Prima di tutto è necessario fare una cronistoria degli ultimi atti e provvedimenti attuati sul fronte dei rifiuti a Roma e Lazio. Il 29 Giugno, il giorno prima della scadenza dell’ennesima proroga della discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa, la Giunta Polverini da un’altra proroga alla chiusura di altri sei mesi: fino al 31 dicembre 2011, ma contemporaneamente indica l’ubicazione della nuova megadiscarica a Pizzo del Prete nel Comune di Fiumicino. Considerando che ci vorranno almeno tre anni di lavori per renderla funzionante, sono proposte in maniera grossolana e meramente documentale, sei località, dove allocare in “discarica temporanea” la mondezza. Subito dopo il Governo di chiara l’emergenza rifiuti e promulga l’ordinanza di commissariamento per la chiusura di Malagrotta nella quale si rileva: 1) la gravità della situazione determinatasi nella gestione dei rifiuti in ragione del prossimo esaurimento delle volumetrie residue della discarica di Malagrotta; 2) è menzionata la lettera di costituzione in mora inviata al governo italiano dalla commissione europea per la gestione del sito di Malagrotta, definita inadeguata e non conforme alla normativa comunitaria di riferimento; 3) la situazione di grave rischio sotto il profilo igienico sanitario, ambientale e in materia di ordine pubblico determinatasi nei territori che ora utilizzano la discarica.
Il 6 Settembre è nominato il commissario nella persona del prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Al quale sono dati quarantacinque giorni di tempo per trovare uno o più siti in grado di accogliere i rifiuti urbani prodotti dai comuni di Roma, Fiumicino, Ciampino e dallo Stato della città del Vaticano, il 55% della produzione totale della regione, per i prossimi tre anni. Alcuni numeri parlano chiaro e fanno capire quali interessi ci sono in campo: solo il comune di Roma “produce” ogni giorno 4.000 tonnellate di rifiuti che rapportati a un anno sfiorano le 1.500 tonnellate che sono il totale che ogni anno è versato nella discarica di Malagrotta. L’avv. Manlio Cerroni, padre/padrone della partita rifiuti, titolare della mega discarica di Malagrotta incassa 375 mln l’anno che moltiplicati per i trent’anni di attività ricettiva di circa 40 mln di tonnellate, arriviamo alla stratosferica cifra di 1.125 mln. Nella Capitale, se consideriamo gli ultimi vent’anni in cui nella Giunta comunale si sono succeduti Rutelli, Veltroni e Alemanno, la raccolta differenziata porta a porta non avendola pianificata in maniera seria e virtuosa, oggi si attesta intorno ad uno scarno 15%, in queste condizioni è un miraggio, la previsione di legge del 65% entro il 2012. Come chiunque può facilmente dedurre, il vero governatore della Regione, di ieri e di oggi è Cerroni, poiché nei fatti propone, indirizza e può sommergere Roma di rifiuti se solo chiudesse per qualche giorno la mega cloaca di Malagrotta. In una lettera inviata alle autorità regionali e in un articolo scritto di suo pugno su Il Sole 24 Ore presenta il suo piano: “Da tempo ho provveduto a individuare e preparare, forte della mia esperienza, soluzioni alternative a Malagrotta, i rifiuti indifferenziati e non (cimiteriali, da spazzamento stradale ecc), che per loro natura richiedono lo smaltimento in discarica, hanno a disposizione ben due siti a Monti dell’Ortaccio e a Pian dell’Olmo”.
