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Ma quale vittoria di sinistra

Lo schieramento ed i candidati del PD hanno sbaragliato gli avversari di destra ed era nell’aria. Persino a Trieste il centrosinistra è stato sul punto di vincere.

La destra a trazione Salvini e Meloni perde ogni elezione importante, anche se i sondaggi la danno tutt’ora in maggioranza. Possono lamentarsi di essere stati colpiti da una campagna di “calunnie antifasciste”, ma considerando il loro stile e quello dei loro social, beh fanno solo ridere.

Semplicemente sono impresentabili e non hanno una proposta politica che non sia inseguire pulsioni reazionarie, ieri contro i migranti, oggi contro il reddito di cittadinanza.

Così possono trovare il consenso di Renzi, ma non quello del popolo delle periferie, colpito dalla pandemia e dalle sue conseguenze sociali.

Oggi la maggioranza si astiene e dentro la minoranza che partecipa alle elezioni il PD, con il suo venti per cento, riesce a vincere quasi tutto. Il voto in Italia somiglia sempre di più a quello degli azionisti nelle grandi società per azioni. La grande maggioranza dei piccoli azionisti non partecipa alle assemblee e così la minoranza più forte, con opportune alleanze, riesce a controllare la società. Così il PD riesce a costruire il suo sindacato di controllo.

La sfiducia e la disaffezione al voto della maggioranza dei cittadini, l’alternativa rappresentata da una destra reazionaria e fascistoide, hanno creato le condizioni perché il PD si installi al centro del sistema politico.

Naturalmente in questo centro c’è un potere superiore a quello del partito di Letta, quello al quale il segretario del PD riferisce e dedica ogni successo elettorale: quello di Mario Draghi.

La politica economica e sociale del governo Draghi è una classica politica padronale, lo sanno bene i lavoratori licenziati, sfruttati e impoveriti, per cui il governo non fa assolutamente nulla, così come lo sanno la Confindustria ed i ricchi, per cui il governo fa tutto.

Il governo Draghi è un governo di destra liberale e il PD ne è l’architrave perché è tutto fuorché un partito “di sinistra”. Ma può sembrarlo di fronte alla destra più ottusa e reazionaria, con una parte della quale peraltro governa tranquillamente.

Cinque anni fa la vittoria di Appendino e Raggi, a Torino e Roma, e quella di De Magistris a Napoli sembravano scalfire il quadro politico fondato sull’alternanza tra le due destre.

Ma il trasformismo fallimentare dei Cinquestelle e la crisi dell’esperienza di sinistra alternativa a Napoli, hanno portato alla restaurazione del vecchio sistema politico.

Lo strumento arbitrario e pasticciato del green pass, vera arma di distrazione di massa, ha poi contribuito a offuscare la questione sociale. Sono cancellati i danni alla salute e alla vita delle persone da parte di un sistema, di cui la pandemia e la sua concreta gestione hanno accentuato tutte le ingiustizie.

Contro queste ingiustizie crescono lotte e mobilitazioni, lo sciopero dell’11 ottobre ne è stato un segno. Ma manca una forte alternativa politica di sinistra e la democrazia si riduce sempre più alla competizione tra diverse versioni dello stesso partito, il partito delle imprese, delle privatizzazioni e degli affari. Semplicemente la democrazia si riduce.

Costruire l’alternativa a Draghi e al sistema che lo sostiene è oggi più necessario che mai.

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