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Il catalogo dei mostri

Devo mettermi a lavorare a un catalogo dei mostri, da Calenda a Renzi. Sarà il mio contributo alle elezioni.

Il catalogo, presentandosi come un sistema di molti nomi, si situa tra l’arte descrittiva di Goya e la prosa corrosiva di Giordano Bruno. Quello che soprattutto mi interessa è come i disastri originati da dinamiche oggettive, che alludono a interessi materiali, riescano a nascondersi nella loro rappresentazione politica.

Le tendenze del modello di sviluppo dominante, dall’assalto ai diritti alla xenofobia, dalla concentrazione del potere all’aumento delle diseguaglianze, spariscono nella narrazione dei mostri-candidati.

Le “promesse” divengono così l’elemento peculiare del loro discorso: la rivisitazione di quelle dinamiche attraverso omissioni, negazione di responsabilità, enunciazione di principi astratti, come una sorta di cancellazione della propria presenza nel decennio appena trascorso.

Esaltando il proprio carattere grottesco, il catalogo si propone come una sorta di rappresentazione di una continua mutazione della politica, all’interno però di un’unica maschera; giacché ogni mostro è sì diverso dall’altro, ma solo in apparenza, che sul piano dei significati, del programma e dei risultati parlano tutti con riverenza e come attoniti davanti a quel modello di sviluppo. Essi obbediscono a quel modello.

Il titolo provvisorio è il seguente: “ORATIO DE POLITICORUM INDEGNITATE”, parafrasi da Pico della Mirandola, come per rimarcare il carattere cabalistico del catalogo – dunque, diretto all’interpretazione del senso intimo e segreto di ciascun mostro preso a riferimento.

Il lavoro è appena cominciato e l’elenco si preciserà con la presentazione definitiva delle liste elettorali. Al momento, l’elenco contiene i seguenti nomi:

Emma Bonino – la misura magico-mistica del liberalismo cinico, nemica di ogni eguaglianza.

Carlo Calenda – una sorta di archetipo del Nulla, privo della sapienza elementare delle cose.

Matteo Renzi – non c’è mostro più pericoloso di quello egocentrico; si compenetra nel modello fino a determinare le sue politiche antipopolari.

Luigi Di Maio – secondo la cabala l’essere umano ha tre anime; io dimostrerò che le anime politiche dell’ex ministro sono molte di più, ognuna però vuota di senso.

Matteo Salvini – colonna importante del non-pensiero retrivo, sempre proiettato verso le idee mistiche della superiorità della razza bianca.

Giorgia Meloni – come lo sviluppo della setta “fascista” si dimostra in grado di penetrare il contemporaneo e di contenerlo nella sua presenza.

Enrico Letta – il demiurgo dell’oligarchia capitalista, il mago della guerra, capace di trasformare l’anima semplice del borghese in miserabile soldato al servizio dei mercanti.

Silvio Berlusconi – abbandonato il Convivio di Afrodite, ci mostrerà la sua immagine di Leader del cicalare delle favole, o del favoleggiare di soluzioni mirabolanti.

Roberto Speranza – con faccia triste, significa che si accaserà sotto l’ala protettiva del PD; chi lo voterebbe altrimenti?

Giuseppe Conte – uscito dalla prigionia del governo, nondimeno a me ricorderà tutte le follie e le scelte irrazionali in tema di sanità e le operazioni squallide intorno ai migranti.

Brunetta, Gelmini, Carfagna – la prova più evidente della crisi della nostra democrazia.

Immagine: Francisco Goya, “Dos viejos comiendo sopa (Dos Brujas)”, 1819-23.

* da Facebook

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1 Commento


  • Manlio+Padovan

    Spero vivamente che non ci farete mancare i ritratti dei “mostri” eroi.

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