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Il genocidio da cancellare

Stiamo assistendo a un crescendo di minacce di USA e Israele nei confronti della Corte penale internazionale e, al tempo stesso, a un tentativo di ridefinire il significato della parola “genocidio”.

Il primo atto mette in gioco il tipico arsenale mafioso del potente che non accetta il giudizio esterno al proprio potere; è così che, assieme all’intimidazione, troviamo in USA e Israele la negazione del principio della legge uguale per tutti e dell’universalità del diritto.

Una tale arroganza costituisce un grave attacco alla giustizia internazionale e, in definitiva, un’arbitraria ridefinizione del significato stesso della parola “democrazia”, riducendola alla legge “del più forte”. Un atto decisamente antidemocratico.

Sulla mortificazione del significato del termine “genocidio”, si può constatare una innegabile sacralizzazione di Israele.

Il termine è infatti utilizzato così che non possa essere riferito all’operato dell’esercito israeliano, dunque dotandolo di un’alea sovrastorica, in quanto riferibile solo alla Shoah o, al limite, a situazioni dove l’attitudine genocidaria appartiene a paesi o popoli non alleati con l’Occidente.

C’è una appropriazione dispotica del significato, sradicandolo da ogni sua concreta determinazione.

Il significato del termine “genocidio” richiama certamente alla memoria quell’evento tragico; ma proprio per evitare che possa ripetersi un Olocausto, la comunità internazionale si è dotata di una Convenzione per la prevenzione di questo orrendo crimine.

Ed è ad essa – e alla legge internazionale – che bisogna riferirsi per definire cosa costituisca “genocidio”, e non a opinioni o stati emotivi particolari. Dunque, il significato del termine non deve essere riferito a un passato ormai remoto, bensì a qualcosa che può essere di fronte a noi.

Nel corso della guerra contro Gaza, l’esercito israeliano sta adottando pratiche che sono in qualche modo riferibili al significato del termine “genocidio”, ossia all’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religiose, come tale.

La stessa Corte internazionale di giustizia ha affermato la “plausibile” presenza di elementi genocidari nel comportamento di Israele. Ma anche le motivazioni con cui il Procuratore della Corte penale internazionale richiede un mandato di cattura per Netanyahu e Gallant rimandano in qualche modo al genocidio.

Basta mettere uno accanto all’altro gli atti che costituiscono genocidio e quelli per cui è richiesto l’arresto dei leader israeliani per rilevare una certa “somiglianza”; basta cioè interpretare il significato in relazione al comportamento di Israele nella Striscia di Gaza per almeno sospettare che vi sia in corso un genocidio.

* da Facebook

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