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La passività e ipocrisia dell’Occidente

Il 2 novembre le immagini della carneficina a Gaza scompaiono dalla maggioranza dei giornali occidentali. Si piangono i morti, non quelli palestinesi.

Il Paese “Indispensabile” che “tiene il mondo insieme” (come afferma il Presidente Biden, il politico che dovrebbe incarnare rispetto al suo avversario nelle elezioni del 2024, la parte più progressista degli Stati Uniti) si oppone a un cessate il fuoco e trascina con sé le democrazie occidentali, il bel giardino di Borrell.

E’ incredibile! Le autocrazie come la Russia e la Cina parlano un linguaggio di pace. Certo lo faranno per assecondare i loro interessi geo-strategici. Pronunciano tuttavia parole di saggezza politica intesa a fermare l’escalation in Medio Oriente, il massacro di innocenti a Gaza, i crimini di guerra in corso.

L’Occidente invece, nella sua passività e ipocrisia, rimane complice di una strage che alcuni analisti giuridici non esitano a denominare genocidio.

Non sono un’esperta giuridica. Mi fido delle analisi di alcuni giuristi che si riferiscono alla convenzione per la prevenzione e la repressione del reato di genocidio del 1948. Sono stabiliti all’articolo 2 i parametri in grado di individuare casi di genocidio. Almeno tre dei 5 parametri in esso delineati sono soddisfatti a Gaza.

Una professoressa di filosofia che avevo imparato a stimare per alcuni suoi ragionamenti relativi alle cause storiche del conflitto in Ucraina afferma che Israele non è una potenza occupante, e che le folle di gente ordinaria che hanno riempito le piazze sotto la forte emozione dovuta agli eventi di Gaza sarebbero antisemite.

Vorrei ricordare che l’antisemitismo ha colpito la comunità ebraica che professava in Europa la sua religione: essa era straordinariamente attiva e coesa, aveva un meritato potere economico e rappresentava una meravigliosa intellighentia. L’antisemitismo era indirizzato agli ebrei in quanto comunità religiosa e etnica.

L’antisionismo, di cui sono stati interpreti tanti ebrei, si oppone invece alla concezione in base alla quale, anche con atti terroristici contro i britannici e contro gli arabi, soprattutto nella modulazione di destra del sionismo, gli ebrei hanno il diritto a occupare con la forza la terra dei palestinesi e cacciarli dalle loro case.

Dopo il 1967 in una parte dell’establishment israeliano era popolare uno slogan: prendere quanta più terra possibile e non darla indietro. Ricorderei alla nostra filosofa che le manifestazioni per il cessate il fuoco e la protezione dei civili, se chiamano Israele potenza occupante, lo fanno in linea con le Risoluzioni ONU mai applicate, e la denuncia di apartheid in Cisgiordania elaborata dall’ONU e da altre organizzazioni umanitarie.

Considerare antisemitismo la critica al genocidio in corso attuato da un personaggio controverso quale Netanyau è vergognoso.

Considerare antisemitismo il contrasto a strategie israeliane che, dalla fine del processo di Oslo in poi, con la moltiplicazione degli insediamenti, hanno opposto l’illegalità e la violenza di Stato alla politica e alla diplomazia è una atroce mistificazione.

Queste posizioni non sono solo immorali, sono controproducenti. La giustificazione della violenza e dell’impunità di Israele alla lunga genera mostri.

Netanyahu con la carneficina di civili e i bombardamenti indiscriminati anche sui campi profughi si propone come salvatore della sicurezza di Israele sperando di restare in piedi come Premier. Non mi meraviglierei se nonostante l’opposizione che esiste nella dinamica società civile di Tel Aviv, le vittorie militari enfatizzate dalla propaganda nostrana come sconfitta del terrorismo non regalino al Primo Ministro israeliano ossigeno politico.

La continuità in nome della ritrovata sicurezza sarà forse scelta dalla società israeliana che si è spostata sempre più a destra ed è ricattata dalle forze religiose e oscurantiste.

I politici statunitensi hanno nel loro dna l’impossibilità di prendere le distanze da Israele. Si inimicherebbero i donatori ebrei e cristiani, i gruppi di interesse, condannerebbero automaticamente la loro carriera politica.

Democratici e repubblicani senza differenze incisive assicurano l’impunità di Israele da decenni. Obama si opponeva alla politica degli insediamenti illegali, ma non ha saputo opporre alcuna sanzione quando Netanyahu ha snobbato le sue esortazioni.

I falchi dell’amministrazione odierna mostrano al mondo una finta cautela. Si pronunciano a favore delle “pause umanitarie” (le vittime vanno curate e nutrite, poi i bombardamenti possono riprendere) e fingono di subire le decisioni di Tel Aviv.

Come accaduto con l’Ucraina, il gioco delle parti è stucchevole. Zelensky impersonava il falco rispetto a Biden divenuto colomba. Allo stesso modo si fa credere che Israele possa come l’Ucraina avere una politica estera indipendente da quella degli USA, il loro maggiore sponsor. Se Washington volesse veramente mirare a una de-escalation, non invierebbe le porta aerei nel Mediterraneo.

