Con un provvedimento varato senza consultare il Consiglio Comunale, i Partiti tutti, i membri dell’RSU del Comune, la Commissione Lavoro e nessuna Organizzazione Sindacale il Sindaco di Napoli ha dettato alcuni indirizzi programmatici che – di fatto – istituiscono un nucleo di controllo della forza lavoro (veri e propri 007 invisibili ai più) alle dirette dipendenze del Capo di Gabinetto del Comune il colonnello dei carabinieri Attilio Auricchio.
Utilizzando l’abusata e perniciosa campagna mediatica contro i fannulloni che si anniderebbero nelle pieghe dell’Azienda/Comune il Sindaco, Luigi De Magistris, mette in pratica concretamente la filosofia del Ministro berlusconiano Renato Brunetta e, punta, esplicitamente alla definizione di una totale schedatura e valutazione, in tempo reale, dell’affidabilità, del grado di produttività e del tasso di genuflessione verso l’Azienda dei dipendenti del Comune di Napoli.
Basta leggersi il Decreto Sindacale varato e si potrà notare che sono previste per questo tipo di attività (“audit interno” come vengono definite dal freddo lessico manageriale) una raccolta continua ed ossessiva di informazioni, di verifiche personali e collettive, di accertamenti investigativi sul lavoro svolto e di monitoraggio dell’intera giornata lavorativa dei dipendenti.
Si configura – dunque – un capillare dispositivo normativo autoritario, pesantemente invasivo e destrutturante di ogni principio di democrazia individuale e collettivo.
La demagogia populista e/o autoritaria di De Magistris.
Questo provvedimento di Luigi De Magistris, per il messaggio politico che incarna, non è una delle solite affermazioni sopra le righe come quelle che, spesso, il Sindaco di Napoli ha esternato in questi mesi non preoccupandosi del senso del ridicolo.
L’attuale pesante attacco ai lavoratori del Comune – perché di questo si tratta – nasce all’indomani di una intervista dell’Assessore alle Risorse Strategiche, l’economista Riccardo Realfonzo, il quale ha lanciato l’allarme circa lo stato di dissesto economico del Comune ed ha espresso il suo particolare punto di vista.
Costui ha proposto palesemente la privatizzazione di alcune Aziende Partecipate, l’avvio di un ciclo di esuberi e, soprattutto, l’imposizione di una pura logica d’impresa (sul terreno normativo, del salario e del complesso del sistema dei diritti) in segmenti dell’Amministrazione che costitutivamente si dovrebbero cimentare nella promozione ed erogazione di servizi sociali e pubblici.
L’Assessore Realfonzo, che, evidentemente, ha mandato alla malora il suo noto credo keynesiano, sta delineando un approccio ragioneristico al complesso delle politiche economiche del Comune il quale, sostanzialmente, non si discosta dalla linea di condotta imperante in materia sia alla Regione Campania e sia al Governo nazionale.
In questo contesto, destinato ad aggravarsi dalle conseguenze che deriveranno dai tagli dei trasferimenti economici dal Governo agli Enti Locali, il Sindaco, Luigi De Magistris, in ossequio a quel confuso impasto ideologico su cui sta costruendo la propria immagine pubblica, ha pensato bene di definire un provvedimento che contiene, oltre ai dati afferenti la manomissione normativa della condizione dei lavoratori, un esplicito messaggio culturale che si sintonizza con la vulgata dominante contro i lavoratori pubblici e, in definitiva, contro ciò che ancora permane dell’unità politica e materiale dei soggetti subalterni del mondo del lavoro.
Ma ciò che è ancora più grave sono le modalità – con buona pace di tutte le chiacchiere sulla democrazia partecipativa dispensate a piene mani nella recente campagna elettorale – con cui si è costruito tale Decreto il quale sta incontrando apprezzamenti nel mondo confindustriale, nei media cittadini legati organicamente ai poteri forti dell’economia (vedi il commento entusiasta del direttore del Corriere del Mezzogiorno preoccupato, casomai, che De Magistris possa cedere alle critiche dei sindacati) e in tutti quei settori interessati alla realizzazione di una nuova soglia di comando antisociale sui lavoratori dell’Azienda/Comune.
Colpisce – infatti – in questo provvedimento il piglio bonapartista e totalitarista di De Magistris il quale si candida a cavalcare l’ondata culturale qualunquista contro i lavoratori pubblici accreditando una idea che lo sfascio della macchina comunale napoletana sia responsabilità dei dipendenti del Comune e non la tragica conseguenza di decenni di grassazioni, di speculazioni, di autentiche ruberie che hanno coinvolto, in forme bipartizan, il sistema politico tutto, il mondo imprenditoriale e settori della criminalità organizzata dell’area metropolitana napoletana.
Questa ulteriore vicenda del neo/sindaco di Napoli si aggiunge ai tanti scivoloni compiuti durante i primi 100 giorni della sua vigenza a Palazzo San Giacomo (https://www.contropiano.org/it/archivio-news/documenti/item/3025-i-primi-cento-giorni-di-luigi-bonaparte-de-magistris) e mostra, anche a chi ancora si attarda in una posizione di subalternità politica verso questa Amministrazione, che nella città di Napoli c’è bisogno – per tutelare ed affermare le ragioni sociali dei lavoratori, dei precari e dei movimenti di lotta – di un punto di vista politico ed organizzativo autonomo ed indipendente.
Del resto anche questa nuova questione, dal tipico sapore orwelliano, messa in atto dal Sindaco De Magistris ci indicherà la direzione vera verso cui, sempre più, è indirizzata l’azione della sua compagine governativa della città.
* Rete dei Comunisti (Napoli)
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