Era stata precisa e tranciante l’attivista di Rawa Samia Walid che, intervistata a Radio Città Aperta in occasione d’un suo recente tour italiano, denunciava l’assoluta inaffidabilità delle attuali parlamentari afghane. Donne sì, ma complementari alla parvenza di democrazia che Hamid Karzai spaccia per normalizzazione. La notizia che ha visto lunedì scorso, nel Badakhshan provincia del nord-est, l’arresto del fratello di due parlamentari per traffico di droga può suonare come una conferma. Naturalmente la parentela non è sinonimo di partecipazione a illegalità o crimini, però nel sistema dei clan afghani i rapporti familiari sono funzionali a ruoli ben precisi. E chi come le militanti della Revolutionary Association Women of Afghanistan è impegnato in quel territorio ben conosce le cento maschere con cui violenza, corruzione e illeciti vengono coperti. Purtroppo l’odierno Parlamento afghano è una di queste finzioni. L’Istituzione è esautorata dal ruolo di legittimo rappresentante di un popolo che è da decenni oppresso da invasioni e guerre. Tragica conferma sono state le elezioni dell’autunno scorso – propagandate in pompa magna da Stati Uniti e Unione Europea – che hanno riproposto la nota sequela d’intimidazioni verso i pochi deputati slegati da legami coi Signori della guerra, quindi un crescendo di brogli superiori alle stesse presidenziali che nel 2009 riconfermarono Karzai e risultati assolutamente incerti, giudicati inaffidabili dalla maggior parte degli osservatori internazionali dislocati nei seggi. Per la cronaca Hedayatullah, fratello delle onorevoli Mariam e Fawzia Kufi, è stato arrestato con due complici con un cospicuo carico di oppio. Potrebbe essere rimasto vittima di vendette trasversali praticate dai businessmen del narcotraffico, il più illustre è Ahmed Walid il fratello del presidente. In una conferenza stampa il ministro della lotta al narcotraffico Baaz Mohammad Ahmadi ha fatto sfoggio dei risultati delle operazioni antidroga svolte finora che hanno portato al sequestro di 7 tonnellate di stupefacenti. Il politico ha sottolineato l’impegno del governo nell’orientare gli ufficiali della polizia locale a intensificare i controlli. Il ministro ha anche dichiarato che l’anno scorso 1.100 ettari di terreno erano stati destinati a piantagioni di papavero da oppio, in 60 ettari le coltivazioni vennero sradicate dagli agenti. Quest’anno le piantagioni da papavero individuate sono salite a 3.500 ettari, 55,5 ettari – sostiene il suo dicastero – sono state distrutte.
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