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L’industria dell’Olocausto continua a produrre ricatti e mistificazioni

Martedì scorso 16 agosto, in una conferenza stampa congiunta, parlando al fianco del cancelliere tedesco Olaf Scholz, è stato chiesto al presidente palestinese Abu Mazen, in qualità di leader palestinese, se intendesse scusarsi con Israele e la Germania per il massacro di Monaco commesso dai militanti palestinesi contro 11 atleti olimpici israeliani in vista del 50° anniversario il prossimo mese.

Abu Mazen ha invece risposto denunciando le atrocità commesse da Israele dal 1947, contro il popolo palestinese: “Basta, basta, Israele ha commesso 50 massacri in 50 località palestinesi dal 1947″, ha detto, aggiungendo: “50 massacri, 50 olocausti”. Ed ha denunciato l’apartheid israeliano.

Di certo Abu Mazen, non intendeva negare nè diminuire l’atrocità dell’olocausto in Europa, ma voleva denunciare la repressione e le angherie dell’occupazione israeliana praticate contro il popolo palestinese.

Una risposta così chiara, pronunciata dal presidente palestinese, non però passa inosservata sui media internazionali.

Sia per il luogo che per il contenuto, siamo a Berlino dove il presidente palestinese è in visita ufficiale terminata con una conferenza stampa con il cancelliere tedesco.

Pronunciare certe parole, come Olocausto, massacri compiuti dall’esercito israeliano, apartheid in Germania sono considerate delle bestemmie, figuriamoci se sono pronunciate in presenza del cancelliere Olaf Scholz, che con malumore non ha detto una parola o il suo dissenso. Il giorno dopo scoppia lo scandalo alimentato dai media sionisti, una macchina propagandistica molto influente, che approfitta dalle sofferenza di innocenti ebrei europei trucidati nell’olocausto e non solo sul piano politico.

Ma l’industria dell’olocausto, come ha spiegato dettagliatamente Norman Filkestein, è servita anche per fare profitto, basta vedere le somme di risarcimento che la Germania continua a versare nelle casse dell’agenzia ebraica mondiale, a favore delle vittime del nazismo e che, come di routine, vanno in aiuto allo stato di Israele.

Ma quel giornalista che ha fatto la domanda, su fatto accaduto 50 anni fa, non ha seguito l’uccisione di 47 palestinesi di cui 17 bambini a Gaza pochi giorni prima? Ci fa pensare e riflettere quanto sia importante la vita dei palestinesi sui media, e quanto sia importante non parlarne.

È la domanda che era inquietante, perché rivela il ruolo complice dei media quando si tratta della Palestina.

I media sionisti, accusano Abu Mazen di oltraggio alle vittime dell’Olocausto e la polizia tedesca apre una inchiesta contro il presidente palestinese. I politici tedeschi si scatenano, più dei loro colleghi israeliani, e fanno a gara chi la tira più grande contro Abu Mazen. Una bufera.

Un politico israeliano chiede di vietare il rientro di Abu Mazen in Palestina! Ma cosa avrebbe dovuto dire un presidente di un paese occupato, martoriato, assediato, bombardato, con i suoi cittadini oppressi e repressi, i suoi giovani uccisi a sangue freddo, dalle forze di occupazione e dai coloni estremisti protetti e incoraggiati del cosiddetto esercito di difesa e dal governo?

Cosa poteva rispondere a una domanda provocatoria di un giornalista, forse sionista, che gli chiede di scusarsi a nome del popolo palestinese, per i fatti dell’Olimpiadi di Monaco 1972 e la morte di 11 atleti israeliani, con la complicità di apparati di sicurezza israelo- tedesca?

I media sionisti, oggi, sono in fermento per rendere unica, sublime e sacra la natura del sangue ebraico di tutte le nazionalità del mondo! Non gli piace l’uguaglianza fra le vittime dell’umanità, invocata dal presidente palestinese, non accetta che il sangue versato in tutte le guerre ha un solo colore rosso e una sola sofferenza uguale per tutti. O forse questo non riguarda i palestinesi quando le uccisioni e i massacri sono commessi dagli israeliani che occupano la Palestina?

