Mentre scriviamo è in corso il colloquio tra il presidente della Repubblica Mattarella e l’imminente incaricato premier Mario Draghi.
Badate bene: lo spettacolo indegno di questa crisi di governo non è il fallimento di Conte o Renzi o del singolo personaggio, ma l’espressione più palese della crisi di un’intera classe politica indecente, nazionale e locale, che si trascina da anni.
Di fatto ci troviamo davanti a un nuovo commissariamento da parte del potere economico e finanziario italiano ed europeo. La soluzione Draghi è la carta che permette al potere di gestire una fase delicata in cui si gioca un pezzo importante del futuro del nostro Paese, in maniera autoritaria e fuori da qualsiasi logica democratica.
Sul piano istituzionale è gravissimo che sia lo stesso Presidente della Repubblica a chiedere la fiducia per un governo da lui nominato, senza preventiva indicazione di una maggioranza parlamentare. Così era nella monarchia sabauda. Non si può accettare che la nostra Repubblica sia ridotta a questo. Bisogna affermare con forza che anche un Parlamento dominato dal trasformismo ha il pieno diritto di votare NO ad un governo del Presidente.
La fiducia la danno le Camere e non la Borsa.
TUTTI I GOVERNI SONO POLITICI!
È evidente che la soluzione Draghi era in cantiere da tempo, sull’onda della pandemia e dei suoi drammatici effetti sanitari, economici e sociali. Il governo Conte era totalmente inadeguato ad affrontare la più grave crisi dal dopoguerra e le pagliacciate finali inscenate da Renzi&Co hanno, di fatto, semplicemente accelerato la conclusione tecnocratica.
Ci dicono che questo sarà un governo “tecnico”, “istituzionale”, e tecnico viene spacciato per sinonimo di competente e neutrale.
Competente per chi? Per fare gli interessi di chi gestisce l’economia, e attuare politiche che saranno ancora una volta distruttive per la maggioranza della popolazione italiana.
Fu così per Monti, l’ultima volta: la riforma delle pensioni della Fornero, l’abolizione dell’articolo 18, l’IMU sulla prima casa?
Draghi è tutt’altro che neutrale. E’ l’uomo degli interessi delle grandi imprese, delle banche e della finanza italiana ed europea. E’ l’uomo della piccola cricca che governa il paese davvero e che vuole gestire direttamente la valanga di miliardi del Recovery Fund, realizzando, probabilmente, una nuova fase di privatizzazioni e austerità ai danni delle classi popolari.
E ORA?
Draghi dovrà trovare i voti in Parlamento. Il PD che già si spertica nelle lodi dell’ex presidente della BCE è pronto ad appoggiarlo, così come pare per Berlusconi e Forza Italia. E Il M5S – pronto a passare dalla Lega al PD nel gioco delle alleanze – che ha fatto della contrarietà ai tecnici un suo cavallo di battaglia cosa farà di fronte all’uomo di Goldman Sachs?
Di fronte a una democrazia mutilata, nella quale le uniche alternative contemplabili sono la tecnocrazia liberista e la destra reazionaria e fascista, non bisogna esitare.
Il Governo Draghi va contestato senza se e senza ma, insieme al modello economico e politico che rappresenta, e gli interessi economici che incarna.
Oggi più che mai – davanti a una spirale sempre più peggiorativa dei diritti sociali e delle forme di partecipazione democratica – bisogna pretendere che siano rimessi al centro i bisogni del lavoro e di tutte le classi popolari.
Il “meno peggio” ci ha già fregato troppe volte.
Costruiamo un’opposizione e un’alternativa sociale e politica, per la sanità e la scuola pubbliche , per lavoro vero e non precario, per l’eguaglianza sociale e l’ambiente, per far pagare ai ricchi i costi della crisi, contro il potere delle banche e del padronato ed il modello liberista euro-atlantico oggi tanto esaltato.
Non è il momento di contemplare la trasformazione della nostra democrazia nella filiale di una società per azioni europea. Non è il tempo di piangersi addosso ma di lottare.
Sabato 6 febbraio, ore 11.00 manifestazione in piazza San Silvestro a Roma