La città di Pisa, a differenza di altre zone del paese toccate ben più duramente dalla crisi economica, non si distingue per la presenza di una diffusa “devianza” in grado di creare allarme sociale, né esprime ancora una conflittualità organizzata in grado di mettere a repentaglio il controllo del territorio.
Perché allora il Sindaco Filippeschi, sostenuto attivamente da un pervasivo e servile apparato politico e mass-mediatico, continua a sfornare pesanti provvedimenti e incredibili dichiarazioni di guerra contro ogni forma di espressione sociale che sfugga al diktat della “città vetrina” in fase di realizzazione?
La crisi economica bussa sempre più forte alle porte del paese, attraverso la speculazione finanziaria internazionale, i licenziamenti di massa, l’attacco ai residui di Stato Sociale rimasto (Istruzione pubblica, Sanità, Trasporti, Previdenza…), restringendo sempre più i margini di mediazione sociale usati un tempo dagli amministratori di “sinistra” per assorbire e compatibilizzare lo scontento sociale.
In questa situazione la Giunta Filippeschi spiana la strada all’unica economia che ritiene “competitiva” per il futuro dei nostri territori: il porto di lusso a Marina di Pisa, l’Hub militare all’aeroporto Dall’Oro, il canale dei Navicelli utile sia alla Navicelli Spa, sia ai traffici di armi della base USA di Camp Darby, i fondi PIUSS per decorare il centro storico dei bottegai e degli speculatori, le “grandi opere” edilizie nelle immediate periferie della città. Politiche che impongono “economie” sui trasporti e gli asili pubblici, decurtazione delle risorse per i sussidi agli affitti, diminuzione generalizzata delle risorse per le politiche sociali. Di attività culturali neanche a parlarne, dato che si esauriscono nei fuochi d’artificio per S. Ranieri e nelle tasche dell’associazionismo asservito a Palazzo Lanfranchi.
L’ingiustizia sociale di queste scelte salta agli occhi, mettendo a nudo l’essenza di classe di politiche fatte sulla pelle della maggioranza della popolazione.
Nella nostra città, pur in forme ancora frammentate e deboli, si esprime un forte dissenso politico, sociale e culturale contro questa gestione managerial/securitaria della città, dissenso che potrebbe metter in discussione l’attuale gestione del territorio, funzionale ai ben noti “poteri forti”: la speculazione edilizia e commerciale, le lobby universitarie, i consigli di amministrazione delle aziende privatizzate, gli istituti scientifici al servizio dell’industria di guerra, le basi militari nazionali e statunitensi (si legga Camp Darby), solo per citare i prioncipali.
Dario ha pagato sulla sua pelle le conseguenze di una ricetta antica, chiamata “repressione preventiva”, utile ad allontanare i giovani dalle strade, usate oggi per giocare e divertirsi, domani probabilmente per scagliare ben altre energie e rabbia contro chi ci vuol costringere a una vita di precarietà e miseria, per pagare una crisi causata da coloro i quali speculano e rubano tutti i giorni la ricchezza sociale prodotta dal nostro lavoro. La libertà, i diritti, la possibilità di costruire una società emancipata dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo passa per quelle strade. Occorre, con urgenza, riprendersele.
La Rete dei Comunisti – Pisa
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