Assieme all’afa, da Trieste a Bolzano, quest’estate ha riportato in voga la soffocante misura repressiva dell’Avviso orale nei confronti di militanti anarchici, misura già largamente impiegata contro gl* attivist* No Tav in Val di Susa.
Dietro l’apparenza paternalisticamente bonaria, in assenza di reati imputabili, tale provvedimento minaccia la possibilità, qualora le persone destinatarie non dimostrino di aver mutato la loro condotta, l’applicazione della Sorveglianza speciale di P.S., prevista per i soggetti socialmente pericolosi. Quest’ulteriore misura, introdotta per i sospetti di mafia (Art. 3 D.lgs. n. 159/6 settembre 2011), può comportare l’obbligo di dimora nel comune di residenza, la sospensione della patente di guida, il divieto a partecipare a riunioni e manifestazioni pubbliche, nonché l’interdizione a frequentare determinati luoghi o persone.
Analogamente, negli ultimi anni, si sta assistendo ad analoghe e collegate misure che, in modo strisciante, hanno come evidente obiettivo le lotte sociali e gli oppositori politici. Il Foglio di via obbligatorio è diventato uno strumento ordinario di gestione dell’ordine pubblico nei confronti di attivisti del sindacalismo conflittuale e dell’ambientalismo radicale, insieme o in alternativa alla sorveglianza speciale, a cui si sommano “misure di prevenzione” quali l’obbligo o il divieto di dimora.
In tutti questi casi, all’intimidazione si accompagna il ricatto mirante ad imporre il cambiamento di stile di vita a persone per le quali la rivolta contro le ingiustizie è parte integrante della propria etica, del proprio modo di pensare e stare al mondo, evidentemente inconcepibile per chi lo ritiene tristemente l’unico e il migliore possibile.
Di fronte al crescendo di simili misure liberticide, forte è la sensazione di déjà vu. Con le Leggi speciali per la difesa dello Stato, del 6 novembre 1926, il regime fascista estese l’istituto dell’ammonizione ai politici, mentre in precedenza era riservato ai pregiudicati comuni.
Il provvedimento fu perfezionato con il nuovo testo delle leggi di P.S. del 18 giugno 1931. Per motivi politici potevano essere ammonite «le persone designate dalla pubblica voce come pericolose socialmente per gli ordinamenti politici dello Stato». Gli ammoniti non dovevano frequentare le «cattive compagnie» ed erano obbligati a trovare uno «stabile lavoro» e a non uscire di casa dalle ore 20 alle 7 del mattino, evitando di «trattenersi abitualmente nelle osterie, bettole o in case di prostituzione», secondo il parere e lo zelo delle questure.
Un complice abbraccio solidale, dunque, alle nostre compagnie di strada.
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