Le vere ragioni della crisi di governo sono in queste righe:
“Un monito arriva da Berlino, dove Lars Feld, uno dei consiglieri economici di Angela Merkel, ha un messaggio molto chiaro per l’Italia: la crisi va chiusa rapidamente e vanno scongiurate le elezioni anticipate che farebbero vincere la destra. La priorità è che l’Italia riprenda in mano il Recovery Plan e lo migliori decisamente: «Contiene pochi investimenti nel futuro e troppi investimenti in settori in perdita».” (repubblica.it)
La lotta all’ultimo sangue è tra chi riuscirà a fare la parte del leone sui soldi europei. È uno scontro duro, nel quale le vittime designate sono gli strati sociali più deboli, gli indifesi prodotti da anni di neoliberismo: l’intera classe lavoratrice, dalla manifattura al commercio; dalla ristorazione alle cooperative di comodo che operano nel settore pubblico; dal bracciantato ai lavoratori dello spettacolo. E poi le donne, i giovani, gli anziani già duramente colpiti dai tagli decennali allo Stato sociale: Sanità, Istruzione e Previdenza sono stati lasciati in balia dell’incuria e delle privatizzazioni.
“Andrà tutto bene” solo per chi è protetto dalla legge del più forte.
Tutti gli altri: o si organizzano, esprimendo un programma comune e alternativo per introdurre misure per la redistribuzione del reddito e della ricchezza, come stella polare del “Next generation Eu”, e su questa piattaforma programmatica produrre significativa iniziativa politica che attraversi e unifichi tutti i livelli dell’opposizione sociale, nelle sue articolazioni – luoghi di lavoro, aggregazioni nelle città, nelle periferie, nelle campagne, scuole e università, centri culturali ed esperienze ambientaliste.
Oppure la situazione è destinata rapidamente a degenerare pericolosamente, anche sul versante della democrazia liberale, come dimostrano i fatti di Washington e l’agire politico dei “sovranisti” della destra italiana ed europea.
È tempo di riconquistare una prospettiva più salubre di quella espressa dal governo attuale, le cui forze politiche credono che sia ancora storicamente possibile riformare il capitalismo e sperano di saper gestire le spinte corporative con questa o quella misura tampone.
Non ci sono né ristori né bonus che possano essere sufficienti a garantire a tutti di non subire la crisi economica, scatenata dalla pandemia. La “Vandea” nazionalista e neo-patriottica, agitata dalla propaganda di Salvini e Meloni non si ferma facendo un cordone di sicurezza attorno al governo. Si sconfigge, invece, con un’iniziativa politica e sociale dal basso, per rioccupare lo spazio politico che gli è stato lasciato agibile.
Perché, comunque venga ricomposto il quadro politico scompaginato dalle mosse di Renzi, l’asse è già stato spostato a destra, come dimostra il Recovery Plan del governo, tutt’ora contendibile nello scontro tra forze economiche con interessi contrapposti, pronte a tutto per rivendicare una fetta sostanziosa dei finanziamenti europei a loro favore, e, di conseguenza, a nostre spese.
Se ne sono accorti perfino in Germania, mentre qui da noi veniamo distratti dalle beghe interne a una classe politica tanto ciarliera quanto miope.
Il fatto è che chiunque degli attuali contendenti avrà la meglio, per la stragrande maggioranza andrà comunque peggio.
Il nuovo “Che fare?” è non lasciarli fare. Senza che stavolta coloro che pagano regolarmente le crisi cicliche – ma anche la successiva cosiddetta ripresa economica – e che sono la stragrande maggioranza, abbiano la concreta possibilità di dire chiaramente cosa vogliono nei prossimi mesi per i loro redditi e i loro diritti, poiché attualmente non c’è un futuro degno e dignitoso per migliaia di persone.
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nico
leggo questo giornale con interesse e articoli come questo alla fine mi lasciano l’insopportabile sensazione d’impotenza.
il che fare? che ritorna in articoli come questo aggrava l’insopportabile sensazione. non lo so se PaP colmerà il vuoto creato dai vari soggetti sinistri che si sono moltiplicati dopo la stagione dei vari centro-sinistra, ma questo è accaduto e ora per colpa vostra noi che avevamo un sogno ci ritroviamo in un incubo. i giovani beati loro non sanno nemmeno di che sogno si trattava e sono più pragmatici e nulla si aspettano da gente come voi bravi a scrivere inutili nel fare.
ogni giorno gente che come me più “fortunata” con un reddito che ha avuto continuità con il Lavoro Agile ma che ha scaricato su di me tutti gli oneri aziendali a partire dalla sicurezza , ma comunque posso garantire a pagamento le cure che i miei figli necessitano, e sperando che se la cavino trovando un lavoro. questo io faccio ogni giorno,ogni santo giorno. VOI CHE FATE?
Redazione Contropiano
Noi, come l’Autore dell’intervento, lavoriamo. Qualcuno più “fortunato” è riuscito ad arrivare alla pensione (con la “Fornero”, senza scorciatoie). Altri sono precari, altri studiano ancora. Proviamo a organizzarci, a migliorare, criticando l’esistente e promuovendo conflitto sociale per raggiungere qualche risultato positivo. E’ difficile, frustrante, faticoso. Ma lo facciamo convinti che non ci sono alternative: se non lotti, non ottieni nulla. Anzi, come si ìè visto negli ultimi 40 anni, ti tolgono quel che avevi conquistato e anche di più. Ogni nostro tentativo – anche con Pap, ma non solo – va in questa direzione. Forse la domanda “che fare?” è risuonata troppe volte. Ma anche a noi si pone ogni mattina. Non è facile, non lo è mai stato.