Condividiamo e appoggiamo la raccolta firme indirizzata al sindaco di Perugia con cui si richiede l’installazione di una macchina scambia-siringhe in punti strategici della città, una soluzione pratica e dal basso per diminuire il livello di incomprensione di un fenomeno delicato e andare al di là dei provvedimenti repressivi e sloganistici. Una politica della riduzione del danno rispetto all’abuso di sostanze pesanti vuol dire che siamo tutti sconfitti, ma senza un governo cittadino del fenomeno noi non potremo mai uscire da questa dinamica. Noi pensiamo che si debba agire su vari punti, sui quali vorremmo aprire un dibattito.
Il primo è la Prevenzione
Occorre costruire politiche di rigenerazione sociale nei quartieri, favorire ed investire sull’educativa di strada, sui progetti di aggregazione giovanile, sullo sport e sulla cultura. È inutile fare una retata di spacciatori nel parco se poi nessuno quel parco lo vive, se rimane vuoto e senz’anima. È inutile mandare i cani nelle scuole, quando invece servirebbero insegnanti ed operatori in grado di intervenire nelle situazioni di disagio sociale. Occorre investire in progetti di quartiere che ricostruiscono il tessuto sociale e la partecipazione degli spazi, senza aggrapparsi alla scusa dei milioni del bando periferie recentemente negati alla città dal governo. Per questo pensiamo si debba sviluppare quello che noi definiamo il Controllo popolare, ovvero la capacità da parte di chi vive il quartiere di attivarsi in prima persona per pretendere il diritto alla vivibilità ed investire sulla prevenzione, intesa come politica di sicurezza sociale.
La Cura
I tossicodipendenti hanno il diritto alla cura, e per curarsi devono avere tutte le opzioni possibili, esattamente come le ha una persona che si ammala perché fuma troppe sigarette, o perché ha un rapporto non protetto. Ogni azione che è terapeuticamente e scientificamente valida che va in questa direzione è per noi benvenuta, sia che si tratti di somministrazione sotto controllo medico della sostanza come avviene in molte città del nord Europa, che del metadone, che della comunità, senza che questo dia luogo a ghetti che abbiano la sola funzione di “nascondere la polvere sotto al tappeto”.
La Riduzione del danno
Per curarsi si deve prima sopravvivere, non morire di overdose e non ammalarsi di malattie infettive. Sappiamo che, in città ben più difficili di Perugia, le politiche di riduzione del danno hanno ridotto queste eventualità, riducendo anche i rischi nel territorio di siringhe abbandonate. Le unità di strada che lavorano su questo aspetto vanno rimesse al lavoro in questa città.
La Lotta al narcotraffico
Noi non siamo mai stati, né saremo dalla parte degli spacciatori di morte né tantomeno dalla parte delle mafie. Perugia è una piazza in cui convivono mafie etniche (favorite dai processi normativi che clandestinizzano migliaia di persone) e mafie nazionali che investono i soldi dello spaccio per fare riciclaggio. Noi siamo per cacciare dai quartieri le multinazionali dell’eroina con ogni mezzo necessario. Perugia è una fabbrica di soldi per i criminali che si arricchiscono sulla pelle dei tossicodipendenti da decenni. Mentre loro si facevano i palazzi, nelle strade c’è stata una strage con centinaia di morti, perugini e delle città limitrofe. Per noi queste persone sono nemiche e come tali vanno trattate. Perugia, lo diciamo chiaro e forte, è una città dove esistono le mafie ed occorre incominciare a mapparle, a mettere nome e cognome sia a chi tiene il comando di chi spaccia in strada, sia di chi quei soldi li ricicla nel cemento, nelle economie legali, nei circuiti finanziari.
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