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La vittoria di Gaza

Sfilata militare, ieri a Gaza, delle forze Qassam e delle brigate Jihad. Tutta l’area è ricoperta da relitti di carri e blindati israeliani, come i relitti della Wehrmacht a Stalingrado.

Gaza, un piccolissimo posto senza difese aeree, senza rifornimenti, con tutte le strutture sanitarie distrutte non ha mai smesso di combattere! Mai, mai, mai! Esattamente come il Vietnam.

Tutto l’occidente contro Gaza, con un ponte aereo militare continuo degli USA verso Israele. Eppure Gaza ha vinto!

Dopo la firma degli accordi di Doha di 8 mesi fa, Hamas ha detto che “o si accettano quegli accordi o niente“. E Israele era per il “niente”, così continuava l’opera di genocidio. E Hamas rispondeva che Israele sarebbe entrato in una crisi irreversibile anche con gli USA. E così è stato.

Gli accordi attuali sono quelli di Doha di 13 mesi fa, con pochissime modificazioni, come il fatto che Israele deve liberare 1.800 prigionieri palestinesi, molti di più di quanto fu pattuito a Doha.

Inoltre Israele deve evacuare tutto il territorio di Gaza e ha dovuto rinunciare alla richiesta di disarmare Hamas. L’amministrazione civile rimane in mano a Hamas…

Nel frattempo, l’esercito israeliano è completamente in crisi con oltre il 33% dei riservisti che non si presenta quando richiamati e decine e decine di migliaia di mutilati. Verrà fuori che i caduti, dai 1.800 ufficialmente ammessi adesso, saliranno di tre o 4 volte. Perdite che Israele non poteva permettersi.

Inoltre, circa un milione di persone con la doppia cittadinanza ha lasciato il paese. La maggioranza appartiene a quel 15% cruciale di popolazione che lavora nello high-tech e che sostiene sia le relazioni economiche con l’estero che il complesso militare.

Non ritorneranno.

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1 Commento


  • Eros Barone

    Come è noto, il ‘peccato originale’ dello Stato di Israele è il suo carattere strutturalmente sionista. In altri termini, il fondamentalismo sionista è riuscito ad attuare, giocando la carta della persecuzione antiebraica e della tragedia dell’Olocausto, la progressiva conquista della Palestina dall’interno, in modo tale da accreditare in tutto il mondo (non solo in quello occidentale) l’idea che l’elemento autoctono sia costituito dagli Ebrei e che stranieri siano i Palestinesi. In questa inversione della realtà risiede sia il nucleo della tragedia che ha colpito il popolo palestinese sia la ragione principale delle sue molte sconfitte. Il sionismo si è quindi assicurato, per questa via, un vasto consenso e un sostegno generale da parte dei governi e dell’opinione pubblica europea, così come non è accaduto per alcun’altra impresa coloniale. Ma in un simile ‘lucus a non lucendo’ sta anche l’errore storico commesso dalla classe dirigente israeliana e dalla potente élite ebraica statunitense che ne ha sempre sostenuto le scelte politico-militari. Il popolo palestinese esisteva in Palestina prima della costituzione dello Stato di Israele, continua ad esistere nonostante lo Stato di Israele ed è fermamente deciso a sopravvivere allo Stato di Israele, nonostante le sconfitte, l’oppressione e la distruzione dei suoi figli, dei suoi beni e dei suoi valori. Esso ha saputo usare l’arma della resistenza popolare. Giacché, se nella guerra aerea la superiorità militare e la potenza distruttiva dello Stato sionista è assoluta e schiacciante, nella guerra civile che si è combattuta nelle città, tra le macerie e i tunnel, i rapporti di forza si sono invertiti e la situazione è stata rovesciata dalla resistenza popolare palestinese.

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