Pestaggi nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: 52 agenti indagati.
13 morti nel carcere di Modena: tutto archiviato.
Le terribili immagini dei pestaggi dei detenuti di Santa Maria Capua Vetere devono necessariamente fare riaprire le indagini anche sulla dura repressione che ha colpito tutte le carceri in Italia, a partire dai 9 morti della prigione di Modena.
Proviamo a ricordare le nostre paure e angosce durante la prima ondata, per i per i contagi e per vedere tanti nostri amici, familiari, conoscenti ammalarsi e morire. Pensiamo cosa volesse dire per delle persone confinate in spazi sovraffollati, senza nessuna misura di protezione sanitaria, senza informazioni affidabili dall’esterno, e che da un momento all’altro si vedono chiusi i colloqui familiari.
Le proteste scattate in tante carceri esprimevano questa paura e questa rabbia.
C’è chi crede che un detenuto non sia una persona. Che sia solo un criminale, uno che se l’è cercata, uno che se viene menato e poi muore alla fine tanto meglio.
Non serve stare qua a ripetere come le carceri pieni siano il prodotto dell’ingiustizia e della disuguaglianza sociale. Perché dovrebbe essere la base dell’umanità non ammazzare di botte una persona reclusa.
L’8 marzo a Modena sono morti 13 detenuti durante l’intervento dei secondini per fermare la protesta. Tutti i giornali hanno riportato le veline per cui i morti sarebbero avvenuti per overdose di metadone. Ma alcuni detenuti sono morti mentre venivano spostati in altre carceri.
A dicembre cinque detenuti hanno trovato il coraggio di denunciare i pestaggi e le mancate cure.
Con i fatti emersi a Santa Maria Capua Vetere non possiamo credere a una versione non accertata, non possiamo accettare l’archiviazione delle indagini.
Verità per i morti dell’8 marzo, giustizia contro gli abusi in divisa.
* Portavoce nazionale di Potere al Popolo
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