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Elezioni. Napoli, non si piega!

Oggi pomeriggio a Napoli la lista alternativa Napoli non si piega conclude la sua campagna elettorale con una assemblea pubblica all’hotel Palazzo Caracciolo. Insieme al candidato sindaco Pino Marziale, interverranno alcuni dei candidati come Alberto Trama, Fulvio Ricci, Polo Fierro, Anna De Biase, Aldo Contiello.

La lista alternativa “Napoli non si piega”è il risultato di un percorso iniziato alcuni mesi fa con un appello sottoscritto da più di cento uomini e donne che ponevano l’esigenza di coprire il vuoto politico a sinistra anche a livello amministrativo. Si sono susseguiti dibattiti pubblici sul lavoro, l’ambiente, la gestione dei beni comuni, l’etica della politica; si sono fatte riunioni nei quartieri, si sono redatti documenti su ogni scadenza di lotta cittadina. In tal modo hanno lavorato insieme organizzazioni politiche della sinistra di alternativa, (quali Sinistra Critica, Rete dei Comunisti, Sinistra Popolare, Verdi Ambiente e Società), attivisti di movimenti sociali, intellettuali, quadri sindacali, semplici cittadini desiderosi di capire ed agire nel proprio ambito sociale.

E’ stato un percorso faticoso, una scommessa certamente difficile, ma finora ha retto bene. L’obiettivo non è certamente quello di governare la città, quanto piuttosto quello di porre le basi per una opposizione vera che al momento è una esigenza improrogabile.

L’opposizione ma quella vera” è infatti lo slogan con cui Napoli non si piega conclude la sua campagna che ha segnato una incursione della sinistra di classe e dei movimenti sociali dentro una scadenza elettorale caratterizzata a sinistra dalla continuità verso i fasti del bassolinismo e a destra dal progetto di smantellamento dei servizi sociali.

Lo smembramento dell’ASL Napoli 1 (“il cancro della Sanità campana” secondo Caldoro), il taglio secco di interi reparti ( la Chirurgia Toracica ed il Pronto Soccorso all’Ascalesi, il materno-infantile all’Annunziata, l’ORl al San Gennaro etc..) fanno parte di un unico piano strategico che è sovrapponibile all’operazione che Fitto portò a termine in Puglia anni fa: sottrarre migliaia di posti letto alla gestione del Sistema sanitario pubblico per creare dei vuoti da regalare alle strutture convenzionate “ ha denunciato in queste settimane Napoli non si piega. Ma il problema, secondo il candidato sindaco Pino Marziale è che “le cause del degrado urbano sono dovute alla storica incapacità e arretratezza della borghesia napoletana, che governa ed ha governato Napoli”. Il recupero del degrado territoriale potrà avvenire solo ed esclusivamente se “si rompono configurazioni o schemi gestionali imperanti, ove negative spirali di potere non permettono una democratica visione unitaria e la risoluzione delle enormi problematiche che abbiamo di fronte”. In questo senso, Napoli non si piega non assolve affatto le amministrazioni di centro-sinistra. “Occorre agire individuando le contraddizioni e risolverle con decisioni giuste e di rilevanza collettiva, come in primis, sciogliere tutte le società di trasformazione o gestione urbana esistenti (“infrapartitiche”), come per esempio Bagnoli Futura, che emunge ogni anno circa 8 milioni di euro solo per il suo mantenimento”. Anche sulla questione dell’emergenza rifiuti non si fanno sconti a nessuno. Napoli non si piega denuncia la “volgare operazione propagandistica del governo e del centrodestra” ma non può tacere sulle “evidenti gravi responsabilità dell’amministrazione comunale uscente la quale, per oltre un decennio, non ha varato un serio ed articolato progetto di Raccolta Differenziata dei rifiuti e non ha costruito impianti di compostaggio e di riciclo”.

A chi invita, ancora una volta, alla sciagurata logica del “meno peggio” o della “riduzione del danno”, in nome del pericolo delle destre che potrebbero insediarsi anche a Palazzo San Giacomo, Napoli non si piega fa notare che “ogni volta che questa strada è stata percorsa ha prodotto danni rilevanti non solo alle prospettive generali di riscatto e di emancipazione sociale, ma non ha portato a risultati concreti per ceti popolari nemmeno sul terreno delle rivendicazioni immediate.

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