Ha fatto giustamente scalpore la vicenda che ha visto coinvolta il 28 ottobre una scolaresca di Genova in un’attività di alternanza scuola lavoro in cui la polizia insegnava ai ragazzi l’uso del manganello.
La vicenda è venuta alla luce perché in quella situazione qualcuno si è reso conto che quello che stava accadendo non era affatto normale e ha deciso di filmare la scena; così è stato possibile gettare luce su ciò che da tempo l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia: la presenza invasiva e in aumento esponenziale dei militari e delle forze dell’ordine nelle nostre scuole, una presenza che niente ha di educativo ed anzi è in pieno contrasto con quell’educazione alla pace che tante scuole inseriscono nei propri piani dell’offerta educativa.
Ci sarà un dirigente scolastico che si assumerà la responsabilità di aver permesso uno scempio educativo di tale portata? Ci sarà qualche genitore che protesterà? Qualche docente che prenderà coscienza e comincerà insieme a noi ad opporsi alla costante militarizzazione delle nostre scuole? Si tratta di attività pensate e finanziate che puntano a inculcare nelle giovani generazioni quei “valori” che hanno ribadito anche le recenti linee guida sull’educazione civica del ministro Valditara.
La scuola è il campo privilegiato di tali interventi, e ci aspettiamo che per il prossimo 4 novembre molte scolaresche saranno coinvolte nelle celebrazioni della giornata delle forze militari.
D’altra parte da quest’anno esiste una nuova legge, approvata il 1° marzo 2024, che dichiara il 4 novembre “Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate”, una legge tutta incentrata sul ruolo che dovranno svolgere le scuole: “Le istituzioni nazionali, regionali e locali e gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nel rispetto dell’ autonomia scolastica, possono promuovere e organizzare cerimonie, eventi, incontri, conferenze storiche, mostre fotografiche e testimonianze sui temi dell’Unità nazionale, della difesa della Patria, nonché sul ruolo delle Forze armate nell’ordinamento della Repubblica, anche con riferimento alle specificità storiche e territoriali” [art. 2, comma 1, l. 1° marzo 2024, n. 27].
Tali celebrazioni rappresentano un ulteriore avanzamento rispetto al processo di “normalizzazione della guerra” e di marginalizzazione della cultura della pace, l’ennesima narrazione retorica, militarista, falsa e mistificata, che tace sulla violenza, sulle distruzioni, sul sangue, sulle morti di quella guerra e di tutte le guerre, ne occulta gli orrori e i genocidi, presenta gli eserciti come forze umanitarie, lo scontro bellico come inevitabile, le spese militari come necessarie per la sicurezza e la difesa, l’arruolamento dei giovani come tributo all’amor di patria.
Si prospetta, dunque, un 4 novembre all’insegna del nazionalismo, veicolato nelle scuole attraverso la retorica del compimento dell’unità nazionale, e del militarismo, quale occasione per esaltare il passato bellicista, e con esso il presente, proprio nel momento in cui lo spettro di una guerra totale appare all’orizzonte.
Il 4 novembre è un giorno di lutto, da dedicare alla memoria e alla riflessione, ma è anche il momento dell’indignazione sia per i dieci milioni di morti della Prima guerra mondiale sia per le vittime di tutte le guerre.
Per queste ragioni come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università invitiamo gli studenti e le studentesse, le famiglie, il personale scolastico docente a promuovere iniziative per contestare l’imperante narrazione bellicista e condannare l’esaltazione acritica delle idee di patria, difesa e sicurezza sempre più dilaganti, sempre più Sul nostro sito web ( www.osservatorionomilscuola.com preoccupanti. ) mettiamo a disposizione due strumenti operativi: un vademecum utile per contrastare le contiguità tra scuola e forze armate e una dichiarazioni di indisponibilità a partecipare a qualsivoglia attività prevista dalle istituzioni scolastiche per il 4 Novembre.
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