Non solo chiacchiere e propaganda, dunque. Quanche filo, tra gli “insorti” di Bengasi e Al Qaeda c’è davvero. Non è il Colonnello Ghaddafi a sostenerlo, né i suoi (pochi) amici;ma addiriturail ministro dell’interno francese, Claude Gueant.
Armi da guerra provenienti dal teatro della guerra civile in Libia sono finite nel Sahel, dove sono utilizzate da Al Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi). «Bisogna sapere che, tenuto conto della situazione in Libia, un certo numero di armi hanno lasciato quel territorio e sono finite nelle zone occupate da Al Qaeda per il Maghreb islamico, in particolare nel Mali», ha detto il ministro alla radio Rtl, dicendosi «particolarmente preoccupato» per la sorte dei quattro ostaggi francesi nelle mani dell’Aqmi. Quest’ultima ha nelle sue mani anche un ostaggio italiano, Maria Sandra Mariani, rapita in Algeria il 2 febbraio scorso.
Ieri il ministro degli esteri del Mali, Sumelyu Bubeye Maiga, in un’intervista al quotidiano francese Le Monde ha detto che le autorità del suo Paese hanno «registrato sul territorio un afflusso di armi pesanti rubate dagli arsenali libici». Già a fine marzo il presidente del Ciad, Idriss Deby Itno, in un’intervista al periodico Jeune Afrique aveva affermato che «estremisti di Al Qaeda avevano approfittato dei saccheggi degli arsenali nelle zone controllate dai ribelli (libici) per approvvigionarsi di armi, compresi missili terra-aria, che sono stati contrabbandati nei loro territori» nel deserto del Tenerè.
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