad essere il candidato ufficiale del “Partito Colorado” era anche il principale assertore del colpo di stato giuridico (Impeachment) contro il presidente progressista Fernando Lugo!
Oggi, Horacio Cartes è il padrone in assoluto del “Partido Colorado” dove, con estrema facilità è riuscito a far eleggere Mario Abdo Benitez, che integra l’ala più conservatrice del partito e che non ha mai accettato la cosiddetta “apertura democratica” che obbligò il dittatore Alfredo Strossner a morire in esilio in Brasile. Da sottolineare che Mario Abdo Benitez — anche lui un fedele amico degli Stati Uniti — è il figlio del segretario particolare del dittatore Strossner!
La “Gran Alianza Nacional Renovada” tra “Frente Guasú” e “PLRA”
Prima delle elezioni di aprile, c’è stato un grande dibattito nei partiti che formano il “Frente Guasú”, poiché molti settori di questi partiti non volevano ripetere l’alleanza con i liberali del “PLRA” (Partito Liberale Radicale Autentico), a causa del voto dei senatori di questo partito, nel 2012, in favore dell’Impeachment contro il presidente Fernando Lugo.
Alla fine ha prevalso la proposta di comporre un’alleanza elettorale con i liberali del “PLRA”, chiamata “Gran Alianza Nacional Renovada”, motivata dalla necessità di contrapporsi all’egemonia del “Partido Colorado”, dopo la vittoria elettorale di Horacio Cartes, nel 2013. Una vittoria che ha accentuato la povertà nel Paraguay, l’esplosione del debito pubblico, l’adozione di distruttivi programmi liberisti, l’aumento dell’economia illegale e l’impunità per la corruzione e per i clan del narcotraffico.
La problematica espansione del cartismo nel “Partido Colorado” e la conseguente evoluzione di un capitalismo selvaggio e insano nel Paraguay, ha permesso di riprendere il discorso sull’alleanza elettorale tra il “Frente Guasú” e il “PLRA”. Infatti, con il cartismo il “Partido Colorado” ha ritrovato la sua originale compattezza reazionaria e conservatrice, determinando la scomparsa dei cosiddetti “colorados democraticos”, cioè di quei 7 o 8 parlamentari che votavano a favore delle proposte di legge “democratiche”, presentate dal “PLRA” o dal “Frente Guasú”.
Comunque l’accordo elettorale non è stato facile, perché alcuni gruppi del “PLRA” rinfacciarono il comportamento ambiguo dei partiti del “Frente Guasú” nell’ultima elezione municipale di Asunción. Alla fine l’accordo per partecipare alle elezioni presidenziali con un unico candidato, fu definito dando inizio alla campagna della “Gran Alianza Nacional Renovada” con Pedro Efrain Allegre Sasain, che non ha niente a vedere con quel Federico Franco che sottoscrisse il golpe contro Fernando Lugo.
Il binomio Efrain Allegre del “PLRA”, al lato di Hermes Leonardo Rubin Godoy, candidato a vice del “Frente Guasú”, ha effettivamente centrato l’obiettivo, poiché i “colorados” a stento sono riusciti a eleggere presidente Mario Abdo Benitez. Inoltre, per la prima volta nella storia del Paraguai questo partito non ha la maggioranza assoluta. Di fatto il “Partido Colorado” ha ottenuto 1.206 530 voti (46,44%), eleggendo 17 senatori, 42 deputati e 13 governatori. Mentre la “Gran Alianza Nacional Renovada” è stata votata da 1.109.309 elettori (42,74%), ottenendo 22 senatori (maggioranza nel Senato), 30 deputati e 4 governatori.
Le proposte di politica economica del “Fronte Guasú” e il populismo dei “colorados”
Subito dopo la vittoria di Cartes, nel 2013, ci fu una specie di sbandamento politico nel campo delle forze progressiste, poiché Horacio Cartes fece un discorso ambiguo, promettendo di analizzare le proposte dell’opposizione «… per il bene del Paraguai…». Un comportamento che, in un certo senso, provocò reazioni molto confuse nella maggior parte dei parlamentari liberali e anche in quelli del “Frente Guasú”, che credettero in questo armistizio politico, anche perché Cartes aveva la maggioranza assoluta in Parlamento.
