La dimostrazione di questo assioma è quotidiana, nell’egoismo diffuso del materialismo consumista, nell’insensibilità incosciente di chi non ascolta, o accoglie con fastidio le dimostrazioni pratiche della povertà. La povertà vera non è nulla di commovente, nulla che sia facile o piacevole da descrivere.
Fra le sue pieghe si può certamente trovare spiritualità e saggezza (io l’ho trovata), ma occorre esservi predisposti, sin da prima che essa si occupi di te, perché quando lo fa, si prende tutto: casa, possedimenti materiali, salute, orgoglio e dignità, e riconquistarli ha il prezzo della tua stessa vita.
Vi parlo di povertà perché sono povero, ed io la capisco. La povertà è denti rotti e mancanti (a me ne mancano 16), cure negate, malattie endemiche trascurate e lasciate correre. La povertà è l’essere indifesi di fronte all’abuso, il dover chiedere quel che si sa verrà probabilmente negato, il lasciar scorrere su di te la prepotenza del sistema.
La povertà è alienazione, esclusione… a tratti follia e disperazione, un lungo cunicolo senza uscita… un tunnel dove la speranza muore e si azzera, dove le prospettive divengono piatte e inutili, dove il futuro si annulla e diviene paura.
La povertà quindi non è nulla di poetico, ed il trovare poesia deriva dalla compassione che hai già, non quella che troverai intorno a te… perchè nessuno realmente te ne darà, se non formalmente… per il semplice fatto che non capiscono, non sanno davvero con che cosa hanno a che fare.
Non lo sanno i politici, non lo sanno gli ecclesiastici, non lo sanno i finti santoni, non lo sanno gli sbirri, non lo sanno i giudici, non lo sanno i pietosi, pelosi, perbenisti, non lo sanno i caritatevoli piccolo borghesi annoiato-buonisti, ne sanno poco e poco ne comprendono persino gli addetti ai lavori.
Solo i poveri capiscono realmente la povertà, perché bisogna provarla per capire davvero cosa sia, come essa divori morale, etica e dignità, come essa azzeri e annulli tutte le chiacchiere inutili fatte intorno e attorno a lei.
I poveri nessuno li ascolta davvero, fingono i più, i compassionevoli veri sono pochi, pochissimi… quelli che capiscono persino meno, perché un povero… non è credibile, non potrebbe mai essere un intellettuale, un saggio, uno scrittore vero, un poeta, o un artista figlio d’arte come me.
La povertà è legata alla filosofia corrente, all’ignoranza, alla stoltezza, all’alienazione, ed oggi più che mai essa viene vissuta e descritta dai più come una forma di colposa e degenerante auto esclusione, quasi fosse una scelta cosciente.
Non parlate di povertà se non sapete, non irridete con la vostra patetica e distratta attenzione qualcosa di cui non avete intenzione di scrutare la profondità… che non vi interessa, che vi spaventa, che rappresenta un peso inutile nel vostro risiko delle strategie…
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