L’attacco deliberato e criminale alla Brigata Sassari e agli altri contingenti internazionali dell’Unifil costituisce una nuova inaudita tappa del percorso di Netanyahu verso la distruzione dei popoli dell’area che hanno avuto la disgrazia di vivere nella prossimità di Israele, di quella della pace mondiale e della propria autodistruzione, oggi più vicina che mai.
Sono apprezzabili le parole del ministro Crosetto nel momento in cui definisce l’attacco un crimine di guerra e garantisce che l’Unifil non accetterà ricatti e minacce e continuerà ad adempiere il suo mandato, così come afferma che l’Italia non prende ordini da Israele.
Occorre però vigilare attentamente affinché tale impegno sia adempiuto e soprattutto occorre sottolineare la contraddittorietà di tale presa di posizione col costante sostegno accordato, nei fatti, dal governo Meloni ai crimini israeliani, che ovviamente diventa ancora più paradossale nel momento in cui le armi fornite dall’Occidente – e anche in misura notevole dal complesso militare-industriale italiano – si rivolgono contro i militari italiani.
L’impressione è purtroppo quella che la presa di posizione di Crosetto sia destinata a non produrre conseguenze di rilievo, dato anche il silenzio di altre autorità dello Stato italiano come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, un improvvido understatement che va giudicato con tutta la severità possibile data la gravità dell’affronto recato all’Italia e dei pericoli per la pace mondiale.
L’Unifil deve restare sul terreno e anzi deve essere rafforzata e dotata di attrezzature e armamenti adeguati che la mettano in condizione di rispondere efficacemente ad ogni attacco israeliano, così come vanno avviate le procedure per installare in analoga forza militare di protezione a Gaza e in Cisgiordania per garantire finalmente la vita e la sicurezza del popolo palestinese che ha pagato finora un tremendo contributo di sangue e continua a pagarlo ogni giorno in termini di civili uccisi, mutilati e che muoiono di fame, di sete e per la mancanza di medicine ed altri generi essenziali, negati dall’occupazione genocida.
Al cuore di questa guerra che ogni giorno si estende di più e minaccia ormai concretamente la pace mondiale c’è la violazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese derivante dalla vergognosa impunità accordata da oltre cinquant’anni ai governi israeliani, che si sono costantemente fatti beffe del diritto internazionale e delle Nazioni Unite e oggi le attaccano brutalmente, dichiarando “persona non grata” il Segretario generale Guterres e bombardando le sue Forze di pace, compreso il fior fiore delle Forze armate italiane.
Alla luce di tali comportamenti criminali protratti e ripetuti nel tempo sono maturate le condizioni per l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite. A norma dell’art. 6 della Carta, ricordo, “un Membro delle Nazioni Unite che abbia persistentemente violato i principi enunciati nel presente Statuto può essere espulso dall’Organizzazione da parte dell’Assemblea generale su proposta del Consiglio di Sicurezza”.
È tuttavia chiaro che gli Stati occidentali presenti nel Consiglio di sicurezza, a partire dagli Stati Uniti, colpevoli complici delle imprese criminali di Netanyahu, interporranno il loro deleterio veto a una proposta del genere, impedendo ancora una volta il corretto funzionamento dell’organizzazione internazionale e l’applicazione del diritto internazionale.
Ma sarebbe ugualmente importante che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite votasse una risoluzione in questo senso, dando libera e significativa espressione all’esecrazione nei confronti di Israele che proviene ormai dalla grande maggioranza degli Stati oltre che dalla stragrande maggioranza dell’opinione pubblica internazionale.
A una tale dichiarazione di principio dovrebbe conseguire l’adozione di sanzioni ai sensi dell’art. 41 e, qualora queste ultime risultassero insufficienti, potrebbe avviare un’azione militare multilaterale ai sensi del successivo art. 42, realizzando così a pieno il percorso procedurale contemplato dal Capo VII della Carta per porre fine a minacce e violazioni della pace e della sicurezza internazionale.
L’adozione di misure del genere da parte dell’Assemblea generale e di un ampio numero di Stati tra loro coordinato rappresenta oggi un’iniziativa necessaria in un momento di grave pericolo per la pace mondiale, determinato dalla politica criminale di Netanyahu, determinato a scatenare la guerra mondiale nucleare pur di evitare il redde rationem e l’inevitabile galera, ma anche dall’altrettanto criminale complicità degli Stati occidentali, con in testa gli Stati Uniti, oggi guidati da un personaggio come Biden che ormai è l’ombra di se stesso e quindi l’ombra di un’ombra.
Non mancano del resto significativi precedenti nella prassi internazionali successiva alla Seconda guerra mondiale, come soprattutto la risoluzione “Uniting for peace”, adottata dall’Assemblea generale di fronte all’inazione del Consiglio di Sicurezza.
* dal suo blog su Il Fatto Quotidiano
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alfredo simone
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