Quella di Cerroni è una holding internazionale, con diverse aziende, con una schiera di professionisti che curano i suoi interessi e gli incroci societari. E’ Presidente dell’azienda “Sorain Cecchini” di cui ha il 55%. E ancora, la “Gesenu spa” che gestisce i rifiuti di Perugia, la quale, ha vinto appalti per la raccolta dei rifiuti all’estero e in Italia in diverse regioni: Campania, Sicilia e Sardegna. Malagrotta è in mano a Cerroni, attraverso la società “E.Giovi srl”, il cui titolare è Francesco Rando. Quest’ultimo è stato condannato nel 2008 in primo grado a un anno di arresto e quindici mila euro di sanzione per aver fatto smaltire rifiuti pericolosi nella discarica ed è sotto processo in un altro procedimento per diversi reati ambientali. La “Pontina Ambiente” sempre del Gruppo Cerroni, ad Albano gestisce la discarica e l’impianto di trattamento meccanico biologico. Il Tar ha bocciato la costruzione di un inceneritore in quel territorio, che dovrebbe essere costruito da società mista “Colari” di Cerroni e Ama-Acea. Lo stesso accade a Guidonia, Latina e Viterbo. Nella città dei papi, l’uomo di fiducia in questo caso è l’avvocato “socialista” Bruno Landi, presidente di Federambiente Lazio, amministratore unico della società che gestisce la discarica, la “Ecologia Viterbo srl”, proprietà di Manlio Cerroni. Negli anni ’80 è stato Presidente della regione Lazio, impegnato nella fondazione ‘Riformismo e libertà’, presieduta dal capogruppo alla Camera del Pdl Fabrizio Cicchitto, al quale Landi è molto vicino. Proprio in questi ultimi giorni è stato diffuso lo studio di analisi ambientali, per quanto riguarda aria, terra e acqua, dell’area di Malagrotta. Uno studio dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) rimasto secretato e non reso pubblico dalla Regione, che afferma la presenza di molti elementi inquinanti nelle falde acquifere e nel terreno. Questo vale per tutta la zona di Valle Galeria dove, oltre alla discarica, insistono anche altre decine di impianti industriali, tra cui la più grande raffineria di petrolio del centro-sud e l’inceneritore di rifiuti ospedalieri gestito dall’Ama per tutti gli ospedali del Lazio. Nei giorni scorsi la Procura di Roma, dopo diversi esposti, ha aperto un’indagine per omicidio colposo con lo scopo di fare luce sulla morte di quattro persone, tra il 2008 e il 2010, verificando se i decessi sono causati dalle esalazioni della megadiscarica. Una domanda sorge spontanea: perché la Polverini, visto che ha dichiarato che i dati erano noti, non ha subito reso pubblico lo studio dell’ISPRA, dal quale emerge l’inquinamento delle falde acquifere da metalli pesanti, mercurio e da un’altra sostanza la N-burtilbenzenesolfinammide? Per questo e a maggior ragione, tutte le popolazioni devono essere preoccupate, visto che il piano rifiuti regionale, vuole, di fatto, perseguire la strada della nocività: inceneritori e discariche. Sono sempre di più i cittadini che stanno prendendo consapevolezza e sono disposti a condurre battaglie in difesa dei beni comuni, della salute e dell’ambiente. Diversi Comitati e Coordinamenti autorganizzati, diverse amministrazioni locali, hanno espresso chiaramente la loro volontà con manifestazioni partecipate e di massa ad Albano, Fiumicino, Riano e Quartaccio. Il fine primario è quello di costringere l’amministrazione regionale al confronto in maniera civile e democratica sulla riduzione dei rifiuti e degli imballaggi, sul riuso dei materiali ancora utilizzabili, sulla raccolta porta a porta dei rifiuti obbligatoria in tutti i comuni del Lazio, sul riciclo dei materiali, sui consorzi di recupero obbligatori per legge e sulla realizzazione di impianti di compostaggio per il recupero della frazione umida dei rifiuti. Se si vuole voltare pagina, la soluzione viene dal basso: approvare subito la legge 241 di iniziativa popolare per Rifiuti Zero nel Lazio che ha raccolta 12mila adesioni. Per scongiurare che la chiusura del 31/12/2011 sia un bluff e ci possa essere un possibile ampliamento (per es. nella loc. Testa di Cane) e/o aperture di nuove discariche, il movimento ha protestato compatto il 28/09 presso la sede del Consiglio Regionale a Via della Pisana. Una delegazione di 15 rappresentanti di altrettanti Comitati e delle centinaia di persone che manifestavano, è stata ricevuta dai Capigruppo del Consiglio Regionale. Dopo una estenuante trattativa, in cui la delegazione compatta minacciava di occupare la Regione se non ci fosse stato un impegno scritto di convocazione di un Consiglio Straordinario, è arrivata la conferma da parte di Abruzzese, presidente del consiglio regionale, per il 12 o 13 Ottobre 2011. Il documento d’impegno è stato sottoscritto da tutti i capigruppo dell’opposizione e dal PdL. In quella sede si discuterà di un piano rifiuti non ancora approvato dal consiglio regionale, ma l’emergenza e il commissariamento potrebbe far saltare qualsiasi percorso condiviso. La stessa raccolta differenziata porta a porta contenuta nel piano è messa alla berlina proprio da chi dovrebbe farsi carico di attuarla: l’AMA. Difatti la società comunale, continua imperterrita nel perseguire il suo piano industriale sulla raccolta con gli inutili cassonetti. Per questo il movimento regionale contro le nocività non abbasserà la guardia, accingendosi a praticare una mobilitazione e resistenza permanente, perché le discariche e gli inceneritori nocciono gravemente all’ambiente, alla salute e alle tasche di tutti i cittadini del Lazio e non solo.
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