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“Sulla vittoria di Maduro ci mettiamo la mano sul fuoco”

Mancano ormai poche ore alle votazioni per le elezioni presidenziali venezuelane. Che vedranno sfidarsi il presidente in carica Maduro del Psuv e ben 13 candidati dell’opposizione.

In realtà, gli unici candidati veramente in corsa sono il duo Machado/ Gonzalez (anche se formalmente solo Gonzalez è il candidato in quanto Corina Machado è stata esclusa dalla competizione) della lista Vente Venezuela, un movimento di estrema destra con forti posizioni neoliberiste.

Come membri della spedizione italiana della pattuglia di osservatori internazionali possiamo però confermare della irrealtà assoluta circa i fantomatici “sondaggi indipendenti” che vedono Gonzalez in vantaggio di ben 20 punti percentuali su Maduro. Da qui “sul campo” l’esito pare invece scontato, ovvero la riconferma di Nicolas Maduro alla presidenza.

Certe notizie fatte circolare dalla stampa occidentale e dall’opposizione venezuelana sembrano più un tentativo di prepararsi al dopo gridando al complotto di regime e ai brogli.

E si spera ovviamente che non tentino ancora una volta di sovvertire l’esito elettorale tramite golpe. È già successo. Potrebbe ancora succedere.

Insomma, l’estrema destra, nonostante il suo atavico vittimismo e il suo continuo piagnucolare di brogli, non sembra aver recuperato abbastanza consenso per sovvertire un risultato già scritto.

Certo sarà importante anche la qualità della vittoria di Maduro, se trionfo assoluto o semplice vittoria. Ma appunto l’esito finale non cambierà.

D’altronde la situazione economica in Venezuela è decisamente migliorata negli ultimi anni. I tempi duri dovuti al bloqueo statunitense sembrano effettivamente tramontati.

Una mano l’ha data sicuramente la guerra in Ucraina, che ha fatto salire nuovamente il prezzo del petrolio, ma tanto hanno contato i provvedimenti per migliorare il sistema produttivo industriale.

Si è raggiunta infatti il 90% di autonomia alimentare, con riforme in campo agricolo e ottimizzazione delle lavorazioni industriali. In più politiche monetarie che hanno permesso di mettere un freno all’inflazione e alla conseguente galoppante svalutazione del Bolívar.

Da osservatori internazionali ci sono bastati pochi giorni di semplici colloqui con i cittadini venezuelani per capire che il consenso del presidente Maduro è ancora grande.

Si tratta di elezioni e quindi in teoria tutto può succedere, ma pensiamo di poter mettere tranquillamente la mano sul fuoco sulla vittoria del Psuv e dei suoi alleati.

Nella giornata di giovedì abbiamo assistito infatti alla imponente manifestazione pro Maduro per la fine della campagna elettorale.

Per i nostri occhi occidentali qualcosa di mai visto, una folla grandissima ma soprattutto una composizione sociale a cui noi delle sinistre occidentali non siamo più abituati.

Una vera marcia di popolo, un entusiasmo incredibile che fa apparire ridicole le accuse di cooptazione dei manifestanti da parte del governo venezuelano, lanciate dai soliti media occidentali.

Non neghiamo di esserci addirittura commossi nel vedere l’orgoglio di una popolazione nel resistere ad embarghi e alle violente politiche statunitensi e nel voler continuare a costruire una società più giusta, una società socialista.

Un comizio poi che in realtà è stato spettacolo puro, con canti e balli che si alternavano ai discorsi di Maduro.

E soprattutto proclami contro l’imperialismo gridati da migliaia e migliaia di persone.

Spettacolo che avrebbe sicuramente inorridito la sinistra liberal delle nostre parti, in quanto manifestazione autenticamente popolare, senza sconti, tra musica anche un po’ tamarra e preghiere al Signore affinché permetta al popolo venezuelano di proseguire il suo cammino verso il socialismo.

Ora si tratta solo di aspettare. Domenica sera i risultati saranno già noti solo qualche ora dopo la fine delle votazioni. Ma noi, ripetiamo, la mano sul fuoco ce l’abbiamo messa.

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