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Euskadi. Prigionieri Eta per fine guerra e amnistia

Centinaia di detenuti dell’Eta si sono pronunciati per la fine della lotta armata e per una amnistia generale in un documento inviato al quotidiano basco Gara. Nella dichiarazione, sottoscritta secondo la stampa spagnola dalla maggior parte dei 732 militanti dell’Eta in carcere, il ‘Collettivo dei detenuti politici baschì (Eppk) afferma di accettare l’accordo di Guernica, firmato l’anno scorso per iniziativa della sinistra indipendentista basca, che chiede la fine della lotta armata e l’avvio di un ‘processo politicò nei Paesi Baschi. Secondo ‘El Pais’ solo il 10% circa dei detenuti dell’Eta si è dichiarato contrario alla dichiarazione congiunta. Il gruppo armato indipendentista basco ha dichiarato da un anno una tregua unilaterale e permanente e secondo la stampa spagnola potrebbe annunciare, forse già prima delle politiche anticipate del 20 novembre, una rinuncia definitiva alla violenza.

 

da PeaceReporter

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Il comunicato è stato recapitato al quotidiano basco Gara, che domattina lo pubblicherò nella sua versione integrale

Un passo importante, che si avvia a diventare storico. Il collettivo delle prigioniere e prigionieri politici baschi (EPPK) ha recapitato al quotidiano Gara un comuncato in cui dichiara che la maggioranza ha deciso per l’adesione all’accordo di Gernika che unisce sigle partitiche, sociali e sindacali e dell’associazionismo nell’idea di una soluzione democratica e pacifica del conflitto basco.

Il passo che viene compiuto, secondo il comunicato ricevuto dal quotidiano basco, è legato al fatto che il collettivo dei prigionieri e delle prigioniere basche riconosce che l’accordo di Gernika è divenuto il punto di riferimento per la costruzione di uno scenario democratico e che per questo lo appoggiano. I detenuti politici baschi scrivono anche che sono consapevoli che raggiungere uno scenario di questo tipo non sia un obbiettivo qualunque. Ma sono convinti che alla fine sarà possibile e promettono “che faranno di tutto per spingere in avanti il processo democratico, fino alle estreme conseguenze”.

Il comunicato ha preso in contropiede la politica e i media spagnoli che proprio in queste ore iniziavano a insinuare che fra i progionieri politici baschi – che non sono solo militanti o ex militanti di Eta, perché chi viene arrestato per motivi politici può aderire al collettivo – vi fossero le prime crepe che avrebbero portato a una dichiarazione cauta. In realtà il passo che viene dato con la dichiarazione che sarà sul quotidiano gara sabato mattina è fortemente simbolico, carico di sostanza e sicuramente va nella giusta direzione di un strategia in cui il Gruppo internazionale di contatto e tuttel le formazioni basche che si sono unite con l’obbiettivo di chiudere la partita politica e militare continuano a ricordare al governo di Madrid che è il momento di trattare, di dialogare, di rallacciare fili tagliati da troppo tempo.

La risposta di Madrid alle istanze di pace della sinistra basca stanno nella sentenza che ha incarcerato e inabilitato dai pubblici doveri e dei diritti politici alcuni esponenti del movimento basco, fra cui l’ex portavoce di Batasuna Arnaldo Otegi. Dieci anni di carcere che pesano come un macigno – forse per il gabinetto Zapatero è solo una giusta ipoteca – sulla possibilità di avere un leader riconosciuto a livello popolare, capace di imprimere alle formazioni di sinistra basca una vera e propria rivoluzione copernicana, prendendo in maniera protagonista l’iniziativa politica, da sempre nelle mani delle analisi politiche e militari dellorganizzazione armata.

Una buona notizia, che lascia pensare che la strada si stia delinenado con chiarezza. Almeno sul fronte basco. Madrid?

Angelo Miotto

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