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Dovresti studiare, se non ti piace essere schiavo

Chiudiamo le scuole per 4 mesi. In 7 mesi non facciamo assolutamente nulla per far sì che, prima o poi, queste scuole possano riaprire. Che l’edilizia scolastica sia un problema enorme nel paese lo sanno pure le pietre, pure quelle che sono cadute in testa a studenti e docenti mentre facevano i compiti in classe (ed è successo davvero).

Che le classi scoppiano, che gli insegnanti sono sotto organico e gli si è reso lavorare decentemente impossibile, pure devi venire dalla Scandinavia per ignorarlo.

E insomma passiamo 5 mesi a dire il concorso si fa oggi, no, forse domani, però riapriamo le graduatorie, e migliaia di persone a fare calcoli di fisica quantistica per decidere quale provincia barrare, si dividono i kilometri di distanza da casa per il numero di bambini per quartiere: e giù coi risultati, Lombardia, Piemonte, Veneto. Pure questo, non ci voleva un indovino.

Poi il problema sono i banchi: troppo vicini, troppo lontani, coi plexiglas, senza. Ma in 30 in una classe di medie starebbero attaccati pure usando come aula un salone di Versailles.

La cosa logica sarebbe aver fatto una ricerca sulle strutture da riconvertire per adibirle come aule. La cosa che invece accade in Italia è una lunga discussione che finisce con la Ministra che sentenzia che se ci sono le mascherine, che problema c’è? Eppure per mesi ci hanno sottoposto i modelli di banchi di Fuksas a tutte le ore del giorno e della notte.

Al giorno 14 di agosto nessuno ha la minima idea se i ragazzi torneranno a scuola o no. Nessuno ha idea di che fine faranno quelli che sono rimasti completamente soli negli ultimi 7 mesi, delle famiglie coi più piccoli che magari non vedono, sono sordi, o semplicemente andrebbero seguiti davvero.

Perché la verità è che non frega proprio niente a nessuno dell’istruzione in questo paese apatico e smorto. E finché non frega ai ricchi, lo capisco pure. Ma quando non frega a noi, ecco, è un gran problema. Una sconfitta storica.

Perché per secoli gli schiavi si sono battuti e ci hanno lasciato le penne perché potessero imparare a scrivere e leggere, essere autonomi, non dipendere da chi ha il sapere, imparare a guardare da soli al mondo di fuori, scavarne gli anfratti, essere curiosi senza farsi fottere da chi, da sempre, sa di più.

La gente come noi è morta per non farsi più dire: non ti riguarda, zitto e lavora, sei ignorante.

La scuola non era per noi, l’istruzione non era per noi, siamo noi ad avergliela scippata dalle mani.

E dovremmo essere incazzati neri, almeno quanto ci siamo incazzati per il lievito di birra.

Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato – esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. Allora non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.

E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.

Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.
Però, se non fosse così
Allora dovresti studiare.”
Bertolt Brecht

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