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Ci sono i NoVax, ma anche i NOTAV. Ci sono i fascisti, ma anche i comunisti. Oppure, con lo stesso significato, non ci sono più fascisti e comunisti. E alla fine: c’è stato Auschwitz, ma ci sono state anche le Foibe.

Quante volte oggi sentiamo riproporre questo “equilibrio delle condanne” come misura dell’autentica affidabilità democratica.

Nei vituperati anni Settanta questo modo di giudicare era definito la teoria degli opposti estremismi. Inalberata da quella parte del centro e del potere che, di fronte alla crescita delle lotte sociali e civili, si radicalizzava a destra per combatterle, ma al tempo stesso si vergognava di essere identificata con la destra apertamente reazionaria e fascista.

Per questo allora gli “opposti estremismi” erano rifiutati non solo dalla sinistra comunista e socialista, ma anche da una parte rilevante della stessa Democrazia Cristiana.

Oggi questa teoria è invece molto più accreditata e sostanzialmente è l’ideologia dominante in Italia ed in Europa.

L’ha sancito il Parlamento Europeo con il voto nel quale ha equiparato nazismo e comunismo, frutto della particolare pressione di quei governi fascistoidi di Polonia e Ungheria, che poi sono accusati di violare diritti civili e democrazia.

Perché ancora oggi vale ciò che disse il liberale (vero) Thomas Mann negli anni Trenta: “chi equipara il comunismo al fascismo odia soprattutto il comunismo e prima o poi finisce per accettare il fascismo“.

Oggi questo rifiuto degli opposti estremismi è soprattutto la base del dominio culturale, e del potere, neoliberale che, avendo come nemico lo “stato sociale”, ne rigetta anche la pregiudiziale antifascista, trasformandola in una generica e ipocrita “condanna di ogni violenza e ogni dittatura”, escluse naturalmente quelle del mercato e del profitto.

Nasce così un’ideologia ottusa ed escludente, con un falso “progressismo” che si arresta là dove comincia il dominio del denaro, ma con tutti gli impulsi dell’estremismo che dice di voler combattere.

Un estremismo di centro che vediamo dominare nei mass media e nei palazzi della politica e che oggi ha scelto come nume tutelare Mario Draghi.

Questa ideologia anti-estremista non solo produce per contrappasso l’espansione degli irrazionalismi e dei sanfedismi, ma alimenta anche l’estraniazione di massa dalla democrazia.

L’indifferenza che il potere impone verso tutte le ragioni di chi lo contesta, sia quelle di chi lo fa per nostalgia reazionaria, sia quelle di chi vorrebbe una società più giusta ed eguale.

L’indifferenza tra oppressi e oppressori diventa rassegnazione di massa, sottomissione allo slogan principale del potere: “non ci sono alternative”.

Ecco perché contro la moderna teoria degli opposti estremismi, contro questo qualunquismo del potere, indifferente ad ogni causa che non sia quella degli affari , valgono sempre le parole di Antonio Gramsci: “Odio gli indifferenti anche per questo, perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti..”

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