Gli anni di Netanyahu hanno visto il governo israeliano fortemente impegnato a farsi nuovi amici vendendo loro spyware. Una scommessa che in gran parte ha ripagato. È possibile leggere in tal senso i passi fatti direttamente da Netanyahu e dal capo del Mossad Yossi Cohen per migliorare le relazioni diplomatiche con governi per lo più autocrati.
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L’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, nel 2022, e la reazione e le sanzioni senza precedenti del mondo occidentale indicano che cosa è possibile quando c’è un’unanimità di opinioni contro l’operato di uno Stato nemico. È impensabile che iniziative simili di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni vengano intraprese contro altri Stati con uno scarso rispetto per i diritti umani, dall’Arabia Saudita all’Egitto, a Israele, tutti alleati di Washington e Londra.
I nostri amici possono uccidere e mutilare nella piena impunità.
Israele ha venduto tanti di quei dispositivi per la difesa a tanti di quei paesi che spera di essere al riparo da qualsiasi reazione politica alla sua occupazione senza fine. Gli alleati, ufficiali e non, hanno accordato allo Stato ebraico la protezione di cui ha bisogno per sottrarsi alla censura interazione o a possibili convocazioni davanti alla Corte penale internazionale.
Vendere lo spyware di NSO Group e una miriade di altri dispositivi militari high-tech è il tipo di politica delle armi che assicura alleanze e amicizie, sia da parte di Stati autoritari che da parte di democrazie. Israele si vanta di essere la nazione di cui nessuno può fare a meno.
* Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, Fazi Editore
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