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Sanzioni all’Iran. Trump esenta l’Italia, ma solo per sei mesi

Mr. Trump è un vero amico dei governi cessi. Ma non troppo. Oggi gli Stati Uniti hanno ufficialmente reintrodotto le sanzioni contro l’Iran, eliminate dopo l’accordo sul nucleare. Scattano immediatamente e penalizzeranno le aziende di qutti i paesi che continueranno a intrattenere rapporti commerciali con Tehran.

Trump ne risparmia soltanto otto, e tra questi l’Italia fascioleghista che tanto vorrebbe ispirarsi a lui (pure Di Maio, oggi, s’è speso un “facciamo come Trump”, riferendosi però alla spesa in deficit per sostenere la crescita).

L’unico altro paese europeo esentato è la Grecia, anche se ha un governo molto più “europeista” ma risulta fondamentale nello schieramento della Nato sul fronte mediorientale. Gli altri paesi esentati come i più importanti importatori di petrolio iraniano: Cina, India, Turchia, Corea del Sud, Taiwan e Giappone. Che nell’insieme costituiscono una quota quasi maggioritaria del Pil globale, specie manifatturiero.

Ma non si tratta di una “esenzione” perenne. Entro sei mesi questi paesi – secondo Trump – dovranno “mettersi in regola”, troncando i contratti in essere con l’Iran.

In ogni caso non è difficile vedere come Trump provi a dividere, in qualche misura, gli interessi europei tra paesi “bistrattati” da Bruxelles – Italia e soprattutto Grecia – e gli altri.

Scontata e ferma la reazione del governo di Tehran: “Siamo in una situazione di guerra. Siamo contro un nemico prepotente e dobbiamo rimanere uniti per vincere”, ha detto il presidente Hassan Rouhani.

Altrettanto ovviamente il governo Netanyahu ha colto l’importanza del gesto, quasi come un via libera ad eventuali attacchi contro il paese degli ayatollah.

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