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“Modello Torino”. La democrazia dei fascisti e dei manganelli

Rispondiamo alla violenza poliziesca e alla gestione di un ordine pubblico che sdogana fascismo e reprime ogni forma di dissenso.
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a episodi, nel capoluogo piemontese, di violenta repressione del dissenso, sdoganamento di neofascisti e delle organizzazioni ad essi legate, e restringimento di ogni spazio possibile di democrazia e manifestazione del dissenso.

Un clima, riconducibile a precise decisioni politiche, che dalle università, con l’ingresso della celere e le manganellate autorizzate dal rettore, fino ad ogni spazio della città, con le cariche del 3 ottobre e di questo 8 dicembre a Porta Nuova, rendono Torino un vero e proprio laboratorio repressivo di quella che è la linea governativa.

Ad ottobre abbiamo visto tutti nei video pubblicati in rete la celere in assetto antisommossa all’interno dei corridoi universitari a manganellare gli studenti, fianco a fianco con i fascisti tanto che era difficile distinguerli.

A dicembre invece, dopo aver fatto per l’ennesima volta la scorta ad un piccolo gruppo di neofascisti che volevano volantinare in università, e dopo che questo gruppo ormai ci aveva rinunciato data la pronta reazione di tutti gli studenti e di alcuni docenti dell’Università, hanno caricato a freddo e per due volte studenti e docenti che erano lì pacificamente a contrastare la propaganda fascista.

Anche l’8 dicembre le forze dell’ordine non hanno esitato a caricare violentemente gli attivisti Notav intenti a prendere il treno per la manifestazione a Susa. La Celere ha sostituito Trenitalia nel controllo dei biglietti provocando numerosi feriti.

In un clima nel quale i gruppi di destra si sentono sempre più legittimati ad intervenire, è nelle loro fila infatti che si sono politicamente formati tanti dei membri dell’attuale governo Meloni, la questura di Torino è sistematicamente coinvolta in ogni azione del FUAN al Campus e sistematicamente gli studenti manganellati sono gli antifascisti, per non parlare della storica repressione contro i NoTav.

Dalle contestazioni alla Meloni del 3 ottobre, in cui la presidente del Consiglio dopo aver lasciato che la Questura malmenasse gli studenti in piazza e dopo aver dichiarato di sentirsi dalla parte giusta della Storia, è stato fatto un salto di qualità in negativo nella gestione dell’ordine pubblico in questa città e non è più possibile ridurre tutto a scontri con i cosiddetti antagonisti.

La Questura di Torino intende fare piazza pulita del dissenso e non si preoccupa nemmeno più di rispettare ordini e procedure dal momento che è pienamente legittimata dalla presidente del Consiglio.

Il 5 dicembre anche due docenti, Alessandra Algostino e Alice Cauduro, sono state manganellate e stanno procedendo con le querele, inoltre un compagno dopo essere stato evidentemente malmenato da alcuni agenti, come evidente nei video, è stato trattenuto senza alcuna ragione all’interno del commissariato. Altri quattro feriti a Porta Nuova l’8 dicembre.

L a gestione dell’ordine pubblico ha superato evidentemente ogni limite, tanto che mette in discussione l’assetto democratico di tutte le istituzioni che dovrebbero essere invece antifasciste ma nei fatti avvallano ogni tentativo di propaganda reazionaria, anche usando gli agenti di polizia come scorta di pochi e nostalgici personaggi. Questo non è compatibile con la democrazia, non è da Stato democratico che sia la Celere a controllare i biglietti in stazione. Questo è inaccettabile e va fermato.

Ci sembra necessario cominciare a costruire un argine che non soltanto si opponga, come stiamo facendo, ad ogni iniziativa del FUAN e dei fascisti in città o nell’università, ma soprattutto richiamare alle proprie responsabilità questo governo che ormai – come da tradizione fascista – al conflitto sociale intende opporre solo il muso duro della forza pubblica e dei suoi manganelli.

Il rettore Geuna, che nel suo mandato ha più volte condannato gli studenti e protetto i fascisti, ma anche la questura di Torino. Su quest’ultima siamo molto critici, siamo stanchi di vedere la nostra città, le nostre università, e la Val di Susa, usati come laboratorio di repressione.

Siamo stanchi di essere sistematicamente malmenati in piazza senza ragione e con una violenza in alcun modo giustificabile. Come tutti possono vedere dai video, i feriti durante le manifestazioni si contano a decine. E se la situazione è pesante in tutta Italia non si può negare che la questura di Torino abbia il pugno più pesante delle altre, e che troppo spesso il livello di violenza non è assolutamente compatibile con quello che chiamano gestione dell’ordine pubblico, ma piuttosto si tratta di repressione violenta e reazionaria di ogni espressione del conflitto, anche con la funzione di proteggere i fascisti.

Ne parleremo il 19 dicembre, alle ore 11.30 al Campus Einaudi con:

Alessandra Algostino – docente ordinaria di giurisprudenza presso UniTo
Giorgio Cremaschi – Potere al popolo
Gianluca Vitale – avvocato Legal team Italia

No Tav Torino e cintura
Volere la Luna

(in aggiornamento)

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1 Commento


  • Andrea Vannini

    quanta nostalgia per volanti rosse e antifascismo militante

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