In realtà, dopo i primi mesi, tutti si accorsero che il programma di Cartes aveva due obiettivi: a) il rafforzamento il suo gruppo “Movimiento Honor Colorado” per controllare il “Partido Colorado”; b) dividere il partito liberale per poi provocare una scissione. Infatti, sette parlamentari del “PLRA”, nonostante si proclamino liberali radicali autentici appoggiando tutte le direttive della direzione del partito, in Parlamento votano sempre a favore delle proposte di legge presentate dai parlamentari del gruppo di Cartes.
Quando poi, tutti si resero conto che il programma economico di Horacio Cartes era un autentico disastro che aveva sfondato i limiti storici del debito estero, con un aumento del 109%, le tematiche del “Frente Guasú” risultarono l’unica l’alternativa valida per il Paraguai. Infatti, il sistema tributario del Paraguai è il più basso dell’America Latina e il volume di tassazione non arriva al 20% del PIB. In altri paesi dell’America Latina tocca il 30%, mentre in Brasile supera, addirittura, il 40%! Ciò significa che i settori esportatori dell’agrobussines, vale a dire i latifondisti che hanno trasformato intere regioni del Paraguai in monocolture con la coltivazione della soia, del cotone o del granturco, dovrebbero pagare più tasse. Come pure l’industria delle sigarette, che è uno dei grandi affari “legali” di Horacio Cartes. Nello stesso tempo il “Frente Guasú” propone di rinforzare le strutture di controllo sulla produzione industriale destinata all’esportazione, poiché molti impresari del Paraguai realizzano le esportazioni ricorrendo al contrabbando regionale. In questo modo evadono le poche tasse previste dallo stato.
Se il Paraguai avesse un sistema fiscale più efficiente, anche il debito pubblico sarebbe minore, permettendo ai governatori di realizzare maggiori progetti sociali, la modernizzazione del sistema della salute pubblica e della previdenza sociale. Infatti, lo stato paraguaio si è indebitato fino al collo per garantire il funzionamento dell’amministrazione pubblica e dei programmi di sviluppo. Però, non avendo un’adeguata copertura fiscale, è stato costretto a contrarre nuovi prestiti per colmare il saldo negativo dei budget annuali e per pagare gli interessi sul debito. In pratica, durante il governo del presidente Cartes, il Paraguai è arrivato al punto di “svendere” i titoli dello stato per richiedere altri prestiti con cui pagare le parcelle dei prestiti anteriori non pagati!
Per questi motivi, in queste elezioni il “Frente Guasú”, ha denunciato con molta serietà e competenza la caotica situazione del debito pubblico con l’estero, riuscendo a sensibilizzare molti settori della società paraguaia, che normalmente accettavano il diktat dei “colorados”. Oggi tutti riconoscono che il dibattito sulla questione del debito è stato determinante per la “Gran Alianza Nacional Renovada” ottenere la fiducia di 42% dell’elettorato!.
Il “Frente Guasù” e la riunificazione della sinistra
In Paraguai la sinistra, come pure i partiti progressisti che si muovono sulle tracce della socialdemocrazia, sono stati e continuano a essere frammentari, settari, e molto personalisti. Per esempio, l’evoluzione e poi la scissione del P-MAS è forse il migliore esempio per capire il fenomeno dei partiti progressisti e quelli di sinistra del Paraguai.
Da non dimenticare che i decenni di dittatura hanno contribuito a creare questa situazione, poiché hanno imposto il falso il bipolarismo “colorados X liberales”, però, sempre controllato dal dittatore Alfredo Strossner e dalle sue forze di polizia.
Il “Frente Guasú” nacque e si definì in termini politici durante il governo di Fernando Lugo come un contrappeso al partito dei “Liberali Radicali Autentici” del “PLRA”. Inizialmente, prevalse l’idea di promuovere un fronte di forze progressiste variegate. Cioè gruppi, partiti o movimenti generalmente di opposizione che non si conformavano con la continuazione dell’egemonia dei “colorados” dopo il ritorno della democrazia. Quindi il fronte cominciò a riunire i pochi sopravviventi dei gruppi che promossero la lotta armata contro la dittatura, i nuovi movimenti giovanili, desiderosi di partecipare nello sviluppo della democrazia, i settori cattolici legati ai prelati di Teologia della Liberazione, il nuovo sindacalismo classista, le differenti leghe contadine e le associazioni di quartiere. Per questo l’ex presidente Fernando Lugo ha più volte detto che : «il “Frente Guasú” è stato e continua a essere un progetto storico che cerca di riunificare la sinistra in un mare di diversità!».
