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L’assordante silenzio sulla vicenda repressiva contro il compagno Luigi Spera di Palermo

Stiamo registrando in queste ultime settimane – attraverso il configurarsi di vari episodi e il palesarsi di dispositivi normativi sempre più autoritari – un accentuazione dei caratteri repressivi dell’azione del governo, delle Procure, degli uffici investigativi contro qualsiasi forma di mobilitazione e di dissenso politico e sociale.

Studenti in lotta, solidali con la Resistenza Palestinese e attivisti dei sindacati conflittuali sono tra i target preferiti contro cui si scagliano denunce penali, sanzioni amministrative e condanne “esemplari” se rapportate ai fatti in oggetto. Lo stesso “esercizio democratico” (dai cortei nel centro delle città all’agibilità culturale e sociale delle Università) è sottoposto ad uno stringente controllo tendente a circoscrivere i “luoghi della protesta” in una sorta di “recinti predeterminati e spasmodicamente iper/controllati”.

Siamo arrivati al punto che – persino – “autorevoli esponenti di testate giornalistiche prestigiose” (dalla Stampa a Repubblica) si lamentano del “clima d’ordine” esistente anche se poi si dimenticano volutamente che – parimenti – lo stesso comportamento dispotico era interpretato dai loro sponsor politici oggi, temporaneamente, “all’opposizione”.

Insomma non è un clima facile per quanti – quotidianamente – nei posti di lavoro, nei territori e nell’intera società resistono alle politiche governative e padronali, per quanti si battono per il diritto allo studio, per la difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro, per quanti si oppongono allo stupro ambientale dei territori e per gli attivisti del movimento contro la guerra e per la solidarietà con i popoli aggrediti dall’imperialismo e dalle nuove forme del colonialismo euro/atlantico.

C’è l’esigenza – forte – di una mobilitazione contro l’insieme dei tentativi di criminalizzazione delle lotte sociali e c’è la necessità di rilanciare le “ragioni sociali” che alimentano queste proteste contrastando ogni mistificante azione di opacizzazione e distorsione dei loro contenuti programmatici.

E’ tempo – quindi – di una azione di controinformazione culturale e politica a tutto campo e di uno schieramento articolato che sia in grado, non solo di porre un deciso Stop a tale campagna di intimidazione e di palese restringimento della libertà di lotta e di organizzazione ma – soprattutto – di impedire che in un artificioso contesto di silenzio e di disorientamento siano colpiti materialmente molti soggetti di queste mobilitazioni e vertenze verso i quali – invece – andrebbe assicurato un sostegno deciso ed un necessario quanto esponenziale allargamento delle simpatie e del consenso sociale.

In tale contesto di Repressione voglio richiamare l’attenzione su una vicenda umana e politica, quella del compagno di Palermo, Luigi Spera la quale, fuori dalla Sicilia, è sostanzialmente sconosciuta

Luigi, quarantadue anni, Vigile del Fuoco, iscritto all’Unione Sindacale di Base è detenuto, da molti mesi, prima in regime di isolamento carcerario a Palermo e poi nel Carcere Speciale di Alessandria (ossia dall’altra parte del paese rispetto al suo luogo di residenza) con la pesante accusa di “terrorismo”.

I fatti di cui è accusato Luigi sono risibili.

Lo scorso 26 novembre 2022 la sede della multinazionale LEONARDO Spa (azienda a “partecipazione statale” italiana che produce vari sistemi d’armi in uso nei principali scenari bellici, tra cui il Medio Oriente) fu oggetto di una contestazione pubblica, a seguito di una ennesima strage in Kurdistan, durante la quale alcune fumogeni/fiacccole incendiarie – quelle che di solito vengono usate per colorare i cortei oppure allo stadio ed in altri momenti ludici – furono lanciati oltre il cancello che delimita la sede di Palermo di questa società.

Per la stampa locale, per l’Azienda e per la Procura della Repubblica quei gesti simbolici (i quali non procurarono nessun danno materiale a persone o a cose) furono trasformati in “atti di terrorismo” e di “allarme democratico”.

Luigi ed altri due compagni furono arrestati nonostante l’assenza di prove concrete o di qualsivoglia flagranza del reato. Da allora è iniziata una lunga e pesante persecuzione fisica e materiale attraverso la carcerazione, il prolungato regime di isolamento a Palermo, il trasferimento punitivo ad Alessandria e il “marchio”di “pericolosità sociale” impresso sulla vita di Luigi e degli altri compagni.

In queste settimane il Tribunale di Palermo ha respinto il riesame delle misure disposte per i tre attivisti confermando, quindi, i caratteri della persecuzione e della esplicita punizione preventiva contro chiunque osi criticare l’operato del complesso militare/industriale italiano e l’insieme delle produzioni di morte.

Attorno alla vicenda del compagno Luigi Spera e delle attiviste e degli attivisti del Collettivo ANTUDO occorre riaccendere l’attenzione per strappare dalle mani di una assurda quanto feroce repressione i compagni palermitani.

Luigi non è un “oscuro quanto maldestro terrorista” ma è un vigile del fuoco, istruttore sportivo, in prima fila nelle esperienze di solidarietà dal basso nei quartieri popolari del centro storico di Palermo. Esperienze sociali ed aggregative come la Palestra Popolare Palermo a cui fanno riferimento atleti pluripremiati, o l’Ambulatorio Popolare Centro Storico, che da anni è un presidio sanitario autorganizzato che permette a tutte e tutti di accedere a cure gratuite, oltre alla militanza sindacale nell’USB, sono i luoghi dove ha sviluppato la propria azione politica nella città siciliana.

Riportiamo Luigi nei suoi e nei nostri luoghi!

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1 Commento


  • Giuseppe Gigante

    le libertà democratiche si restringono sempre di più.

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