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Blocchiamo tutto per cambiare tutto

Tutto bloccato di nuovo, per la seconda volta in dieci giorni, come promesso.

Il 3 ottobre il secondo sciopero generale ha paralizzato ancora una volta l’Italia per chiedere la rottura del sostegno politico, economico e diplomatico fornito dal governo Meloni allo Stato terrorista d’Israele, portando per le strade più di un milione di lavoratori e solidali.

Il governo ha ricevuto così la seconda mozione di sfiducia operaia e popolare, culminata nell’enorme manifestazione nazionale del 4 ottobre a Roma. Almeno un altro milione di persone in marcia per una futura umanità che si è riconosciuto nella lotta del popolo palestinese, esempio di resistenza per la libertà di autodeterminazione contro l’oppressore.

Un pezzo di società reale che è tornato per le strade come non si vedeva da anni trovando l’energia per respingere la barbarie prodotta da questa società, tra guerre, genocidi, sfruttamento e individualismo di massa.

Un blocco sociale in via di formazione che è tornato a riconoscersi in piazza, a sperimentare la sua forza, a immaginare un futuro ancora non scritto ma che non può avere i contorni disumani imposti dall’imperialismo occidentale e dai suoi indegni rappresentanti.

Quello trascorso è stato un mese di blocchi, mobilitazioni, presidi, strade stracolme per la Palestina lungo tutto lo stivale sull’esempio dei portuali del Calp-Usb, un risveglio clamoroso che ha posto al centro dell’azione quella classe operaia e lavoratrice indispensabile per ogni ipotesi di rottura e di cambiamento di un modello sociale al capolinea.

La rottura degli argini della passività inonda tutto il sistema con una forte richiesta di trasformazione sociale e politica. Il razzismo del governo Meloni, l’europeismo delle deboli opposizioni, le politiche antipopolari dell’Unione Europea e le logiche guerrafondaie della Nato possono offrire oramai solo la guerra allo “straniero”, ai lavoratori e ai poveri, ossia i veri protagonisti di queste storiche giornate di lotta e di dignità.

Continuare a organizzare i protagonisti delle lotte operaie, studentesche, sociali, femminili e ambientaliste per l’affermazione di un’alternativa di classe complessiva crediamo sia il compito oggi dei comunisti e delle comuniste, qui al centro della cittadella imperialista nelle opportunità fornite dal mondo multipolare, contro l’imperialismo e il fascismo riemerso in questa fase del Modo di produzione capitalista.

Nel solco del “Nuevo Mundo” tracciato dall’Internazionale Antifascista a Caracas, al fianco dei popoli del Sud Globale e insieme ai lavoratori e alle lavoratrici che si oppongono al genocidio, alla guerra e al riarmo europeo.

Palestina è libertà! La futura umanità è in marcia per il “nuevo mundo”!

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