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Prefetti della Repubblica o prefetti della Confindustria?

Nella diretta Diario dalla Zona Rossa abbiamo raccolto denunce gravissime sul comportamento dei prefetti, rispetto al compito ad essi assegnato di vigilare sulla correttezza della chiusura e dell’apertura delle fabbriche.

A La Spezia l’autorità prefettizia ha imposto il lavoro in tutte le fabbriche d’armi senza alcuna verifica sulla sicurezza del lavoro.

A Taranto alla Ex Ilva la stessa autorità ha imposto la produzione con 5.000 operai, quando l’Arcelor si era detta disponibile a ridurre le presenze a 3.000.

Infine a Treviso, di fronte alla richiesta di Electrolux di riprendere la produzione, il prefetto ha telefonato alla Confindustria locale per dire che avrebbero dovuto decidere loro, rifiutandosi di scrivere alcunché.

Ovunque le imprese a migliaia si sono autocertificate come essenziali e sicure e hanno ripreso la produzione senza che un solo prefetto decidesse di procedere a controlli né tantomeno a divieti.

Ovunque i prefetti della Repubblica sono stati zelanti ed ossequiosi esecutori delle richieste confindustriali.

È evidente che una tale abdicazione dai suoi doveri, da parte della principale autorità territoriale dello stato, non può essere imputata solo alla viltà burocratica dei funzionari rispetto alla tutela della salute dei lavoratori e delle loro famiglie.

Sicuramente questa c’è, ma è evidentemente autorizzata dal governo ed in particolare del ministro degli Interni, Lamorgese.

Che tra tante ridicole circolari che diffonde contro i rischi di sovversione, evidentemente non ne ha mai mai spedita una per invitare i prefetti ad essere autorità della Repubblica e non della Confindustria.

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