Nell’area centrale furono eseguite due importanti operazioni: la Danny e la Kedem. L’operazione Danny si tradusse nell’occupazione di Ramla e Lydda, nonché nel consolidamento del controllo sul territorio di Gerusalemme, mentre l’operazione Kedem fallì nel tentativo di occupare la città vecchia di Gerusalemme.
Durante i “dieci giorni”, la brigata Etzioni attaccò i villaggi situati a sud di Gerusalemme a fianco delle brigate Lehi ed Etzel, che avevano già commesso il massacro di Deir Yassin (*) nell’aprile del 1948. Queste forze unite attaccarono e occuparono i villaggi di Beit Mizmil, su cui fu in seguito eretta la colonia di Kiryat Yovel, di Malha, su cui poi fu costruita Minhat Maleh; ed Ein Karem, che in seguito divenne una colonia con lo stesso nome; metà del villaggio di Beit Safafa fu anch’esso assaltato e occupato.
L’operazione Danny, che ebbe luogo tra il 9 e il 17 luglio 1948, fu una delle più significative dei “dieci giorni”, durante la quale caddero sia Lydda il 12, sia Ramla il 13 luglio, come pure i villaggi a sud di Gerusalemme. La caduta di Lydda e Ramla (e le conseguenze di questi eventi) – dove i residenti furono sistematicamente espulsi e impediti dalle forze armate di ritornare nelle loro città e villaggi – hanno costituito uno dei momenti più tragici della guerra per i palestinesi.
Secondo Benny Morris: “alla fine delle operazioni dei dieci giorni, le forze armate israeliane impedirono ai residenti arabi il ritorno nei loro villaggi e città che erano stati occupate espellendo i rifugiati che si erano distribuiti presso la linea del fronte nella speranza di tornare”.
Sui crimini commessi contro i residenti, Benny Morris cita la testimonianza di uno dei soldati dell’unità Gideon che aveva preso parte all’occupazione di Lydda:
“All’ingresso di una delle case occupate c’era una bambina araba. Era in piedi e gridava con gli occhi pieni di terrore. Era tutta lacera, esausta e sanguinante e le avevano certamente sparato. Intorno a lei, a terra, giacevano i corpi dei suoi familiari. Stava ancora tremando. E la morte non li ha salvati dal loro dolore…Loro tutti colpiti… Ed io, ho sparato?… Ma quali sono i pensieri durante una battaglia, nel mezzo dell’occupazione della città… Il nemico è dietro ogni angolo. Ogni essere umano è un nemico. Uccidi! Stermina! Uccidi o ti uccideranno e tu non occuperai la città”…
Lydda fu anche teatro del massacro di Dalmash, durante il quale vennero uccisi decine di palestinesi riuniti nella moschea di Dahmash. Ben-Gurion aveva incaricato Yigal Allon di cacciare i residenti di di Ramla e il 2 luglio Yitzhak Rabin, che lavorava come ufficiale operativo per Allon, emise un ordine scritto per cui gli abitanti di Lydda dovevano essere espulsi rapidamente, indipendentemente dall’età, e dovevano essere indirizzati a Ramallah.
Fu così che cinquantamila residenti di Lydda e Ramla furono espulsi dopo essere stati terrorizzati. E, secondo Benny Morris, i soldati di confine avrebbero sequestrato e rubato di soldi e i gioielli dei residenti. Analogamente, un soldato israeliano ha descritto una colonna di rifugiati in questi termini: “All’inizio [si lasciavano alle spalle] utensili e mobili e alla fine corpi umani di donne e bambini gettati ai lati della strada. Si vedevano anziani seduti all’ombra dei loro carri implorando un po’ d’acqua. Utensili e mobili, poi nulla”.
Mentre i palestinesi scacciati e terrorizzati versavano in una situazione catastrofica, Moshe Dayan descriveva così i propri sentimenti euforici in seguito all’occupazione di Lydda:
“Il suono dei proiettili che abbiamo sparato a Lydda risuonava nell’Adhan. Negli ospedali sono rimasti i feriti più gravi. Ma per quanto riguarda i feriti lievi, sono stati curati e hanno continuato con noi. Il morale era alto e il cuore batteva con orgoglio: abbiamo fottuto Lydda”.
