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Madrid: in libertà i 45 manifestanti arrestati sabato


Per gli spagnoli il 23F, il 23 di febbraio, è la data in cui nel 1981 il tenente colonnello della Guardia Civil Antonio Tejero fece irruzione in Parlamento pistola alla mano annunciando un colpo di stato a pochi anni dall’inizio di un processo di transizione che quell’episodio, formalmente fallito, contribuì fortemente a orientare verso la conservazione della struttura economica e politica della dittatura all’interno della nuova forma istituzionale della “democrazia parlamentare”. 

Non è un caso, quindi, che proprio sabato scorso centinaia di migliaia di persone siano scese in piazza contro le politiche di austerità in una cinquantina di città dello stato, rispondendo all’appello delle cosiddette ‘maree’, ognuna delle quali, attraverso la scelta di un colore, si è in questi mesi battuta e mobilitata contro i tagli a scuola e università, contro la privatizzazione degli ospedali, contro i licenziamenti ecc.

Sabato scorso le maree avevano deciso di ‘colpire unite’, e così hanno fatto, inondando le città all’insegna della protesta contro i tagli e per chiedere le dimissioni di un governo Rajoy sommerso dagli scandali e dalla corruzione. A Madrid si è svolta, ovviamente, la manifestazione più partecipata.  Insegnanti in verde, medici e infermieri in bianco, movimenti femministi in viola, associazioni ecologiste, gruppi di ‘indignati’ e minatori del nord della Spagna in nero, hanno raggiunto la Plaza de Neptuno, scandendo slogan contro la politica di austerità del governo di Mariano Rajoy, tesa a recuperare 150 miliardi di euro in tre anni per ridurre il deficit del Paese ma che sta distruggendo l’economia del paese ed ha già portato la disoccupazione al 26%. 

Ma la marea umana di gente arrivata nella capitale ha dovuto fare i conti in serata con un vero e proprio assalto delle forze di polizia contro i dimostranti, 45 dei quali sono stati arrestati. Di nuovo violenza pura e ingiustificata quella dei poliziotti in tenuta antisommossa, che hanno addirittura fatto irruzione in un bar nel quartiere di Atocha per manganellare e portar via gli inermi manifestanti. Che sono stati, per fortuna, tutti liberati nei giorni scorsi, dopo che ben 17 di loro sono dovuti passare per i tribunali di Madrid accusati dalla polizia di vari reati legati alla ‘disobbedienza alle autorità’ e alla ‘violenza’ e ‘danneggiamenti’.

Nonostante tutto, però, tutti e 17 i processati – così come i nove minorenni arrestati – sono stati rimessi in libertà senza accuse, a dimostrazione del carattere completamente arbitrario dell’azione della polizia spagnola che si trincerà dietro i soliti motivi: nella piazza agivano dei black bloc violenti e aggressivi. Ma le piazze di sabato hanno dimostrato una rabbia sociale e una determinazione che è andata ben oltre le consuete proteste di questi anni, mettendo insieme indignados e sindacalisti, cittadini arrabbiati e giovani organizzati. Molti dei quali sono tornati a casa con lesioni importanti o hanno dovuto far ricorso ai pronto soccorso grazie alle cariche dei reparti della polizia in assetto antisommossa. Alcuni testimoni hanno raccontato che sabato sera alcune camionette della polizia si sono lanciate a tutta velocità contro la folla per disperdere i manifestanti, con il rischio di ammazzare qualcuno.

E’ evidente che più aumentano le difficoltà per le classi dirigenti spagnole più il governo fa ricorso alla violenza contro le continue e tenaci manifestazioni popolari. Quella del governo centrale e di quelli locali – retti soprattutto dalla destra ma anche dai socialisti – sembra una corsa contro il tempo a smantellare quanto più possibile lo stato sociale e l’infrastruttura del paese. Di oggi la notizia che l’amministrazione comunale di Madrid vuole accorpare numerose scuole in nome del risparmio dei fondi pubblici – il che porterà alla chiusura di 12 istituti materni, primari e secondari – mentre dall’altra parte ha deciso un aumento dei finanziamenti a scuole gestite dalle gerarchie ecclesiastiche e dalla sezione iberica di Comunione e Liberazione.

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