Purtroppo, le forze della sinistra del Paraguay non hanno la necessaria esperienza politica per sviluppare la costruzione di alternative, proprio come ha fatto il “Frente Amplio” in Uruguay e la nuova “Alianza Socialista” in Cile. Con il “Frente Guasú” sembra di essere ritornati ai tempi della fondazione del “PT” brasiliano, dove erano presenti tutti i gruppi di sinistra, di centro sinistra e dei cattolici progressisti, senza però riuscire a creare una vera unità, giacché il “Partido dos Trabalhadores-PT” si trasformò in una federazione di piccoli partiti, quotidianamente mobilitati nella cosiddetta “lotta interna”.
Questa situazione ha però trovato una via d’uscita con Fernando Lugo che, collocandosi al di sopra delle varie etichette di partito, lanciò la proposta di creare un fronte politico unitario, dove le differenti componenti politiche possono confrontarsi proprio per costruire l’unità della sinistra.
Senza l’intermediazione di Fernando Lugo è difficile pensare ad altre alternative, anche perché i tentativi di unificazione promossi dal “P-MAS” (Partito-Movimento al Socialismo), da “Avança Pais” e dal “Partido Feverista”, sono tutti falliti. Per questi motivi il “Frente Guasú”, alla guida di Fernando Lugo, continua a essere l’alternativa più valida.
Il colpo di stato giuridico e l’insufficiente reazione del movimento popolare
Quando il vicepresidente, il liberale Federico Franco, presentò in Parlamento la sua mozione di Impeachment per destituire il presidente Fernando Lugo, il partito liberale “PLRA” già era in perfetta sintonia con i “colorados”. Cioè, lo scontro armato tra la polizia e i contadini nella località di Curuguaty, seguito dalla sanguinosa rappresaglia realizzata dalla polizia, fu soltanto un’apparente motivazione per legittimare l’Impeachment. Infatti, prima che succedesse il fattaccio di Curuguaty, il presidente aveva dovuto dimettere prima il ministro degli Interni, Carlos Filizzola e poi quello della Difesa, generale Luis Bariero Spaini, che erano gli unici “liberali costituzionalisti”, che avrebbero potuto far rientrare la trama del colpo di stato. Un progetto eversivo che già avevano scoperto e denunciato allo stesso presidente, che purtroppo non gli ha creduto.
Quindi, quando si mise in moto il meccanismo dell’Impeachment, il movimento popolare fu incapace di dare una risposta immediata e adeguata ai golpisti, anche se nella capitale, Asunción, ci fu una mobilitazione immediata delle avanguardie politiche dei differenti partiti. Però non fu possibile organizzare la grande massa di contadini che vivevano all’interno del paese e farla convergere nella capitale. Questo ritardo fu determinato dal contesto politico che si viveva nella capitale, Asunción. In fatti, il presidente Lugo, per salvare l’alleanza con i liberali, aveva fatto molte concessioni che, poi, avevano demoralizzato il movimento popolare. Vale a dire la legge sulle privatizzazioni, il nuovo ordinamento sull’ordine pubblico, gli accordi con l’USAID statunitense e il nuovo corso con il Dipartimento di Stato, che convinse Lugo a dimettere il Ministro della Difesa, il generale Luis Bariero Spaini, accusato da Hillary Clinton di essere un golpista chavista!
Nello stesso tempo il ritardo della discussione sulla riforma agraria e tante altre promesse elettorali non mantenute dal governo progressista di Lugo, avevano contribuito a smobilizzare il movimento popolare che non si identificava più con il governo. Questo fu il principale motivo della mancata mobilizzazione del movimento popolare e, in particolare, delle differenti Leghe dei contadini. Infatti, quando il movimento cominciò a ripartire, il Senato già aveva votato l’Impeachment, mentre le Forze Armate e la Polizia occupavano militarmente la capitale. Per esempio, quando i manifestanti vollero occupare gli studi televisivi di TVPP (Television Publica de Paraguay), trovarono i reparti speciali della polizia(GOE) già perfettamente insediati nei locali, pronti a sparare contro i manifestanti. Lo stesso fecero i reparti delle Forze Armate schierate in assetto di guerra davanti al Parlamento, circondando il Palazzo presidenziale e controllando tutti gli incroci delle principali autostrade.