La parola che Dayan usa per descrivere l’occupazione di Lydda è dafaknu, che letteralmente significa “abbiamo schiacciato”, ma nel suo uso comune in ebraico significa “fottuto”; questo di fatto implica un comportamento tirannico, sciovinistico e fallico nei confronti sia della terra che dei suoi abitanti.
Tuttavia, questa espulsione e distruzione, che sarebbe stata denominata Nakba della Palestina, è solo una parte dell’evento; dall’altra parte vi sono la costruzione, lo sviluppo e la collocazione al suo posto del paesaggio sionista.
L’impresa coloniale dei coloni, come ha osservato Patrick Wolfe, è strutturalmente costruita sull’annientamento degli autoctoni in parallelo alla costruzione e allo sviluppo della colonia. Come tale, è un’impresa che si fonda su una sindrome che continua l’opera di distruzione e ricostruzione dall’interno delle rovine, in un ciclo di edificazione, demolizione e riedificazione.
Il celebre giornalista israeliano Ari Shavit ha così descritto questa relazione mortale tra coloni sionisti e indigeni palestinesi in un articolo pubblicato sul New Yorker nel 2013:
“La verità è che il sionismo non poteva tollerare la città araba di Lydda. Sin dall’inizio, c’è stata una sostanziale contraddizione tra il sionismo e Lydda. Se il sionismo fosse dovuto esistere, non sarebbe potuto esistere Lydda. Se esisteva Lydda, non poteva esistere Lydda”.
In questo contesto si potrebbe citare ciò che disse Ben-Gurion riguardo al fatto di impedire ai rifugiati di tornare a Jaffa e di collocare i colonizzatori ebrei al loro posto:
“Io sono convinto che il loro ritorno debba essere impedito […] Noi dobbiamo stabilirci a Giaffa; Giaffa sarà una città ebraica. La guerra è guerra […] Il ritorno degli arabi a Giaffa non significherebbe giustizia, ma stupidità […] Io sostengo il loro non ritorno anche dopo la guerra”.
(“Quando Yaffa incontrò (J)Yaffa”, di Honada Ghanim, in “Olocausto e Nakba. Narrazioni tra storia e trauma”, a cura di Bashir Bashir e Amos Golderg, Edizioni Zikkaron 2023).
* Il 9 aprile 1948, il villaggio di Deir Yassin fu attaccato da miliziani ebraici appartenenti all’Irgun (Etzel) e alla Lehi(Banda Stern), due gruppi paramilitari nazionalisti. L’operazione aveva l’obiettivo militare di conquistare il villaggio e garantirsi il controllo delle vie di comunicazione con Gerusalemme, assediata dalle forze arabe. Dopo la conquista, secondo la maggior parte delle fonti, vennero uccisi tra i 100 e i 120 abitanti, inclusi donne, bambini e anziani. Ci furono anche episodi di brutalità, saccheggi e umiliazioni dei prigionieri. Figura di spicco di l’Irgun fu Menachem Begin. Begin nel 1973 fondò il Likud, il cui attuale capo è Netanyahu.
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paolo
…ed esattamente quello che i nazisti hanno fatto a Varsavia nel 1943…influencers a parte!
Marco Ferri
Honaida Ghanim è una sociologa e antropologa palestinese. Ha pubblicato diversi articoli e studi nei campi della sociologia politica e culturale e degli studi si genere. Dal 2009 è capo redattore del Rapporto strategico del MADAR. Il Rapporto strategico del MADAR è un documento pubblicato ogni anno dal Palestinian Forum for Israeli Studies, conosciuto anche come MADAR (che in arabo significa “Sfera” o “Orbita”). Si tratta di un’analisi approfondita e lungimirante sugli sviluppi principali dello scenario israeliano nel corso dell’anno precedente, con lo scopo di anticipare le tendenze future e valutarne gli effetti sulla causa palestinese.
Sergio
come ho sempre sostenuto il nazifascismo non è stato mai estirparto, ha solo cambiato divisa , simbolo sulla bandiera e vittime. ieri ebrei, rom,oppositori politici, oggi palestinesi.