Israele è questa roba qui, hai voglia a girarci intorno: nazionalismo, razzismo e fascismo allo stato puro, nessun compromesso, nessuna mediazione, nessuno stato di diritto; apartheid e violenza quotidiana per la minoranza palestinese da parte di una maggioranza arrogante e violenta che calpesta tutti i giorni i diritti di ogni minoranza e che inneggia allo sterminio dei palestinesi (in atto da più di 20 mesi a Gaza) e degli “arabi”.
Le istituzioni “democratiche” israeliane sono ridotte a mero simulacro e si limitano, ormai, soltanto a dare una parvenza buona per riempire le narrazioni piene di declamazioni e di principi astratti ma totalmente avulse da riferimenti alla realtà concreta dei tanti corifei di Israele che si annidano nei talk, nei quotidiani e nei tg (molti sono a libro paga).
L’israeliano medio, poi, è quello che va in visita guidata sul monte che affaccia su Gaza per “godersi” i continui bombardamenti sulla popolazione civile della Striscia con la stessa leggerezza di chi va ad ammirare i fuochi di artificio durante le tante feste patronali della provincia italiana.
In una situazione simile i pochi (per la verità, pochissimi) cittadini israeliani che si oppongono a questo stato di cose; che disertano il servizio militare e che pagano con galera quella scelta in uno stato completamente militarizzato così come quegli attivisti che offrono ogni giorno solidarietà concreta alla popolazione sfidando le botte dei sionisti, dei militari e della polizia, ebbene, tutti costoro meritano infinito rispetto ed ammirazione per il coraggio che mettono in campo.
Ma sono pochi e, perciò stesso, il livello repressivo non si spinge oltre certi limiti. Ma sono certo che se fosse emerso, in questi 20 mesi e più, un largo movimento di massa di cittadini israeliani contro il genocidio che si sta consumando a Gaza, la repressione sarebbe stata capillare, feroce, sistematica, anche contro di loro.
Il video di Karem che ho postato in calce a queste brevi note, che racconta “la marcia delle bandiere” che si svolge ogni anno a Gerusalemme, ci dà uno spaccato estremamente significativo di una società malata, autistica, ormai totalmente alla deriva.
Un documento che demistifica la comoda narrazione dei “sionisti buoni” (alla Gad Lerner o alla Paolo Mieli, per intenderci) che affollano talk, quotidiani e tg, che attribuisce unicamente alla presidenza di Netanyahu le responsabilità sulla terrificante situazione di Gaza e che sembrano evocare un’alternativa di governo, ovvero, un’ipotesi priva di qualsiasi fondamento, almeno nell’immediato.
Si, forse è probabile che, alla fine, il piano di occupazione/annessione totale di Gaza e di deportazione-espulsione dei suoi abitanti annunciato da Netanyahu nei giorni scorsi, alla fine, non passi soprattutto per l’opposizione dei vertici dell’esercito israeliano che conoscono la disastrosa situazione delle truppe israeliane sul campo, costrette a combattere contro una guerriglia che, dopo più di 20 mesi di bombardamenti a tappeto, ha dimostrato di essere ancora sorprendentemente forte, capillare, fortemente motivata e di essere in grado di infliggere significative perdite all’esercito occupante ed usurpatore.
E può darsi pure che ciò possa portare, prima o poi, ad un cambio di governo. Nel caso, si tratterà soltanto di un rimpasto con un ridimensionamento delle destre estreme. E tuttavia, sempre in linea con il progetto storico di una Grande Israele che finalmente potrà far partire i lavori del canale Ben Gurion con il tanto agognato sbocco sul mare di Gaza.
Un progetto lungamente accarezzato e desiderato dagli USA ma anche da tutti quei paesi che non vedono l’ora di abbandonare lo stretto di Hormuz. Forse è questa la vera partita che si sta svolgendo sotto traccia e che vede opposti su due fronti avversi il blocco occidentale e quello euroasiatico.
Ma è un progetto folle e criminale perché si fonda sul genocidio del popolo palestinese di Gaza e, per ciò stesso, va fermato, con ogni mezzo possibile.
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