Si è respirata tanta indignazione e rabbia nelle piazze d’Italia che oggi hanno visto un’ampia partecipazione per la giornata di mobilitazione nazionale indetta da USB e da altre forze politiche e sociali contro quel ddl 1660 che esaspera ed estremizza quella stretta democratica che da anni ha progressivamente ridotto gli spazi di agibilità politica e sindacale nel nostro paese.
Quel ddl oggi rappresenta la chiara volontà del Governo Meloni, in nome di un ostentato odio di classe, di azzerare ogni forma di protesta.
Le tante piazze che hanno animato la giornata di oggi hanno ben colto il nesso esistente tra l’escalation bellica, l’economia di guerra, la distrazione di ingenti risorse dal versante sociale a quello bellico e la chiusura di ogni spazio di democrazia e dissenso contenuto nel ddl 1660.
D’altronde ad un governo che non da nessuna risposta sul miglioramento delle condizioni di vita e dei diritti delle persone non resta evidentemente che tentare di criminalizzare l’emergenza sociale.
I salari che non aumentano, i rinnovi contrattuali fermi al palo o comunque ben al di sotto dell’inflazione, l’aumento esponenziale di prezzi di cibo, energia e materie prime fanno il paio con l’assenza di politiche industriali, energetiche e sulle infrastrutture.
Il nostro paese entra nella spirale recessiva e le transizioni in atto rischiano di essere pagate con la perdita di migliaia di posti di lavoro ed un ulteriore attacco ai diritti sociali e di chi lavora.
La prossima legge di bilancio, in piena ottica austeritaria, indica con chiarezza che nella testa di questo Governo e del padronato Italiano le lavoratrici e i lavoratori devono pagare tutto il prezzo di queste politiche asservite a quella logica della guerra che ci sta trascinando verso il baratro di un nuovo conflitto mondiale.
USB a partire da oggi vuole e deve reagire con forza a questa condizione cosi brutale ed opprimente.
A partire dal prossimo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori del pubblico impiego previsto per il 31 ottobre, fino alla mobilitazione dell’industria dell’8 novembre, i momenti di lotta devono continuare e dire con chiarezza come la nostra organizzazione intende stare in campo.
Ma è solo l’inizio, questo di oggi, di un lungo percorso che indica per tutte e per tutti l’indifferibilitá e l’urgenza di uno sciopero generale e generalizzato.
Mobilitiamoci, con forza. Che sia lotta e conflitto.
Che sia sciopero generale.
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