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A Lampedusa la vera faccia dell’Unione Europea e del Governo Meloni

Sbandierare una presunta “invasione” degli immigrati per nascondere il fallimento delle politiche economiche e liberiste volute da Bruxelles e seguite con ubbidienza dalla nostra Presidente del Consiglio. Questa è una prima sintesi della giornata di domenica a Lampedusa, al centro, insieme al raduno di Pontida, di palinsesti televisivi e giornalistici.

Da tempo diciamo e scriviamo che il fenomeno migratorio dai paesi del Sud verso i paesi dell’Europa è il frutto di decenni di politiche di sfruttamento dei paesi occidentali nei confronti delle ricche risorse dei paesi africani. Questo fenomeno, se unito ai frequenti conflitti ed alla crisi alimentare dovuta anche agli effetti del cambiamento climatico, ha ormai determinato una crisi strutturale della fragile economia locale, e spinge centinaia di migliaia di persone a spingersi verso i paesi europei.

Ma se sono enormi e storiche le responsabilità del colonialismo europeo nei confronti dei paesi africani, è evidente che la situazione di crisi internazionale che sta rimettendo in discussione l’egemonia euro-atlantica con l’affacciarsi di altre potenze economiche e tendente ad un mondo multipolare, sta ridisegnando gli equilibri politici e militari in diversi paesi africani, lasciando intravedere ulteriori crisi, tanto da poter facilmente presagire l’aumento del numero di persone che scapperanno dall’Africa.

Ma la domanda che ci dobbiamo porre è: siamo sicuri che l’Italia non sia in grado di accogliere e regolarizzare qualche centinaio di migliaia di migranti? Fra l’altro tutti sanno che almeno il 60 % dei migranti che giungono in Italia non hanno alcuna intenzione di rimanere nel nostro paese, ma hanno come obiettivo il raggiungimento di parenti e amici negli altri paesi europei o negli USA.

Per analizzare, dati alla mano, l’impatto di questa “crisi migratoria” sulla popolazione italiana, scopriamo l’esiguità dell’impatto di questa migrazione, ma ancor di più scopriamo che la diminuizione della popolazione residente in Italia, è limitata proprio dall’aumento della presenza di cittadini stranieri.

Il 2019, dati ISTAT, vedeva la popolazione italiana composta da 59.816.000 con la presenza di 4.996.000 cittadini stranieri; nel 2023 la popolazione residente è scesa di un milione di persone, 58.850.000, ma i cittadini stranieri sono aumentati di 54000 abitanti, 5.050.000. Già questo dato evidenzia come sia molto più grave il calo demografico, con una crescita importante di emigrazione italiana giovanile verso l’estero, e  il saldo negativo del rapporto tra nati e morti, -214000 nel 2019, -320.000 nel 2023.

La popolazione italiana in età lavorativa nel 2019 era pari a 35.149.000 con 2.907.000 lavoratori stranieri, nel 2023 la popolazione in età lavorativa a fine agosto è pari a 34.272.000 con 2.635.000 lavoratori stranieri.

Appare chiaro che l’impatto di un flusso migratorio regolarizzato sarebbe utile sia per l’aumento della popolazione, sia per una migliore condizione del mercato del lavoro, oggi con livelli di sfruttamento schiavistico, proprio per la importante presenza di un esercito di lavoratori irregolari e sfruttabili.

Parlare demagogicamente del pericolo dell’invasione dei migranti è l’ennesima azione criminale e allarmistica per distrarre la popolazione italiana ed in  parte anche europea, stretta nella morsa dell’inflazione e della disoccupazione o del lavoro malpagato e precario, popolazione alla quale è sempre più difficile far digerire l’inutilità di grandi investimenti nel settore bellico per supportare una guerra etero diretta dagli Stati Uniti e sempre meno sentita dai popoli europei.

USB è da tempo impegnata nell’affiancare i lavoratori immigrati in Italia per la loro emancipazione lavorativa e l’importanza della organizzazione sindacale per rivendicare il diritto di un salario e un lavoro giusto.

 

 

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