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Il “Puag” di Draghi

I leader politici in campagna elettorale si sono incontrati al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, appuntamento annuale del clericalismo imprenditoriale e di destra, diventato sede di Stato come Porta a Porta è diventata sede parlamentare.

Non sono stati invitati il reprobo Conte e ancor di meno De Magistris e tutti coloro che si oppongono a Draghi. Il quale invece avrà una giornata speciale tutta per sé.

Il banchiere capo che ha portato l’Italia in guerra contro la Russia in attesa di portarla alla fame, avrà le sue ovazioni esclusive quando parlerà di mercato e libertà, suscitando brividi di piacere nella platea di una organizzazione una volta soprannominata Comunione e Fatturazione.

Invece i capi degli altri partiti di regime, consensi ed applausi hanno dovuto spartirseli in condominio. D’altra parte su guerra, spese militari, soldi ai padroni, grandi opere, privatizzazioni, mercato ed affari, tutti i partiti presenti a Rimini sono d’accordo.

Certo, per prendere voti sono stati costretti a inventare temi sui quali litigare per distinguersi, ma mai sulle questioni di fondo. Perché sono tutti euroatlantici, cioè di destra.

Pare che tra tutti gli oratori Giorgia Meloni abbia avuto il maggiore successo. Soprattutto sul presidenzialismo. La cosa non stupisce, vista anche la platea.

Il presidenzialismo di Meloni fa seguito al sistema quasi monarchico instaurato da Napolitano e Mattarella, con i governi da loro nominati su programmi da loro definiti. Come al solito è la finta sinistra che apre la via alla vera destra. E poi fare le elezioni sul presidenzialismo, mentre il paese paga i costi della guerra e si prepara ad una crisi economica devastante, è il modo migliore scelto da Letta e Meloni per parlare d’altro. Perché poi, dopo le elezioni, tutti e due dovranno obbedire a Draghi, che con loro sarà sempre al governo.

Perché tutti i leaderini sul palco di Rimini fanno parte del PUAG, il Partito Unico degli Affari e della Guerra, il cui capo in Italia, anche per conto di quelli che lo sono all’estero, è Mario Draghi.

Chi vuole cambiare qualcosa in Italia non voti per il PUAG di Draghi e per i suoi rappresentanti al Meeting di CL.

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