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Contro le guerre, smontiamo la propaganda imperialista. Il 4 novembre in piazza

La guerra in Ucraina è scoppiata nel 2014, per otto anni ne hanno parlato in pochi perché per il mainstream il silenzio era il modo più agevole per gestire la contraddizione di aver supportato una penetrazione imperialistica attuata con manovalanza nazista.

Finché gli antifascisti – pochi e male armati – dovevano confrontarsi con il potente esercito ucraino, l’Occidente si è bene guardato da sollevare obiezioni.

Dopo il febbraio del 2022, quando l’esercito russo è intervenuto al fianco delle Repubbliche del Donbass, le parti si sono invertite e allora l’Occidente ha gridato allo scandalo. Succedevano le stesse cose degli otto anni precedenti, ma all’improvviso la cosa non andava più bene ai governi occidentali.

In Palestina è successo lo stesso. Per decenni Israele ha vessato il popolo palestinese nel silenzio e la complicità dei governi occidentali. Quando poi il 7 ottobre scorso la Resistenza palestinese ha sferrato un attacco più duro del solito -ma pur sempre minore a quelli che di solito fa Israele- allora in molti hanno iniziato a denunciare la barbarie del conflitto.

Se si fa una narrazione parziale, rimuovendo tutto quello che c’è stato in precedenza, si riesce a stravolgere la realtà. Non stupisce quindi che si arrivi all’ossessivo ritornello “c’è un aggredito e un aggressore”, dietro cui si nasconde il castello di menzogne della propaganda occidentale.

Per far accettare la guerra all’opinione pubblica, la propaganda deve anche sminuirne gli effetti e i rischi. Per questo, la popolazione di norma non ha coscienza di quanto siano gravi i conflitti in corso e di che esiti catastrofici potrebbero avere. Ubriacata dalla propaganda, la società non ha colto quanto sia seria l’ipotesi che nel conflitto in Ucraina si possa arrivare ad uno scontro nucleare.

Stesso discorso vale ora per quello in Palestina: se dovessero entrare altri paesi nel conflitto, allora non si potrebbe escludere il ricorso ad ordigni nucleari. Questa dovrebbe essere la narrazione principale sui mezzi d’informazione (soprattutto quelli del servizio pubblico), eppure è quasi completamente assente.

Deve partire quindi dal basso una contro-narrazione che smascheri le bugie e faccia prendere coscienza dei rischi a cui si va incontro. Ciò viene fatto con la comunicazione alternativa e con le mobilitazioni.

Il prossimo 4 novembre queste istanze si troveranno in piazza a Roma, per raccogliere le forze e cercare di portare l’Italia fuori dalla guerra.

L’Italia deve smetterla di fare il cane da guardia dell’imperialismo americano, agisca da protagonista per creare un mondo migliore. Il cambiamento può partire dal basso, per questo serve mobilitarsi.

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