È stato riaperto oggi con regolarità il valico di Rafah, porta d’accesso all’Egitto della Striscia di Gaza, l’enclave palestinese sottoposta all’assedio di Israele lungo gran parte del suo restante perimetro di confine. La riapertura, seguita ad alcuni giorni di chiusura intermittente innescata da divergenze fra le autorità egiziane e quelle di Hamas, è stata confermata dai responsabili del movimento palestinese. Essa sarà garantita sino al pomeriggio e dovrebbe adesso proseguire con continuità quotidiana – eccezion fatta per i venerdì e i festivi – secondo quanto promesso dal governo del Cairo a fine maggio. Annunciato poco più di due settimane fa dalla giunta militare egiziana salita al potere dopo la caduta del regime di Hosni Mubarak, lo sblocco del varco di Rafah era stato accolto con entusiasmo dai palestinesi nella Striscia di Gaza. Nel giro di pochi giorni, tuttavia, erano riprese le recriminazioni e le polemiche da parte palestinese per le persistenti limitazioni imposte dai controlli di sicurezza egiziani. Limitazioni che hanno dapprima imposto un contenimento dei permessi di transito; poi un improvviso stop temporaneo del valico (deciso dall’Egitto alla vigilia delle proteste palestinesi della giornata della Naksa, che commemora l’occupazione israeliana di alcuni territori durante la guerra dei Sei Giorni del 1967); e infine dalla chiusura sine die autoimposta tre giorni fa dallo stesso vertice di Hamas fino a quando le nuove regole d’accesso non fossero state definitivamente chiarite con gli egiziani. Un chiarimento che pare ora essere intervenuto, come ha assicurato Ayub Abu Shaar, responsabile del terminal palestinese di Rafah. «In seguito a un accordo con la parte egiziana – ha sottolineato Shaar – il transito ha ripreso da oggi a funzionare normalmente, sia in entrata sia in uscita». Il problema rimane quello del traffico di merci che rimane ancora bloccato. A Rafah infatti possono transitare le persone ma solo in rarissimi casi i camion con i beni necessari alla ricostruzione di Gaza dopo le devastazioni dei bombardamenti israeliani durante l’operazione Piombo Fuso.
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