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Stato di emergenza permanente: il grande affare sulla pelle del Paese

Esondano i fiumi: 12 morti in Sicilia. È successo a distanza di nemmeno 48 ore dall’immane disastro accaduto nel Veneto. Nell’ultima settimana sono state 30 le vittime del “maltempo”. Ormai è un bollettino di guerra quotidiano. Ma sono state davvero vittime solo del “maltempo”?

Il global warming(riscaldamento globale) si è drammaticamente sovrapposto alla devastazione ambientale ed alla cementificazione sfrenata che caratterizza ampie zone del nostro paese. È così che si è prodotta una situazione catastrofica con scenari impensabili appena qualche anno fa. Puntualmente, il governo ha annunciato investimenti per interventi urgenti ben sapendo che sarebbero esclusi dal calcolo del solito debito pubblico.

E quanto ci costa questo stato di emergenza permanente? Vista la quantità inaudita di eventi del genere cui stiamo assistendo di recente, sicuramente molto più di un unico grande piano di manutenzione straordinaria capace di mettere finalmente in sicurezza le zone del paese a più alto rischio idrogeologico ma anche le infrastrutture che versano in cattivo stato.

Ed allora perché non si fa? Semplice: alle grandi lobbies dei costruttori conviene ricostruire, ricostruire e ricostruire. Più distruzione, più profitti, all’Aquila come in Iraq. E conviene continuare a costruire le solite pressoché inutili “grandi opere” per soddisfare gli immensi appetiti delle grandi imprese costruttrici e quelli non meno feroci di tutta la galassia di imprese subappaltanti in odor di mafie che tengono i lavoratori sotto ricatto ed in condizioni di schiavitù.

Frane e inondazioni non sono solo effetti solo del maltempo. A fronte di una situazione così grave come si giustificano i 23 miliardi del bilancio dello Stato destinati alla “Funzione difesa” (che non è tutta la spesa militare) a fronte di poco più di 13 miliardi per “Protezione dell’ambiente, abitazioni e assetto del territorio”?*.

Insomma, non ci sono più scuse e continuare a glissare sulla necessità di dare il via ad un grande piano che metta in sicurezza i territori, a questo punto, sarebbe da criminali.  Si tratta di una priorità assoluta ed il rimpallo di responsabilità tra vecchi e nuovi governi non ha più alcuna importanza. Non è più accettabile assistere inerti a questo susseguirsi vorticoso di alluvioni, frane e crolli con il puntuale tragico corredo di morti, feriti e vite distrutte per sempre. Se ne facciano una ragione anche a Bruxelles.

 

*fonte ISTAT: http://dati.istat.it/Index.aspxDat&fbclid=IwAR18dzuSUsbgZjeljYJc5VCWTu1R2n83u1C-EsJ6NmVBdUfUXvpyNLNW5BU

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