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La manifestazione del 4 novembre: no alle guerre generate dall’Occidente allo sbaraglio

Tutto l’Occidente, al suo interno l’Europa, all’interno di quest’ultima l’Italia, sta affrontando una gravissima crisi che mette a repentaglio la sopravvivenza stessa della società. Un fattore chiave di questa crisi è il fallimento dei governi, infantilizzati, per dirla con Mariana Mazzucato, dal neoliberismo. Quest’ultimo consiste infatti nella totale delega al potere economico del compito di risolvere i problemi della società. L’esito di questa ideologia disastrosa è sotto gli occhi di tutti.
Secondo un antico aforisma cinese ripreso di recente da Xi Jin Ping, “il potere politico prospera quando viene esercitato in conformità con la volontà del popolo e declina quando va contro la volontà del popolo”. L’attuale crisi della politica in Occidente va vista anche alla luce di questo aforisma. I governanti europei sono allo sbando perché da tempo hanno abbandonato il riferimento che in precedenza in qualche modo avevano saputo mantenere i vecchi leader politici, non solo della sinistra, ma anche personaggi come Andreotti, Fanfani o lo stesso Craxi.
Questa perdita di senso dell’orientamento è evidente in ogni mossa degli attuali governanti occidentali. Loro unici parametri di riferimento sono l’interesse del capitale privato, da perseguire anche grazie ad incentivi personali abbondantemente profusi dal potere economico (vedi la vicenda von der Leyen-Pfizer) e la totale subordinazione a qualsiasi diktat della NATO.
I due aspetti sono ovviamente strettamente intrecciati fra di loro. Basti pensare al crescente ruolo dell’industria degli armamenti che si basa su di una prospettiva di guerra permanente e diffusa su tutto il pianeta. Proprio oggi il ministro ucraino per le industrie strategiche, Olec Kamyshin, ha dichiarato che “ciò che accade ora in Israele mostra e dimostra che l’industria della difesa a livello globale deve essere meta di investimenti per decenni”.
La risposta guerrafondaia dell’Occidente al suo declino senza prospettive consiste quindi nella guerra ad oltranza e illimitata. Ucraina e Palestina sono solo l’antipasto. Si tratta di una guerra che assume direttamente i poveri del pianeta come bersaglio, come eloquentemente dimostrato dal macello in atto a Gaza. Torna di tragica attualità lo sterminismo cui decenni fa aveva dedicato pagine profetiche il filosofo tedesco Gunther Anders.
Questa vocazione al fascismo e alla morte attraversa come una pulsione maledetta l’Occidente in decadenza. Non è casuale che il 4 novembre si contrapporranno in Italia due manifestazioni radicalmente opposte. La prima, convocata a Milano da Salvini e dalla Lega, alla disperata ricerca di uno spazio che consenta loro di sottrarsi allo spolpamento in atto da parte di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia, assume non a caso come asse programmatico la contrapposizione all’immigrazione, in nome della stantia parola d’ordine “prima gli Italiani”.
Anche la Lega del resto, come il resto della destra (Fratelli d’Italia e Forza Italia) è bovinamente allineata dietro alla NATO e, nonostante Salvini poco tempo fa strizzasse l’occhio a Putin, non ha svolto alcuna iniziativa autonoma per la pace in Ucraina, così come oggi appoggia il genocida Netanyahu anche in nome di una comune ideologia islamofobica.
Pare del resto significativo che la destra abbia in qualche modo delegato proprio Salvini, probabilmente il meno presentabile tra i tre impresentabili, a scendere in piazza in tale occasione. Non dimentichiamo peraltro che è in corso un’altra guerra, altrettanto sanguinosa delle prime due, che è quella contro i migranti.

Di questa guerra miserabile, che si declina anch’essa nelle forme dello sterminio, preferibilmente per annegamento, Salvini è l’aspirante Feldmaresciallo. Alla sua sciagurata politica di chiusura dei porti sono agevolmente riconducibili migliaia di vittime, così come a quella di smantellamento delle strutture di accoglienza è riconducibile l’attuale marasma sociale. Per la prima egli è attualmente sotto processo a Palermo per gravi reati.
Nell’altra manifestazione, si concentrano le speranze di uscire dalla spirale guerrafondaia mettendo l’Italia fuori dalla guerre in atto e da quelle che si preparano. La sua ispirazione di fondo è pacifista, egualitaria, solidale, nella consapevolezza che l’umanità potrà avere un futuro solo se si tratterà di un futuro condiviso.
Questo sia sul piano interno che su quello internazionale. Non è pensabile una pace che non sia accompagnata dalla giustizia. Così come è totale la consapevolezza del fatto che l’attuale modello di sottosviluppo guerrafondaio comporta il sacrificio dei diritti e degli interessi dei lavoratori e di tutti i settori sociali subalterni che costituiscono la stragrande maggioranza del popolo italiano, cui si contrappongono cricche sempre più esigue, anche se rappresentate in modo del tutto abnorme nel sistema politico (non solo in quello di governo ma anche nel PD).
E’pertanto di fondamentale importanza che la manifestazione del 4 novembre riesca e dia espressione al genuino sentimento pacifista nutrito dal popolo italiano che vuole stare fuori dalle guerre ed anzi ambisce a dare espressione piena al ripudio della guerra affermato dall’art. 11 della Costituzione repubblicana,mettendo in campo quelle iniziative di negoziato internazionale sempre più necessarie, in Ucraina come in Palestina come altrove, che le tristi classi politiche italiane ed europee si guardano bene dal mettere in campo,mentre continuano ad alimentare i conflitti coll’invio delle armi e con discorsi che dimostrano tutta la loro profonda ignoranza del diritto e della storia.

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