Senza poi dimenticare il grande lavoro di manipolazione dei media che riuscirono a smontare l’immagine carismatica di Fernando Lugo, insieme a quella del suo governo. In pratica, fu un autentico colpo di stato, come quello realizzato nel 1973 in Cile, con la differenza che in Paraguay non ci fu repressione, poiché con il tradimento dei parlamentari liberali, i milioni di elettori del “PLRA”, che avevano votato per Fernando Lugo, rimasero a casa a guardare la televisione!
Riforma Agraria, “Brasiguayos”, Narcos, Economia Illegale
La Riforma Agraria, come pure la fiscalizzazione delle proprietà dei nuovi latifondisti, cioè i figli degli emigranti brasiliani chiamati “Brasiguayos”, potrà essere fatta solo d un governo con una maggioranza veramente progressista. Infatti i parlamentari liberali del “PLRA” fanno orecchi da mercanti, come quando lo fecero durante il governo di Fernando Lugo. Come, all’epoca del “P-MAS”, la deputata Rocio Casco denunciò pubblicamente: «Liberales e Colorados sono complici di una grande truffa che storicamente cominciò durante la dittatura e che continuò fino ai nostri giorni. Infatti, 7 milioni di ettari di terre pubbliche che, secondo la Costituzione, sarebbero dovute essere distribuiti ai contadini poveri, sono spariti con documenti falsi,cessioni falsificate o con autentiche occupazioni abusive realizzate, soprattutto dai brasiguayos».
Tutti i parlamentari del “Partido Colorado”, come pure la maggior parte di quelli del “PLRA” e tutti i nuovi latifondisti “Brasiguayaos” sono proprietari d’immense fattorie, dove si allevano migliaia di bovini o si coltivano migliaia di ettari con la soia, il cotone o il granturco usando i semi transgenici. La stragrande maggioranza di queste proprietà, originariamente erano terreni pubblici, dove l’unico costo fu quello di pagare chi falsificava i documenti o autorizzava l’occupazione.
Il sistema di corruzione ha poi permesso che in questi terreni del latifondo cominciasse a prosperare la coltivazione della maruyana e, in seguito, anche quello della foglia di coca. Per questo motivo, oggi il Paraguai è il principale produttore latinoamericano di maruyana che, grazie alla corruzione, è normalmente esportata con piccoli aerei in tutta l’America Latina. Purtroppo, quando si parla di corruzione, bisogna parlare di economia illegale che è fortissima nella regione della Triplice Frontiera. Vale a dire in quel triangolo che fa frontiera con il Brasile e l’Argentina. In questa regione si sono concentrate le banche specializzate nell’evasione fiscale, nell’esportazione clandestina di valuta e nel riciclaggio dei capitali del narcotraffico di differenti paesi latinoamericani. Vi sono anche le centrali del contrabbando di prodotti elettronici, di sigarette, di armi e di tutti quei settori che compongo la cosiddetta economia illegale.
Purtroppo il definitivo “Ahora se acabó!” (Adesso basta) potrà venire soltanto quando il governo del “Fronte Guasú” avrà la maggioranza assoluta!
Achille Lollo, (Roma, 1951) è un giornalista e videomaker italiano, corrispondente del giornale brasiliano “Brasil de Fato”, legato al MST. Con il professor Luciano Vasapollo ha realizzato i documentari tematici su Cuba, Venezuela, Argentina e Bolivia. Attualmente sta preparando la trilogia “Tupamaros-Montoneros-PRT/ERP” e il lungo metraggio “Operazione Condor, in nome del dio Denaro”. Ha tradotto il libro su Ernesto Che Guevara “Vámonos, nada más…”
Note
1— Il giornale ABColor, dal 1967 è stato il portavoce della dittatura di Stroessner e poi dei governi “democratici”, monopolizzati dal “Partito Colorado” che il partito della dittatura.
2— ABCcolor, “Quién es Horacio Cartes?”, 13 Aprile 2013, Assuncion
3— Il “Real” è la moneta del Brasile
4— I “Brasiguayos” sono i figli dei piccoli proprietari brasiliani che, negli anni settanta, istigati dalla dittatura militare, pur avendo le loro piccole fattorie lungo il fiume Paranà – che è la linea di confine tra Brasile e Paraguay – emigrarono in Paraguay occupando intere regioni, grazie a raggiri, truffe e molta violenza ed anche al silenzio del governo del dittatore paraguaiano Strossner, totalmente asservito ai generali brasiliani per via del progetto idroelettrico in Itaipù.
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