Chi guadagna più di 26 rupie al giorno, ovvero circa 40 centesimi di euro, non è considerato «povero» in India secondo una nuovo criterio elaborato da un ente economico governativo. Lo riferisce il Times of India. Fornendo una nuova definizione della soglia della povertà, la Commissione della pianificazione economica ha stabilito che solo i redditi mensili procapite inferiori a 781 rupie (11,8 euro al mese) nelle zone rurali (e 965 rupie, 14,7 euro, nelle città) possono beneficiare dei sussidi governativi. In base a questa classificazione in India ci sono 407 milioni di «poveri». Gli esperti, guidati dal noto economista Montek Ahluwalia, sostengono che una spesa di 5,5 rupie al giorno per cereali, 1.02 per lenticchie, 2.33 per latte, 1,95 per verdure e 1,55 per l’olio è sufficiente per mantenersi sani, mentre il resto va per benzina, cure sanitarie, affitto e vestiti.
La nuova definizione ha sollevato un coro di reazioni da parte delle associazioni umanitarie che l’hanno bollata come «irrealistica» se si si tiene conto dell’inflazione galoppante che nell’ultimo mese ha raggiunto quasi il 10%. Gli attivisti denunciano il tentativo del governo di diminuire artificialmente il numero di poveri per risparmiare sulla spesa sociale. L’ente governativo si è pronunciato in seguito a una richiesta della Corte Suprema indiana che chiedeva di adeguare la soglia di povertà al costo della vita. I criteri per calcolare i poveri in India hanno sollevato sempre molte polemiche in passato. Lo scorso aprile, la Commissione per la pianificazione economica aveva già aumentato la soglia della povertà facendo entrare nella classificazione di ben 100 milioni di nuovi poveri.
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