I burattini europei sanno che se si distanziano dalle posizioni statunitensi mettono a repentaglio la loro esistenza politica. Lo spirito gregario e conformista trionfa. L’assenza di diplomazia è spiegata.

A causa delle guerre in corso e in virtù di una narrativa che predica lo scontro di civiltà e inventa minacce contro la democrazia, le classi dirigenti europee hanno costruito l’alibi, di fronte all’opinione pubblica, per ricompattarsi intorno all’alleato egemone.

Non ci sono esitazioni neanche di fronte al pericolo di una “major war”. Il rischio in Europa Orientale è stato affrontato a cuor leggero. Il Direttore dello IAI, Istituto di ricerca i cui studi portano miracolosamente alle stesse soluzioni individuate dai neoconservatori statunitensi, nei suoi ripetuti interventi ripete assiomi mai dimostrati. ‘La difesa della democrazia europea passa per la difesa dell’Ucraina libera’.

Come si permette la Presidente Meloni di ripetere in una telefonata truffa a due comici russi (la tragedia diviene farsa) che c’è stanchezza verso la guerra in Ucraina? I vari Tocci, Parsi, Panebianco, Molinari non sono stanchi. Una generazione di diciottenni ucraini sacrificata, un Paese distrutto li vede ancora arzilli e pronti a celebrare una narrativa senza fondamento. Descrivono in modo surrealistico l’accerchiamento da parte delle autocrazie dell’Occidente libero al fine di far continuare il massacro in Ucraina e in Medio Oriente.

La Russia non vuole arrivare a Kiev e non ha nessun sogno imperialista in Europa. Una studiosa non può non saperlo. Farebbe bene altrimenti a tornare sui banchi di scuola. Mosca non ha la potenza economica e militare per opporsi alla NATO.

Kiev, Mosca e l’Europa hanno un identico interesse. L’Ucraina neutrale e ricostruita. La  pacificazione della regione orientale dell’Europa.

In Medio Oriente si profila un allargamento del conflitto con conseguenze spaventose. L’Occidente, respingendo il cessate il fuoco, fomenta il rischio.

I cani da guardia cercano di convincerci che non esiste alternativa diplomatica. Iran, Hezbollah, Paesi arabi hanno reazioni fino ad ora simboliche. Razzi che non fanno danni, dichiarazioni bellicose, abbaiano.

Le portaerei americane sono un dato senza precedenti. I rapporti di forza sono a favore di Tel Aviv e Washington. L’Occidente è il soggetto che deve fermare l’escalation.

Il leader degli Hezbollah Nashrallah, nel suo atteso discorso, non ha dato soddisfazione alla stampa occidentale che da giorni prepara l’opinione pubblica ai nuovi orrori descrivendo l’Iran e gli Hezbollah pronti a trascinate Tel Aviv e Washington nel conflitto. +

Il leader libanese pur scatenando la sua retorica contro Israele ha messo in chiaro che il massacro del 7 ottobre è stata opera esclusiva di Hamas e che tra Iran, Hezbollah e Hamas non vi sono legami automatici.

I paesi arabi e la Turchia si limitano  a condannare l’azione barbara di Israele a Gaza. La Turchia osa chiamare Israele criminale di guerra al fine di tener buone le opinioni pubbliche. Al momento non sembra vogliano entrare in un conflitto per il popolo palestinese, per i derelitti della terra.

Nessun politico del centro-sinistra e del centro-destra, in sintesi le classi dirigenti che governano l’Europa, prende nettamente posizione contro il massacro. I difensori dei “diritti umani” mostrano il loro vero volto.

Ho rivolto sui social un appello al Presidente Mattarella. Possibile che alla sua veneranda età, dopo avere avuto tutto dalla carriera politica e essere appartenuto, a prescindere dal sottogoverno e sottobosco democristiano, a una tradizione importante cattolica e sociale, che ha espresso statisti come Aldo Moro, possibile che il nostro Presidente della Repubblica, garante dei valori costituzionali, fino all’ultimo giorno opterà per la convenienza politica senza in alcun modo abbracciare l’etica della convinzione?

Un cattolico dovrebbe avere empatia per la sofferenza umana. I bambini tremanti e mutilati che arrivano in ospedali senza medicine e antidolorifici, senza acqua, elettricità, meritano compassione e difesa.

Il Presidente Mattarella potrebbe essere una voce morale, chiedere il cessate il fuoco, opporsi alla barbarie.

Leggo invece esterrefatta le sue dichiarazioni sulla democrazia di cui sarebbero strumenti la NATO e l’Europa, gli appelli a inviare nuove armi all’Ucraina, una strabiliante frase in cui menziona i crimini di Hamas ma non quelli israeliani.

Presidente, i bambini la guardano, le vittime la guardano, la Storia potrebbe non perdonarla.

* ex ambasciatrice italiana in Belgio, da La Fionda

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