La propaganda sionista, è una macchina di diffamazioni e menzogna (l’industria dell’Olocausto) vuole che il mondo si copra gli occhi sulla Nakba, “l’Olocausto”, palestinese, cioè sugli oltre cinquanta massacri, commessi da Israele prima della proclamazione dello Stato, come ha denunciato Abu Mazen.

Questa propaganda mira a non far vedere al mondo che l’arabo palestinese ha il diritto di descrivere la sua catastrofe e i massacri subiti con le parole che ritiene adatte ai fatti senza esclusione È vergognoso, che sia lecito, secondo la visione globale del sionismo, uccidere un palestinese, un arabo o un musulmano, con il pretesto che sono tutti estremisti e terroristi (e zombi), quindi ucciderli è lecito?!

Questo, non vale per gli atti di terrorismo di Stato sia quello israeliano contro i palestinesi, sia quello statunitense praticato nel resto del mondo! La propaganda sionista, che si dedica al ricatto delle classe politiche e dei mass media, non è altro che il proseguimento dell’idea discriminatoria etnico religiosa, legata all’illusione e al mito del “Popolo eletto da Dio”, attribuendo così al Dio l’immagine di un Dio razzista, venditore di beni immobili e terreni e intollerante verso una parte della sua creazione!

La furia dei governanti israeliani e della classe politica tedesca contro le denunce di Abu Mazen, evidenzia come la verità ferisce, in quanto smentisce le menzogne e la manipolazione dell’informazione.

L’attacco feroce della stampa israeliana e tedesca, è un attacco all’intero popolo palestinese, come confermano le dichiarazioni di tutte le organizzazioni palestinesi, comprese Hamas e Jihad islamica.

Questo attacco mira a nascondere i diritti e le sofferenze palestinese, e mantenere l’occupazione israeliana della Palestina.

Il famoso scrittore americano Norman Finkelstein ebreo di religione, ha scritto nel 2000, un importante libro: “L’industria dell’olocausto”. Finkelstein si è distinto per i suoi scritti controversi sul massacro nazista degli ebrei (l’Olocausto) e accusò storici e accademici occidentali di falsificare i fatti storici, al fine di proteggere le politiche e le pratiche dell’occupazione sionista in Palestina. Ha causato un grande  clamore con il suo libro, sottolineando che “Israele” ha industrializzato una tragedia umana – l’Olocausto – per fini propri, e l’ha utilizzata come arma nei confronti di chi osa criticare le politiche espansionistiche e di aggressione israeliane contro il popolo palestinese.

E’ possibile che tocchi a noi palestinesi suonare le campane per correggere la coscienza tedesca e europea, che decise di bruciare le città del continente insieme agli abitanti cristiani, ebrei ed altri? I palestinesi che sono state la vittima della prima guerra mondiale con la dichiarazione di Balfour, e la promessa di un stato ebraico sulla terra di Palestina, e poi vittime della seconda guerra con la migrazione massiccia degli ebrei europei in Palestina? E malgrado tutto questo i palestinesi ancora invocano un pace giusta, e devono ancora vedere negati i nostri diritti e messi sotto false accuse?

I palestinesi e la loro leadership, non smetteranno le denunce dei massacri dell’occupazione israeliana – dalla pulizia etnica al regime di apartheid – finché i bambini/e palestinesi non avranno il loro diritto alla vita e alla libertà come tutti i bambini del mondo. Il mondo continua impassibile ad accettare che le forze occupanti possano uccidere i bambini e le donne della Palestina e che questo sia perdonabile, mentre è imperdonabile che un palestinese denunci questo crimine, anzi viene incriminato e punito. Finché i criminali non vengono puniti, continueranno i loro crimini.

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