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La Russia apre l’Artico a Exxon

Rosneft gira pagina: dopo il fallito accordo con la britannica Bp, il colosso petrolifero russo ha firmato un accordo per una partnership strategica con l’americana ExxonMobil per l’esplorazione congiunta dei giacimenti artici. Lo ha annunciato oggi a Soci il premier Vladimir Putin dopo un incontro con i vertici della società Usa. Secondo il capo del governo russo, «gli investimenti diretti legati all’intesa ammontano a 200-300 miliardi di dollari ma se consideriamo anche la costruzione delle infrastrutture allora la cifra complessiva può arrivare a 500 miliardi di dollari». L’accordo consentirà inoltre a Rosneft di partecipare ai progetti di ExxonMobil nel Golfo del Messico e in Texas.

Trimestrale record per il colosso del gas Gazprom, la locomotiva dell’economia russa trainata quest’anno dalla ripresa della domanda e dall’aumento del prezzo del metano, in Europa e tra le mura domestiche: +44% l’utile netto, pari a 11,2 miliardi di euro, e +38% il giro d’affari, per un totale di 31,5 miliardi di euro. Un settore quello dell’energia in fibrillazione, come dimostrano anche le novità sulla corsa all’oro nero nel Polo Nord: Rosneft ha stretto un’alleanza con l’americana ExxonMobil proprio sull’esplorazione congiunta dei giacimenti artici.

L’intesa potrebbe generare investimenti per 500 miliardi di dollari. Per quanto riguarda Gazprom, i risultati, superiori alle previsioni degli analisti, preannunciano una nuova annata record nei profitti dopo quella del 2010, quando l’utile netto aveva raggiunto i 23,8 mld di euro facendo dimenticare i cattivi ricordi legati alla crisi internazionale e alla caduta della domanda di gas. Secondo Serghiei Vakhrameev, analista della banca di investimenti Metropol, «si tratta di risultati trimestrali record in tutta la storia di Gazprom». Il traguardo è stato assicurato dall’aumento delle vendite di gas – core business del gigante energetico – del 42% (20,8 mld di euro), grazie ad una crescita della domanda (+40%) per un inverno particolarmente lungo e freddo e anche dei prezzi (+14%) in Europa, il suo mercato più grande.

Ma i prezzi sono saliti anche per i consumatori russi. Già lo scorso giugno l’ad del gruppo Alexiei Miller, durante l’assemblea generale, aveva annunciato che la pagina della crisi era definitivamente voltata e che si intravedevano nuovi orizzonti dopo gli «autentici movimenti tettonici» verificatisi sul mercato energetico: primo tra tutti la catastrofe alla centrale nucleare giapponese di Fukushima, che ha indotto molti Paesi a rivedere il proprio programma nucleare, a partire dalla Germania, primo cliente di Gazprom. Ma anche l’agenzia internazionale per l’energia ha profetizzato recentemente in un suo rapporto una «età dell’ oro» per il gas: per la sua abbondanza, il suo costo e la sua ecosostenibilità. Una previsione che non può essere guastata dall’aumento degli inevitabili costi di investimento.

Intanto, il petrolio non perde il suo potenziale visto che l’americana Exxon e la russa Rosnef hanno dato vita a una partnership strategica per scatenare la cercare nuovi giacimenti sotto i ghiacciai del Polo Nord. A dare l’annuncio dell’accordo è stato il premier Vladimir Putin. Secondo il capo del governo russo, «gli investimenti diretti legati all’intesa ammontano a 200-300 miliardi di dollari ma se consideriamo anche la costruzione delle infrastrutture allora la cifra complessiva può arrivare a 500 miliardi di dollari». Per ora le due società alleate hanno programmato un budget iniziale di 3,2 miliardi di dollari. L’intesa consentirà, inoltre, a Rosneft di partecipare ai progetti di ExxonMobil nel Golfo del Messico e in Texas.

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