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Ucraina: la posta in gioco non è la vittoria di uno dei contendenti, ma quella tra guerra e pace

La guerra di informazione in corso attorno al conflitto ucraino assume tinte sempre più surreali e paradossali.

Tutti si concentrano sulle baggianate del ministro degli Esteri russo Lavrov sulla presunta ebraicità di Hitler, ma nessuno, quantomeno nel “libero” Occidente, sugli azzardati paragoni di Zelensky tra invasione russa e occupazione dei tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, che fu contrassegnata dallo sterminio di più di un milione e seicentomila ebrei da parte dei nazisti col fattivo supporto degli ausiliari ucraini guidati dall’eroe nazionale redivivo Bandera.

Ma secondo l’ascaro della Nato Enrico Letta l’intervista a Lavrov costituisce un’onta per l’Italia e potrebbe presumersi che i suoi collaboratori siano all’opera per silenziare ogni possibile opposizione alla guerra in corso e ogni possibile riferimento alla campana russa, impedendo così a noi tutti di capirci qualcosa in questa guerra senza precedenti di menzogne, dato che, come giustamente affermato dall’ex vicesegretario alla Difesa statunitense Freeman, “chi è esposto solo alle bugie occidentali, e non anche a quelle russe, non ha modo di capire la realtà”.

Ma la verità ha la testa dura e viene alla galla nonostante gli sforzi censori. Viene a galla la vera natura del battaglione Azov, continuatore dei nazisti ucraini di Bandera, e vengono a galla i suoi rapporti col governo statunitense e le sue agenzie, come spiegato da Moni Ovadia in questo video.

Viene a galla, grazie a un coraggioso servizio di Report, l’ipotesi che i civili rinchiusi nello stabilimento Azovstal siano stati presi in ostaggio e usati come scudi umani dai suddetti nazisti di Azov.

Il fronte dell’informazione diviene sempre più importante e la posta in gioco non è la vittoria di questo o quello dei contendenti armati, egualmente in torto e colpevoli di atti criminali, ma quella fra guerra e pace.

Occorre sgonfiare la pericolosa e vuota retorica propagandistica dei leader occidentali volta a convincere un’opinione pubblica sempre più impaurita, preoccupata e giustamente diffidente, che è necessario pilotare il conflitto verso un’escalation dagli esiti potenzialmente esiziali.

Lo sforzo di fare verità è a ben vedere propedeutico rispetto a quello di pace. Ben lo ha compreso il principale campione della pace, Papa Francesco, quando afferma testualmente che “‘l’abbaiare della Nato alla porta della Russia’ ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto”.

Un’altra elementare verità che, se ripetuta da altri meno autorevoli del Pontefice, continua a provocare i latrati dei funzionarietti dell’autoproclamato Ministero della Verità di orwelliana memoria che fa capo ai settori più oltranzisti e guerrafondai del governo Draghi, in particolare dalle parti del Pd e del suo segretario.

La scelta, quindi, e di questo occorre essere ben consapevoli, non è tra Putin e Zelensky, ma tra chi vuole stare col Papa per allontanare lo spettro della guerra atomica e il branco di dobermann ringhiosi che annovera tra le sue file i falchi dei vari schieramenti, a cominciare, per quanto riguarda quello occidentale, da esponenti di primissimo piano dell’amministrazione Biden, di quella britannica e da vari sedicenti leader europei, tra i quali spicca il mediocrissimo Scholz che, dopo essere indegnamente succeduto a Frau Merkel, si è prontamente riallineato ai settori più bellicisti della sua maggioranza fino al punto di proclamare sconsideratamente che il pacifismo è obsoleto.

Se ciò fosse vero non resterebbe alternativa alla guerra. E occorre sospettare che l’indegna campagna propagandistica intrapresa con foga atlantista dai suddetti funzionarietti sia in fondo volta a convincere la gente che la guerra è inevitabile e che occorre prepararvisi.

Chissà se costoro e i loro omologhi negli altri Paesi dispongono, come l’odiosa presidentessa statunitense del film “Don’t look up”, di una qualche nave interspaziale pronta a traghettarli altrove in caso di catastrofe nucleare.

Quello che è certo è che, mentre gli assaltatori da poltrona istigano alla guerra, sono i militari veri, come il generale Tricarico in questa intervista, a levare oggi i moniti più convincenti contro la guerra.

A tutti i cittadini italiani il dovere di rilanciare con tutta la forza e la determinazione necessarie questi e altri moniti a difesa della pace e della Costituzione italiana calpestata, seguendo l’esempio dei portuali di Genova.

* dal blog su IlFattoQuotidiano

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