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Palestina-Israele: la fine della supremazia zelota

Superati i 15 mesi di genocidio a Gaza, domenica 19 gennaio sarà la data di inizio della tregua tra lo stato sionista e Hamas.

L’incertezza è massima perché i razzisti messianici sono contrari alla tregua e hanno votato in questo senso nel governo zelota.

Nonostante tutte le tensioni sono convinto che la tregua, almeno per la prima fase, reggerà perché l’ha voluta Trump, non per scopi umanitari ma perché con il suo insediamento vuole dimostrare la sua autorità e sicuramente perché si vuole impegnare in altri campi, allo stato delle cose tutti da scoprire.

Per i fanatici sionisti la tregua è invece una sciagura perché il loro obiettivo è la pulizia etnica della Palestina Mandataria e questo arresto mette in discussione il percorso verso la “grande Israele”.

Chi ci guadagna con la tregua?

Avevo argomentato un anno fa che un esercito potente perde se non annienta un esercito debole, mentre dopo oltre un anno, la distruzione di Gaza con almeno 47mila morti [il 50% in più, secondo la rivista medica inglese Lancet, ndr], l’assassinio di alcuni leader di Hamas, la messa in un angolo di Hezbollah e la dissoluzione della Siria, la resistenza palestinese continua a operare anzi ha ricostruito i suoi ranghi colpendo duramente i militi IDF.

Al contrario un esercito debole vince se quello potente non riesce ad annientarlo e nel caso di Hamas, anzi, si è ricompattato.

Insomma è la vittoria di Hamas e la sconfitta dei sionisti, messianici in particolare.

Lo stato zelota ha dovuto accettare la tregua per le perdite militari, che sono pesanti, nonostante le cifre edulcorate, per cui dopo la guerra del 1948/49 (6.373 morti) e quella del Kippur del 1973 (2.656 morti) quella attuale è costata 1.969 morti (987 militari e 982 “civili”).

I morti dello stato sionista pesano, ma pesano di più il crollo dell’economia (sia per con il blocco del porto di Eilat, sia per l’azzeramento del turismo), sia la messa in stato d’accusa dello stato sionista presso le Corti internazionali, e quindi pesa anche la perdita della “verginità” di immagine dei sionisti: non sono più delle vittime, ma brutali carnefici.

Ci sono degli aspetti che possono portare a ulteriori sviluppi.

Se verrà liberato Marwan Barghouti, fatto osteggiato da Abbas, la collaborazione della ANP con lo stato razzista verrà messa in discussione e per questo il governo Netanyahu ha cercato di impedirlo, ma credo che essendo stato approvato l’accordo da Hamas, questo di Barghouti era uno dei loro punti imprescindibili.

Credo che i colonialisti messianici non si adageranno ad accettare la tregua e quindi sarà proprio in Cis-Giordania che sfogheranno la loro rabbia, è solo una questione di tempi e opportunità.

Quello certo è che è finito il tempo in cui i sionisti potevano fare tutto e il contrario di tutto: nonostante l’esercito potentissimo, è finita la supremazia degli zeloti.

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1 Commento


  • Leonardo

    Ciò che trovo straordinario e su cui, credo, non si rifletta abbastanza, è che, in una situazione in cui tutti i nostri popoli occidentali se la sarebbero data a gambe da anni, i palestinesi insistono a rimanere nella loro terra. Ad onta di stermini, oppressione, affamamenti, soprusi, annichilimento del loro valore di esseri umani, questi uomini e queste donne seppelliscono i loro morti quasi ogni giorno ma vogliono tornare alle loro case. Anche se di esse non rimane che un mucchio di polvere, anche se manca qualsiasi condizione per condurre una vita minimamente civile. Questa è la nostra terra, ogni volta ricominceremo daccapo. Dovrete ucciderci a milioni e non più a decine di migliaia.

    Secondo una celeberrima definizione la Nazione è un plebiscito di tutti i giorni. La Nazione palestinese, ad onta delle sue divisioni, dei suoi opportunisti e delle sue miserie, esiste.

    Confrontiamola ora con quella dei nostri ‘Patrioti’ del ‘Giardino delle Delizie’, tutti inno, bandiera, mano sul cuore e spese militari …

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